28/10/2017

Un uomo “sposa” una bambola... per essere meno “solo”

Quando ho letto la notizia e guardato le foto mi veniva da piangere: può un uomo essere così solo e mal consigliato da non avere una famiglia e degli amici con cui condividere la fatica della solitudine, anziché con una bambola di plastica?

La storia è presto detta: Kirk è un uomo tedesco di quarant’anni. Alle spalle ha due storie d’amore serie, che sono terminate e hanno lasciato in lui un gran senso di vuoto. Ed è così che, superata la metà della vita, Kirk ha deciso di farsi accompagnare da... una bambola in silicone del peso di 50 kg e costata la bellezza di 6.000 euro. Dice di esserne innamorato.

Kirk e Jenny “vivono assieme” e recentemente si sono “sposati” con una cerimonia privata, nella “loro” casa.

L’uomo afferma: «Jenny mi dà sicurezza, non voglio vivere senza di lei. Non posso vivere senza amore, la solitudine mi ha distrutto [...] Con le mie ex ho sempre dovuto lottare per amore, non è il caso di Jenny, ho trovato pace con lei (i più ironici penseranno: «Facile, lei non parla!», ndR). All’inizio abbiamo fatto sesso (sic!) molte volte, come è solito in qualsiasi rapporto, quando sei di nuovo innamorato. Ora questo non è più così importante per noi».

Come non provare una tristezza e una compassione infinite, ascoltando queste frasi? È chiaro che vengono da un uomo profondamente provato dalla vita, immaturo sotto il profilo emozionale e personale, abbandonato da tutti.

Di contro, però, come non domandarsi: dove sono la sua famiglia e le persone che gli vogliono bene? Saranno consenzienti, di fronte alla sua distruzione? Avranno provato a farlo ragionare? 

Ma la rabbia monta più forte vedendo come, per alcuni, tutto questo sia normale: un uomo che vive con una bambola di silicone, che se la porta nel letto, che la veste, con la quale “condivide” la mensa... cos’ha di normale? Niente. Però è il “progresso”. Quindi tutti zitti e supini di fronte all’istupidimento collettivo che rovina tante vite e porta alla perversione e perdizione.

Iniziamo a chiedere perdono, che è meglio.

Teresa Moro 

Fonte, anche per la foto in evidenza: TPI


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