09/06/2017

Todi per la Famiglia, una lista civica coraggiosa

Ci ha contattato Christian Cinti, coordinatore della lista civica Todi per la Famiglia (nella foto il gruppo dei candidati).

Come per tutti coloro che si dichiarano forte e chiaro pro vita e pro famiglia, offriamo anche a lui spazio sul nostro portale, porgendogli alcune domande.

  • Da quanto è in politica? Qual è stata la sua formazione?

«Non ho mai fatto politica attivamente, seppure per questioni lavorative (sono giornalista professionista) ho sempre seguito e approfondito le vicende politiche dell’Umbria e di tutte le sue istituzioni. Questa con “Todi per la famiglia”, la lista civica di cui sono coordinatore, è perciò la prima esperienza che faccio sul campo. Ed è così anche per la quasi totalità di padri, madri, figli e nonni che hanno deciso di sperimentare questa avventura. Ritengo però doveroso precisare che ognuno di noi, nella sua vita di tutti i giorni, fa politica. Attua delle scelte, prende delle decisioni che poi, inevitabilmente, incidono – nel bene e nel male – sull’esistenza delle persone che compongono una comunità. Discorso diverso è quello della politica delle stanze chiuse, delle decisioni non condivise e dei voti “segreti”: quella politica non mi interessa e credo interessi a sempre meno persone».

  • Esistono ancora i “principi non negoziabili”? Lei ci crede?

«Altro che se esistono. E prova ne è il fatto che vengono continuamente messi sotto attacco. Dibattere e polemizzare sul presunto diritto alla morte, tralasciando ogni tipo di iniziativa che tuteli invece il diritto alla vita e ad una vita dignitosa; limitare il sostegno alla famiglia a mere politiche assistenziali anziché promuoverne lo sviluppo; svuotare la scuola della sua principale missione, ossia formare uomini e donne capaci, infilando nei programmi decine di attività e proposte inutili. Tutto questo dimostra che ci sono dei principi non negoziabili. Sui quali, purtroppo, la politica non fa altro che trattare e scendere a compromessi».

  • Esiste un fronte trasversale di politici che ci credono veramente? C’è speranza che si compatti? Perché tante divisioni e tante rivalità tra “amici” di questi valori e non si cerca di fare fronte unito contro i nemici?

«Esiste un fronte trasversale di politici che, per convenienza personale ed in alcuni particolari momenti della vita politica di questo Paese, sventola come un vessillo principi e valori. Ma poi, i provvedimenti che il Parlamento adotta, dicono esattamente il contrario. Le faccio un esempio basato sulla mia esperienza personale. Io sono un padre adottivo e conosco, ritengo in maniera abbastanza approfondita, questo mondo. Periodicamente si torna a parlare di riforma dell’istituto dell’adozione. Solo alla commissione giustizia della Camera giacciono una decina di proposte di riforma. Leggendole, scoprirà che nessuna di queste affronta in maniera seria ed approfondita i problemi che le famiglie che si avvicinano all’adozione incontrano davvero. Sono anni che si parla dei costi dell’adozione, sono anni che si parla dei tempi dell’adozione. Ma questi tasti non vengono toccati. Si preferiscono proposte “bandiera” sull’adozione gay o sulle pastoie burocratiche dell’utero in affitto. Intanto, dal 2011 ci sono oltre 10mila famiglie che aspettano i rimborsi per le spese sostenute. Per ragioni professionali ho seguito la convention che si tenne proprio a Todi nell’ottobre del 2011 e che avrebbe dovuto dare il via libera al ritorno dei cattolici in politica. In quella sede fu l’allora presidente della Cei, cardinale Bagnasco, a stimolare rispetto ad un impegno più attivo e partecipato. Intervenne l’ex ministro Passera, l’ex segretario della Cisl Bonanni, ci fu il supporto di associazioni di categoria, rappresentanti industriali. Ma la balena bianca non è l’araba fenice. E nonostante una condivisione di facciata rispetto a temi etici e valori morali, ci si continua a dividere per convenienza personale, magari per trovare un posto al sole. Per raggiungere questi obiettivi è però necessario negoziare. In qualche modo, il Popolo della famiglia prova ad assumere un impegno simile. Ma è sottoposto ad attacchi feroci».

  • Come potrebbe un Comune attuare in concreto una politica pro vita?

«Nel programma di “Todi per la famiglia” si parla ad esempio del fattore famiglia, ossia uno strumento che calcoli la pressione fiscale e la compartecipazione alla spesa per i servizi (dai rifiuti alla mensa scolastica) non più soltanto in base al reddito, ma tenendo conto di tutta una serie di criteri che aiutino le famiglie con figli o quelle che hanno a che fare con la disabilità o con la presenza di un anziano in casa. Abbiamo poi previsto di promuovere progetti che tutelino chiaramente il diritto alla vita. L’obiettivo è quello di aderire al “Progetto Gemma” del Movimento per la vita (si “adotta” una mamma che decide di non abortire) oppure di sostenere le madri in difficoltà, soprattutto economica, con le “baby box”, vere e proprie valige della vita che garantiscono alle neomamme materiale di supporto per i primi mesi di vita del bambino. Vorremmo anche regole più stringenti contro il gioco d’azzardo visto che in Umbria ci sono 400 famiglie prese in carico dai servizi per le conseguenze del gioco d’azzardo patologico e almeno 10mila persone a rischio ludopatia. Un Comune, dunque, può lanciare dei segnali spendendo al meglio le risorse di cui dispone, ma anche ristrutturando il modo con cui utilizza i fondi per le politiche sociali, che oggi sono per lo più improntate all’assistenzialismo. La famiglia non è una malattia ma la cura per i mali di questa società».

  • Nel vostro programma ci sono, quindi, diversi interventi economici a favore della famiglia. Ma della famiglia o delle famiglie? Dove c’è amore c’è famiglia?

«Le rispondo con le parole che qualche sera fa, durante un incontro pubblico proprio sulle politiche famigliari, ha utilizzato il candidato sindaco da noi sostenuto, Antonino Ruggiano. In estrema sintesi, lui sottolineava – ritengo a ragione – che occorre fare delle scelte. E se ad esempio noi domani ci trovassimo di fronte alla necessità di stilare una graduatoria per l’assegnazione delle case popolari, chi avrebbe un punteggio maggiore? La famiglia dove ci sono mamma, papà e figli o l’unione di due persone dello stesso sesso? Beh, la risposta è stata che la priorità va data alla famiglia composta da mamma, papà e figli. Questo non significa discriminare, ma fare delle scelte, che possono anche essere contestate, ci mancherebbe. Alla politica spetta però il compito di sostenere i progetti più solidi, più efficaci. E per fare una famiglia non basta l’amore: occorre sacrificio, occorre uscire dal proprio egoismo, occorre scegliere di chiudere tutte quelle porte che consentirebbero una via di fuga».

  • Educazione sessuale a scuola? Sì o no? Perché? Ai comuni arrivano comunque tanti progetti in tal senso. E anche progetti per combattere il bullismo e per realizzare la parità di genere: se lei sarà eletto come si rapporterà con tutti questi?

«Anzitutto una precisazione: io ho un ruolo di coordinamento ma non sono candidato e quindi non potrò essere eletto. Allo stesso modo, nel programma abbiamo scritto che, almeno per le scuole elementari e medie, l’amministrazione comunale dirà no alla diffusione delle cosiddette teorie gender. L’articolo 30 della Costituzione dice che “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”. Alla scuola spetta il compito di formarli ed eventualmente di informarli, ma non senza avere prima condiviso con le famiglie contenuti e progetti. La dignità e il rispetto per l’altro – in quanto persona – sono valori assoluti che non si insegnano costringendo i bambini a scambiarsi d’abito, a dipingersi i corpi nudi o a far finta che le differenze non esistano. C’è poi il ruolo, tutt’altro che secondario, delle Istituzioni, alle quali spetta (almeno) il compito di provare ad offrire a tutti le stesse possibilità di crescita, sviluppo e dignità».

Francesca Romana Poleggi


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