17/11/2015

Umanesimo, gnosi, economia: il pensiero di Gotti Tedeschi

A Modena, il 15 ottobre scorso, si è tenuto un interessante convegno intitolato “L’urgenza di un nuovo umanesimo nella società post moderna”.

Riportiamo quasi per intero l’intervento di Ettore Gotti Tedeschi, grazie al resoconto puntuale della dottoressa Pannuti, membro dell’ISCA (International Science and Commonsense Association), organizzatore del convegno.

L’umanesimo di matrice gnostica, nato alla fine del quindicesimo secolo ha imposto il superamento del cristianesimo, proponendo una centralizzazione dell’uomo nell’universo al posto di Dio... Insinuando la sfiducia nei riguardi del Creatore, sconfessando, altresì, la veridicità del libro della Genesi, forza l’uomo a ricostruire su basi ideologiche le leggi che regolano il creato e che caratterizzano la natura dell’uomo e a disconoscere i principi fondamentali affermati nel libro della Genesi. Pertanto, sulla base di tale “ricostruzione” gnostica della realtà, alla creazione dell’uomo come maschio e femmina si contrappone l’autodeterminazione del genere; al comando di Dio, fatto all’uomo, di moltiplicarsi, si oppone la teoria, mai dimostrata, del malthusianesimo. Essa sostiene che, ammesso il presupposto secondo cui la crescita delle risorse sarebbe meno rapida dell’aumento della popolazione, perché il pianeta possa sopravvivere sarebbe inevitabile limitare le nascite.

L’animalismo propugnato da un ecologismo di stampo gnostico, poi, contrasta con l’ordine creaturale che vede l’uomo al vertice degli enti materiali. Pertanto, il nuovo umanesimo, retaggio di quello passato, finirà per fondarsi sul principio secondo cui la miseria materiale, la povertà sono all’origine di quella morale e su una nuova forma di religiosità, di stampo gnostico e panteista, imposta a livello planetario, sotto le mentite spoglie dell’ambientalismo.

Negli ultimi trenta – quarant’anni, l’economia, poi, ha proposto teorie che si sono dimostrate disastrose, inefficaci, perché l’ambito finanziario, quello del profitto, da strumento che è, è stato presentato come un fine. Tale capovolgimento era già stato propugnato, a livello culturale, dal nichilismo, in dipendenza del quale noi perdiamo l’ordine tra fini e strumenti. E lo ha fatto in questo modo, relativizzando ogni verità, così da intimidire l’evangelizzazione e minacciare i singoli e le varie religioni attraverso il terrore di una terza guerra mondiale, che sarebbe provocata dal fondamentalismo cristiano. Già da secoli, infatti, si insiste nel dire che sarebbe la verità a creare divisioni, per cui la pace andrebbe ricercata sulla base della tolleranza di ogni opinione. Di conseguenza, si finisce col combattere il dogma, col pretesto che esso provocherebbe la conflittualità tra le religioni, l’autorità morale e, in terzo luogo, anche la famiglia, in quanto essa avrebbe la pretesa di educare le nuove generazioni secondo principi propri i quali spesso non sono in sintonia con quelli statali, col risultato di suscitare conflitto a livello sociale. Tale relativismo nichilista giunge così al paradosso di combattere il dogma dell’infallibilità, a livello teologico, ma esige, d’altro canto, di fondare ogni affermazione sulla coscienza individuale, la quale diventa, in tal modo, infallibile.

Tutto ciò va di pari passo, a livello sociale, con una concezione materialistico-tecnocratica, secondo cui la povertà sarebbe il primo impegno delle religioni, in luogo della ricerca della santità e della vita eterna. L’ambientalismo, dal canto suo, diverrebbe l’espressione subdola di una concezione eugenetica: il vero problema dell’ambiente, come afferma il prof. Gotti Tedeschi, sarebbe nato, in realtà, proprio dagli ambientalisti, dal momento che sono essi ad aver bloccato la crescita della popolazione, concependo l’uomo come il “cancro del pianeta”, impedendo, in tal modo, l’aumento del PIL dei vari paesi. Appare ormai evidente, infatti, che la vera ricchezza sta nell’uomo capace di produrre. A questo punto, per evitare il collasso totale dell’economia, si è trovata come unica soluzione quella di stimolare la crescita dei consumi. Ecco che la popolazione si è trovata alle strette tra vincoli pesanti alla libertà: da un lato la limitazione delle nascite, dall’altro l’incentivazione parossistica dei consumi.

Si vede, dunque, come un umanesimo che parte da considerazioni materialistiche, tecnocratiche, burocratiche non abbia speranza di riuscita né a livello economico-sociale, né a livello culturale. Anche per realizzare un valido assetto economico, quindi, occorre ristabilire un corretto rapporto tra fini e mezzi, nonché la superiorità dell’aspetto spirituale su quello materiale. Pertanto, appare chiaro come neanche nelle discipline sociali ed economiche si può prescindere dal discorso morale, vale a dire dalla necessità del cambiamento dell’interiorità e dell’agire dell’uomo.

Francesca Pannuti

 

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