01/05/2018

Siamo tutti nati da una mamma e un papà, anche gli orfani

A proposito della folle decisione dell’asilo nido di Roma, il Chicco di Grano, che ha abolito la festa della mamma e la festa del papà riceviamo tra le tante una lettera che merita d’esser pubblicata.

Come giustamente rileva  in un comunicato l’associazione Articolo 26, l’associazione dell’asilo sostenuta e condivisa dal Municipio VIII della Capitale,  è un fatto gravissimo  e ridicolo «Sostituire la celebrazione di queste due figure con una generica delle ‘famiglie’ sarebbe ridicolo come se, in alternativa alla giornata dei diritti della donna o dei lavoratori si proponessero giornate per i diritti di tutti indistintamente, per non discriminare nessuno»: vogliamo abolire la festa dei lavoratori per non discriminare i disoccupati?

Cara Redazione,

sono una vostra lettrice della prima ora, moglie e mamma felice di tre figli ormai grandi.  Quando avevo un mese di vita, la mia mamma, però,  ebbe un tragico incidente stradale e morì.

Ho vissuto circondata dall’affetto dei miei nonni, zii e cugini e soprattutto di mio padre, e però ero senza la mamma. 

Vi dirò che da bambina questo mi faceva sentire anche un po’ “speciale”: quando tutti festeggiavano la mamma, mi tenevano in alta considerazione perché “poverina”, io non l’avevo. E certamente non ero “contenta” di non avere la mamma, ma  mi sentivo un’eroina! Tutti i miei cari mi raccontavano di lei, mi facevano vedere le foto: era una specie di angelo “tutto mio”, che  “avevo” da qualche parte, anche se non la potevo vedere e toccare come gli altri. Insomma: non ho mai “invidiato” i bambini che avevano la mamma, perché, anche io l’avevo. L’unico momento della vita in cui davvero ne ho sentito profondamente, dolorosamente e consapevolmente  la mancanza è stato quando io a mia volta sono diventata mamma...

Vi racconto tutto questo per dare la mia piccola testimonianza: da bambina orfana non mi sono mai sentita discriminata perché gli altri festeggiavano la mamma!

Il problema è diverso per quei bambini la cui mamma “non esiste e non è mai esistita” perché è “un concetto antropologico” che ha partorito su commissione e poi ha venduto il figlio a due uomini.  Stessa cosa, mutatis mutandis per chi ha un padre venditore di sperma di cui al massimo può cercare i dati nei cataloghi delle banche del seme.

In tal caso non stento a immaginare che i bambini crescano con un bel trauma: non hanno foto da guardare, non hanno storie da ascoltare, non hanno un angelo speciale tutto per loro, da qualche parte.... 

Anzi, come ho letto in diverse testimonianze di adulti cresciuti con coppie omosessuali, i bambini vengono addirtittura colpevolizzati se sentono la mancanza della mamma o del papà. “Come, non sei contento che hai due papà?”: per il piccolo è devastante, perché lui no, non è contento. Lui vuole la mamma, perché da qualche parte una mamma ci deve essere!

Ma purtroppo questi piccolini affidati a coppie dello stesso sesso sono destinati a vivere nella menzogna dei “due papà” o delle “due mamme”. Menzogna magari legalizzata da giudici e parlamenti, ma che menzogna resta. E che non viene cancellata neanche se si abolisce la festa della mamma e la festa del papà. 

Anzi: abolirle vuol dire fare propaganda alla menzogna; vuol dire far credere che la mamma o il papà sono optional non necessari. Invece – lo sappiamo bene – tutti siamo nati da una mamma e da un papà. E tutti abbiamo il diritto di avere la mamma e il papà: anche solo nelle foto o nei racconti di chi ci vuole bene e ci cresce al posto loro. 

Lettera firmata – Roma

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