30/10/2018

#stoputeroinaffitto, Legrottaglie: «Condivido la battaglia. Alla politica dico: siate responsabili»

«Sarà ancora possibile dire mamma e papà?». Questa la nuova campagna di Pro Vita e Generazione Famiglia contro l’utero in affitto. Dopo l’affissione di manifesti raffiguranti un bambino nel carrello di un supermercato guidato da due uomini identificati rispettivamente come “genitore 1” e “genitore 2”, e lo slogan “due uomini non fanno una madre, #stoputeroinaffitto”, ora si riparte con le vele su cui sono raffigurati tutti i protagonisti coinvolti a vario titolo nella filiera della maternità surrogata. Compare il venditore di seme, la venditrice di ovuli, la madre surrogata che affitta l’utero, i compratori, e infine il “prodotto finito”, ossia il bambino. Pro Vita e Generazione Famiglia tornano a sollecitare così l’attenzione dell’opinione pubblica sui gravi rischi provocati dall’utero in affitto, primo fra tutti quello di perdere definitivamente di vista i diritti del bambino ad avere genitori certi. E anche stavolta, come già avvenuto con i manifesti choc (fatti rimuovere a Roma dal sindaco Virginia Raggi perché ritenuti omofobi) la campagna ha raccolto diverse adesioni.

Su tutte quella del noto calciatore Nicola Legrottaglie, ex difensore della Juventus e del Milan, oltre che della Nazionale, e allenatore di calcio. Persona da sempre impegnata in difesa dei temi etici e soprattutto del diritto del bambino ad avere la mamma e il papà. Diritto messo in discussione da una pratica, illegale in Italia, ma che viene sistematicamente praticata rivolgendosi all’estero e aggirata spesso da sentenze “estemporanee” della Giustizia.

Perché il problema dell’utero in affitto la coinvolge così profondamente? Cosa l’ha fatta avvicinare a questo problema?

«Sono sensibile a tutto ciò che rientra nei principi cristiani e rispecchia la parola di Dio. Io non credo a qualcosa di mio, ma a ciò che ci ha insegnato Cristo. Questa per me è la verità assoluta. Sono quindi favorevole a tutte quelle battaglie condotte per difendere i valori della vita che rientrano nel grande progetto della creazione voluto da Dio».

Condivide la campagna di Pro Vita e Generazione Famiglia volta ad affermare, con l’affissione di manifesti ad effetto e immagini molto forti,  il principio che il bambino non è un prodotto?

«Condivido sicuramente, senza dimenticare che i genitori hanno poi il compito di educare i figli, pur non avendo alcun diritto di obbligarli a credere in ciò che vogliono loro. Oggi purtroppo viviamo in un mondo in cui altri vorrebbero invece costringerci a pensarla tutti allo stesso modo. Nessuno ha il diritto di dire a un bambino che avere due papà o due mamme è come avere i genitori. Questo non è accettabile dal mio punto di vista. Bisogna quindi essere attivi all’interno di questa competizione fra punti di vista diversi e opposti senza farsi intimorire, perché se su un ring uno dei due sfidanti si ritira, l’altro ha vinto automaticamente. Per questo non possiamo e non dobbiamo arrenderci. Se crediamo in certi principi e valori, dobbiamo restare sul ring e gridarlo con forza. Non dobbiamo permettere agli altri di imporre ciò che per loro è giusto».

Le è mai capitato di essere censurato per aver sostenuto queste posizioni? Perché non si è fermato?

«Quando mi sono espresso su certe questioni, come appunto l’utero in affitto, ma anche l’ideologia gender o l’omosessualità, ci sono state persone che si sono scagliate contro di me. Spesso alcuni,  pur essendo ignoranti in materia, cercano di screditarci senza conoscere o avere in mano spiegazioni in grado di confermare ciò che credono. Penso che l’ignoranza sia davvero la malattia del secolo. Oggi c’è chi per convenienza vuole pensarla in una certa maniera ed è quindi pronto anche a censurare chi sostiene l’esatto contrario per paura di non reggere il confronto basato su dati ed evidenze certe. Alla fine però siamo noi a passare per omofobi, per quelli che non vogliono il bene degli altri, quando in realtà stiamo soltanto esprimendo il nostro legittimo pensiero. L’utero in affitto poi è vietato dalla legge, ma paradossalmente non possiamo neanche criticare ciò che è illegale. Come se ad essere fuori dalla legalità fossimo noi, non gli altri. Purtroppo il mondo cammina a rovescio. Il problema è che la gente non capisce che fare certe cose che vanno contro determinate regole già sancite da Dio, porta a conseguenze negative».

Alla politica cosa si sente di dire? Quale messaggio intende lanciare?

«Alle persone che ci governano e fanno leggi consiglierei di essere responsabili e di prendere piena consapevolezza dell’importanza che vengono ad avere sulla vita delle persone con i loro comportamenti. Essendo esseri umani e quindi suscettibili di errore, suggerirei a chiunque di affidarsi nelle decisioni a Colui che ne sa più di noi nello stabilire ciò che è buono e ciò che non lo è. Se seguissimo gli insegnamenti di Dio, non avremmo tanti problemi di carattere sociale ed economico con i quali invece siamo costretti a fare i conti proprio perché molte leggi sono state concepite contro il piano di Dio sulla creazione. Quindi ai politici dico di prestare molta attenzione alle insidie e alle trappole che possono nascondersi dietro provvedimenti come quelli che rischiano di incentivare l’utero in affitto o gli attacchi alla vita umana. Le conseguenze nefaste di certe scelte le pagheremo nel futuro».

Americo Mascarucci

                                                                                                

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