01/02/2018

Spendiamo la vita per la vita. Una testimonianza

In Italia non nascono più bambini, la vita è disprezzata. Visto il trend degli ultimi anni, solo parzialmente mitigato dalle nascite di bambini figli di stranieri, questa affermazione non rappresenta una novità, se non fosse che nel 2014 il dato registrato è quello peggiore dai tempi dell’Unità d’Italia. Nell’arco dei dodici mesi sono state, infatti, registrate solamente 509 mila nascite, cinquemila in meno rispetto al 2013, mentre i decessi sono stati 597 mila. Il numero medio di figli per donna è pari a 1,39, come nel 2013, mentre l’età media al parto è salita a 31,5 anni.

Riassumendo, dunque, lo scorso anno [il 2014, ndR] la popolazione residente ha registrato un incremento demografico dello 0,4 per mille, il più basso degli ultimi dieci anni. In termini assoluti esso è pari a 26 mila unità in più, per una popolazione totale, al 1° gennaio 2015, di 60 milioni 808 mila residenti.

L’età media della popolazione ha oramai raggiunto i 44,4 anni, così distribuita: il 13,8% fino a 14 anni di età, il 64,4% da 15 a 64 anni e il 21,7% da 65 anni in su. In questa ultima fetta circa 19 mila persone sono ultracentenarie.

Le statistiche Istat non lasciano quindi margini a dubbi interpretativi: se non cambierà qualcosa, il futuro del Bel Paese non si prospetta roseo.

In tal senso la politica dovrebbe cominciare a interrogarsi seriamente su come dare ai giovani i mezzi e il contesto necessari per aiutarli a riacquistare fiducia in se stessi e nella società, tanto da incentivarli a ‘correre il rischio’ di fare famiglia e mettere al mondo dei figli. Perché in realtà nei giovani questo desiderio è ancora vivo: una recente ricerca condotta dall’Istituto Toniolo ha acclarato che il 70% di essi considera la famiglia un pilastro essenziale della propria vita e che ben il 94% desidera costituire una famiglia e avere dei figli. Un altro studio dello stesso Istituto – condotto in collaborazione con diversi docenti dell’Università Cattolica su un campione di circa 9.000 giovani tra i 18 e i 29 anni – ha accertato inoltre che circa il 58% del campione (con una lieve differenza percentuale a vantaggio delle donne) desidera avere almeno due figli; un risicato 8% dichiara di volere solamente un figlio, mentre un buon 15% si spinge ad affermare che ne vorrebbe tre.

Questi dati, che infondono speranza, si accompagnano però a un dato che non va sottovalutato: i giovani, anche una volta che hanno dato vita a una propria famiglia e dato alla luce dei figli, tendono a rimanere legati al nucleo familiare d’origine: per motivi economici (il 90,38% richiede ai genitori un aiuto economico occasionale, mentre il 54,51% riceve un’integrazione fissa al proprio reddito), per accudire ai figli (93,23%), ma anche nello svolgimento delle faccende domestiche (55,26%).

Una famiglia aperta alla vita

Insomma, viviamo in un frangente storico di grande difficoltà. In tale contesto vi sono tuttavia anche dei giovani che hanno il coraggio di andare controcorrente, dando vita a famiglie numerose.
Marcello ed Emanuela, genitori di sette figli, sono una testimonianza vivente che ‘sfidare la crisi’ è possibile e, anzi, è fonte d’immensa gioia.

Come mai avete deciso di formare una famiglia numerosa?

Vi destabilizziamo subito: è la famiglia numerosa che ha scelto noi.
All’inizio di tutto c’è stato un incontro, una corrispondenza d’amore, un’attrazione profonda, non da ultimo fisica. Dopo un percorso anche un po’ accidentato abbiamo compreso entrambi che lo snodo fondamentale non poteva che essere il matrimonio. Per noi il matrimonio cristiano. Un’esperienza di offerta reciproca che ci chiedeva tutto, senza riserve, fondata non solo sul sentimento, ma soprattutto sulla volontà, sulla decisione di spendersi liberamente in un impegno grande, definitivo e irrevocabile ma anche consolante perché innestato in un amore che sovrabbonda il nostro.
Ci siamo sposati giovani, rispettivamente a 26 e 22 anni. Dopo quattro anni di matrimonio avevamo già tre figli: Elia, Sara e Giacomo, che oggi hanno 18, 17 e 15 anni. Dopo una ‘pausa’ di quattro anni sono arrivate due gemelline: Anna ed Emma, che oggi hanno quasi 11 anni. Questo è stato un passaggio incredibile: la doppia gravidanza, totalmente inaspettata, ci ha chiamato a maturare una nuova fiduciosa apertura alla vita che bussava. E così anche dopo, con l’arrivo di un altro maschio, Tommaso, e della più piccola di casa, Veronica, che oggi hanno 6 e 3 anni.

Per tornare alla domanda, la decisione c’è stata, ma in modo dinamico. Sono stati i figli, arrivando uno per volta – o quasi! –, a farci maturare lungo il cammino. Riempiendoci la vita di gioia, di desiderio di bene, d’incontenibile confusione e, certo, anche di tanta fatica. Abbiamo scoperto un passo per volta che andare controcorrente ha reso ancora più entusiasmante la nostra storia.
Non abbiamo stabilito come ‘ragionieri’ un numero di figli prefissato, ma neppure ci siamo messi a figliare così all’impazzata, indiscriminatamente, senza fare discernimento, senza interrogarci sul bene della nostra famiglia. Abbiamo intrapreso un percorso che ci ha portato, pian piano, dalla tipica ‘mentalità contraccettiva’, così pervasiva e per nulla messa in dubbio, alla scoperta dei metodi naturali, grazie ai quali siamo cresciuti in maturità e accoglienza della verità integrale di noi stessi.

L’obiezione più comune, in chi è contrario ad avere tanti figli, è quella economica. Voi come fate ad arrivare alla fine del mese? Avete stipendi stellari, vi hanno svelato una ricetta segreta...?

In effetti, l’obiezione economica è quella che più ci viene rinfacciata. Si imposta il giudizio a partire da standard di benessere quantomeno dubbi, mentre invece secondo noi tutto dipende da quello che si ritiene veramente essenziale. Noi ci chiediamo costantemente: «Di cosa hanno veramente bisogno i nostri figli?».
Emanuela non lavora, perché si è dedicata con tutta se stessa alla nostra famiglia, con gioia, con grande pazienza e con un amore commovente. Negli anni è diventata una maga dell’economia domestica!
Certamente abbiamo fatto una scelta molto impegnativa, soprattutto in Italia dove lo Stato disattende in modo vergognoso quanto è scritto nella Costituzione, che promette di agevolare con “particolare riguardo” le famiglie numerose.
Di sicuro se ci fossimo fatti prendere troppo dai conti ora non avremmo neppure un figlio. Saremmo ancora lì a tentennare, a tergiversare, a risparmiare per affrontare chissà quale calamità di là da venire, perché in fondo non esiste mai il momento perfetto per fare un figlio. Sembra non esserci mai posto, sembra mancare sempre qualcosa: soldi, spazio, forze, tempo... Naturalmente è doveroso essere responsabili e prudenti, ma lasciando aperta la porta a qualcosa che ci supera. Non possiamo governare tutto ciò che accade secondo i nostri progetti.

Cosa rispondete a chi vi apostrofa con la classica domanda: “Ma sono tutti vostri?”

In quasi vent’anni di matrimonio ci è successo di tutto: tanto sdegno e giudizi, ovviamente non richiesti e forniti a bruciapelo, ma anche tanti sorrisi, tanta generosità, tanti incoraggiamenti e anche un certo senso di gratitudine.
La frase più gettonata in assoluto, usata a profusione, è l’originalissima: “Ma a casa non avete la televisione?”. Oppure, già al terzo figlio e senza nessun tipo di confidenza pregressa, arrivavano reprimende morali del tipo: “Adesso basta, vero?”.

Un’altra domanda che scatta quando c’è un minimo di frequentazione in più è questa: “Ma sono tutti voluti?”. A noi piace rispondere: “Se ci sono, visto che oggi si possono orribilmente eliminare – e guai a contestare questo ‘diritto’! – significa che sono voluti!”.
Così come è voluto il fatto che oltre ai nostri figli spesso teniamo anche nipoti e amichetti: più si dona amore, più la vita si riempie. Questa è la nostra vocazione. Siamo persone normalissime; semplicemente abbiamo acconsentito alla vita di allargarci il cuore!

Con tanti figli aumentano anche le difficoltà nel gestire la quotidianità e le preoccupazioni. Come riuscite ad affrontare tutto?

Un passo per volta, giorno dopo giorno, cercando di vivere nel presente senza affannarci inutilmente per un futuro che non sta tutto nelle nostre mani. Spesso le giornate cambiano piega dalla sera alla mattina e tanti scogli che sembravano insormontabili, ce li ritroviamo stupefatti alle spalle.

Non di rado ci capita di incontrare coppie con un solo figlio che sono prostrate dall’ansia, costantemente agitate e in apprensione sul da farsi. Per noi i figli sono un dono grande, ne sentiamo tutta la responsabilità, ma non ci appartengono, ci sono stati affidati. In una famiglia numerosa si hanno pochi attimi per intervenire e prendere posizione quando i figli tendono all’anarchia ribelle. Questo ha affinato in noi un approccio, in apparenza forse spiccio e brutale, con il quale affidiamo compiti diversi ai nostri figli a seconda dell’età, e che ci aiuta a risolvere sul nascere quella tendenza all’egocentrismo capriccioso e indolente tipica di ogni uomo.
Tutti noi, se siamo diventati adulti e padroni di noi stessi, capaci di amare e provvedere alle persone che ci stanno vicine, dobbiamo ringraziare chi si è caricato di questo lavoro che si chiama ‘educazione’.

Come vivono i vostri figli il far parte di una famiglia numerosa?

Occupandosi sempre uno dell’altro e facendolo con naturalezza; condividendo quello che hanno tra di loro, non solamente cose materiali ma anche gli affanni adolescenziali; chiacchierando e consigliandosi fino a notte fonda... e anche litigando a non finire per stupidate inenarrabili.
Recentemente Giacomo, il nostro terzo figlio quindicenne, ha cominciato a provocarci sulla nostra scelta di avere più figli delle famiglie ‘normali’, in questo modo: “Se aveste fatto solo tre figli (furbo!), potremmo avere oggi più opportunità come famiglia: più soldi, più vacanze, più tutto”. E noi abbiamo risposto: “Certo, Giacomo, avremmo potuto farne solo uno o al massimo due, come le famiglie ‘normali’ di oggi e TU non ci saresti!”. Silenzio.

Al di là di questo episodio, i nostri figli sono piuttosto sereni e, abituati come sono alla compagnia abbondante, appena per qualche ora manca qualcuno in casa, subito chiedono: “Dove sono gli altri?. Sono così ‘addestrati’ all’interazione reciproca, a passare il tempo insieme, a sgomitare per trovare il loro spazio, che quando sono fuori di casa sono già pronti ad affrontare la fatica e la bellezza delle relazioni senza troppe pretese di protagonismo.

Infine, un’ultima domanda. In un periodo in cui l’Europa, il Giappone e altri Paesi stanno letteralmente morendo a causa della denatalità, cosa vi sentite di dire alle giovani famiglie? Perché vale la pena fare tanti figli?

Diremo loro queste parole, adatte anche per chi non vive la Fede: “Giovani innamorati, lasciatevi interrogare almeno dal vostro cuore – inteso come nucleo profondo della persona tutta e non come riduttivo simbolo di sentimento, che è sempre ondivago – e abbiate il coraggio di rispondere all’amore, quello vero, che chiede tutto!”.

La vita donata genera altra vita. E questo è lo specifico dell’unione tra maschio e femmina, differenti ma reciproci, complementari. Il matrimonio è una chiamata a uscire da se stessi, a perdere la propria vita per ritrovarsela moltiplicata. Trattenerla non fa che avvizzirci. Non è una metafora e nemmeno un’esperienza circoscritta alla coppia. È tutta la società che rinsecchisce. Non esiste un numero di figli in qualche modo da imporre... ma permetteteci di dire che i figli crescono meglio con qualche fratello, crescono più forti, più ‘vaccinati’ e pronti ad affrontare il mondo. Il figlio unico può ritrovarsi molto più facilmente alle soglie dell’età adulta ancora convinto di essere il “centro dell’universo”.

Certo un figlio, anche uno solo, cambia la vita per sempre: saremo per sempre padri e madri, non si torna indietro. Non facciamoci fregare da questo pensiero debolissimo, come un liquido in cui siamo immersi, che disprezza qualsiasi decisione ferma, qualsiasi gesto di offerta totale di sé. Ci ritroviamo la vita tra le mani, senza averla richiesta, e nel momento in cui decidiamo di accoglierla, dobbiamo decidere cosa farne. Ci sono solo due opzioni: trattenerla per sé, o spenderla per qualcuno. Noi abbiamo scelto questa seconda via e non ne siamo rimasti fregati, anzi! Abbiamo una vita piena, anche di sacrifici e di fatica, ma cento volte più ricca in umanità.

In ogni caso, almeno in Italia, purtroppo non è più un problema di mancanza di famiglie numerose, ma di famiglie con almeno due figli, il minimo per non far crollare tutto il sistema. E quello che è più sconvolgente è che i nostri politici continuano pervicacemente a ignorare l’allarme. Chi si sposa oggi e fa dei figli, anziché essere sostenuto è disincentivato. Basti pensare che se noi ci separassimo avremmo un sacco di vantaggi fiscali. Una follia!
Il problema ha anche risvolti di ingiustizia sociale, per la quale va certamente portata avanti una battaglia, ma se avessimo aspettato che ci venisse incontro lo Stato non avremmo la famiglia che abbiamo. Quindi coraggio, spendiamo la vita per la vita, perché è questo che primariamente le dà senso e che, contemporaneamente, riedifica il futuro anche in termini economici.

Giulia Tanel

Fonte: Articolo apparso su Notizie ProVita di Ottobre 2015, pp. 15-18


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