27/12/2015

Sesso: in Giappone le vittime sono i minori  

Secondo analisi svolte dall’Unicef nell’ambito del mercato del sesso, circa il 35% della prostituzione nel sud-est asiatico è costituita da adolescenti tra i 12 e i 17 anni.

Il traffico più documentato dei bambini è, infatti, quello che riguarda la rotta che parte dalla Thailandia verso la Birmania, la Cina e il Laos. Dalle Filippine verso la Malesia, dal Nepal verso l’India, dall’India verso il Medio-Oriente, dal Bangladesh verso il Pakistan: vi sono tante rotte molto praticate. Ma è la rotta del Giappone quella più percorsa ed efficiente.

Sono almeno 70.000 le donne e le bambine thailandesi che lavorano nei “locali del sesso” giapponesi. Di queste, 50.000 entrano illegittimamente nel Paese. La rotta verso il Giappone è organizzata e finanziata perfettamente dalla mafia nipponica, conscia del notevole business del mercato dei minori.

Frequenti sono anche i casi di genitori che, per guadagnare soldi facilmente, vendono online foto pornografiche dei propri figli. Il problema sembra essere costituito proprio da internet, infatti il Giappone è il paese con il più alto numero di siti a carattere pedopornografico.

A livello nazionale, la tutela ai minori è offerta dal codice penale, dalla legge sul benessere dell’infanzia e dalla legge sulla prostituzione e la pornografia minorile.

Il Codice penale riporta varie tipologie di crimini riguardanti l’indecenza e lo stupro, tuttavia vi sono dei problemi che impediscono una piena tutela del minore: oltre al fatto che il reato di stupro non viene affatto considerato nei confronti di un maschio e che i crimini di indecenza e di stupro elencati nel codice sono perseguibili solo dietro denuncia, si tende a non classificare come reato un rapporto avuto con un minore tra i 13 e i 18 anni che sia consenziente.

sesso_pornografia_sessualita_infanzia_educazione-sessualeLa legge sul benessere dell’infanzia, oltre a prevedere dei divieti e delle limitazioni nell’impiego dei minori in determinate attività (ad esempio il divieto di sfruttamento per accattonaggio), vieta la pratica di far compiere atti osceni al minore.

Infine, la legislazione nazionale comprende la legge sulla prostituzione e sulla pornografia minorile che si applica a coloro che hanno meno di 18 anni e vieta, oltre alla prostituzione dei minori, anche la produzione e la distribuzione di materiale pedopornografico. Tale legge, per coloro che trasgrediscono, prevede una sanzione pecuniaria che può arrivare fino a un massimo di 3.000.000 yen (20.000 euro circa), oppure 3 anni di reclusione con lavori forzati.

Solamente nel 2014 è stata introdotta una legge che punisce con una multa fino a 8.000 euro o un anno di carcere anche coloro che detengono materiale pedopornografico. Le ragioni di questo ritardo  vengono spesso ricondotte al testo dell’articolo 3 della legge sulla prostituzione e sulla pornografia minorile, che prevede che nell’applicazione di questa legge devono comunque essere presi provvedimenti affinché non si violino impropriamente i diritti dei cittadini.

A livello internazionale, invece, il Giappone ha ratificato la Convenzione fondamentale dell’OIL sulle forme peggiori di lavoro minorile, dove a norma dell’articolo 3 per “forme peggiori di lavoro minorile” si intendono anche l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore a fini di prostituzione, di produzione di materiale pornografico o di spettacoli pornografici.

In secondo luogo, nel 1941, il Giappone ha ratificato la Convenzione sui diritti dell’infanzia, secondo cui, a norma dell’articolo 34, è previsto che gli Stati parte si impegnano a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento e violenza sessuale, a tal fine, gli Stati adottano in particolare ogni adeguata misura a livello nazionale, bilaterale e multilaterale per impedire: che dei fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi a una attività sessuale illegale; che dei fanciulli siano sfruttati a fini di prostituzione o di altre pratiche sessuali illegali; che dei fanciulli siano sfruttati ai fini della produzione di spettacoli o di materiale a carattere pornografico.

Nonostante la legge del 2014 e la ratifica da parte del Giappone di Convenzioni internazionali a tutela del minore, ancora oggi, è considerato legale il possesso, la distribuzione e la produzione di fumetti e cartoni animati (manga e anime) che coinvolgono minori in scene riconducibili nell’ambito della pornografia.

Come viene affermato, ragionare sulle cause che portano all’attuale condizione dei minori, significa prendere atto dei disagi in cui si trova a vivere il minore all’interno di una società in cui le varie componenti educative sono in una fase di profonda crisi.

Oggi i minori sono le vittime più deboli e più esposte alla negazione di questo diritto e pagano così il prezzo più alto della solitudine sociale, in una prospettiva di sviluppo che se non si interviene in modo tempestivo, tende ad orientarsi verso un progressivo e ulteriore impoverimento delle realtà educative migliori della società.

Sara Alessandrini

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