15/12/2013

Superamento del concetto di “figlio naturale”: cavallo di Troia per i gender?

Questa settimana il Consiglio dei Ministri ha dato il proprio via libera al decreto legislativo in materia di equiparazione giuridica dei figli legittimi e naturali: che sia nato in costanza o meno di matrimonio, un figlio è tale. Punto.

Concetto che, di suo, è più che giusto: certamente le eventuali “colpe” dei genitori non possono ricadere sui nascituri ed influenzarne la vita. Un uomo, per esempio, che tradendo la moglie concepisce un figlio con un’altra donna sta tenendo un comportamento amorale ma il bambino in arrivo non ne porta alcuna responsabilità.

Più che legittimo, quindi, prevedere l’integrità del fascio di diritti e doveri che tutelano un figlio a prescindere dalle circostanze in cui esso è venuto al mondo.

Si deve però stare molto attenti a non superare la soglia che vi è tra garantire un diritto soggettivo rispetto all’individuazione di un modello alternativo di famiglia. In altre parole: un conto è il dovere dell’ordinamento giuridico di tutelare un proprio cittadino senza che esso venga influenzato dal legame che univa i genitori, altro è che lo Stato vada ad utilizzare questo strumento, che dovrebbe nascere come emergenziale, per legittimare la strutturazione di una rete di rapporti concorrenti con l’unicità della famiglia.

Troppo spesso assistiamo alla strumentalizzazione di giuste battaglie da parte dei promotori della cultura gender per giungere ai loro disastrosi scopi.

Redazione

 

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