21/02/2016

Unioni civili e adozioni gay: o è “NO”, o è codardia

Occhi innocenti ci guardano... Ma queste unioni civili del ddl Cirinnà a chi interessano? E per quale motivo?

Timeo homophilos et dona ferentes” (“Temo gli omofili anche quando portano doni”). Mutuando da Virgilio potremmo così commentare l’uscita del direttore di gay.it Alessio De Giorgi, secondo cui la maggior parte degli omosessuali non ha interesse all’adozione e si accontenterebbe del riconoscimento delle relazioni omoaffettive attraverso l’istituto delle unioni civili anche senza stepchild adoption.

L’uscita è propizia per chiarificare quella che è sempre stata non solo la posizione del sottoscritto (cosa di nessuna importanza), ma del comitato del Family Day e dell’intero mondo pro-Family: no a qualsiasi riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso.

I diritti della persona sono infatti indipendenti dall’orientamento sessuale, mentre le coppie omosessuali non hanno maggiori diritti delle coppie amicali, dal momento che, l’ho detto in diverse occasioni, ciò che fanno dalla cintola in su possono farlo benissimo due amici, mentre quello che fanno dalla cintola in giù non ha alcuna rilevanza pubblica.

Peraltro, se lo Stato oggi intervenisse su quei comportamenti intimi premiandoli con il riconoscimento pubblico, quello stesso Stato avrebbe posto le premesse perché un domani un opposto orientamento politico potesse intervenire reprimendoli, irrompendo nel privato delle persone e facendo totalmente coincidere morale e legale in opposizione all’insegnamento di S. Tommaso: “E quindi tutti i vizi, dai quali si astengono i virtuosi, non sono proibiti dalla legge umana, ma solo i più gravi, dai quali è possibile che la maggior parte della moltitudine si astenga; e principalmente quelle cose che sono a danno degli altri, senza la proibizione delle quali la società umana non potrebbe conservarsi” (Summa I-II, q. 96).

In effetti gran parte delle persone gay conducono uno stile di vita che in nessun modo può essere ricondotto a quello tranquillizzante della famiglia della porta accanto, con le tendine a quadri in cucina e la torta nel forno, auspicato da Kirk e Madsen per fare superare l’ostilità della società verso il mondo LGBT che abbiamo visto materializzarsi nella martellante campagna mediatica pro-Cirinnà attraverso testimonial tanto ripetitivi, quanto ripetuti.

Tuttavia nessun vero attivista arcobaleno che si rispetti si sentirebbe di rinunciare al sigillo statale attestante la completa normalizzazione dell’omosessualità attuata dal cosiddetto matrimonio ugualitario. E De Giorgi è molto più di un attivista gay appena rispettabile.

Dunque? La proposta suggerisce in realtà, né più né meno, la tattica della rana bollita. Ben presto le unioni civili senza adozione diventeranno, attraverso i giudici europei e nostrani (vi sono già sentenze in questo senso da parte di tribunali per i minori italiani pur in assenza di legge, figuriamoci con la legge), un’unione con l’adozione, prima del figlio biologico del civil-unito e poi anche del bambino estraneo, e dopo di questo, com’è già avvenuto in Inghilterra, l’unione civile con l’adozione sarà trasformata in matrimonio.

Quell’invereconda accozzaglia di parlamentari che, pur sapendo bene dove portano le unioni civili, fanno finta di fare qualcosa di cattolico dichiarando la propria opposizione alla stepchild adoption, sappiamo bene che non vedono l’ora di votare le unioni civili e potere continuare a godere dei benefici della carica e dello stare nella maggioranza di governo.

matrimonio gay_adozioni-gay_ddl-Cirinna_omosessualismo_bambini_genitori_unioni-civili_FamilyDayPare che alcuni resoconti giornalistici riferiscano di qualche vescovo che, senza neppure conoscere il contenuto della legge, avrebbe rilasciato dichiarazioni improntate all’equidistanza tra posizioni descritte – viste entrambe come ideologiche – invitando a trovare un compromesso. Il quoziente di pavidità ed insipienza di simili affermazioni è talmente evidente che non riesco a credere alla loro autenticità. Complice il fatto che durante la diretta TV, nessun microfono fosse puntato sulla piazza del Family Day, può darsi che a qualcuno sia sfuggito il boato di “No” che ha risposto alla domanda: “Volete un compromesso sulla Cirinnà?.

Dunque quando il popolo delle famiglie ha chiesto ad una sola voce il ritiro del ddl Cirinnà senza se e senza ma, lo ha fatto perché ha ben chiaro che un qualsiasi testo che dovesse riconoscere diritti alle coppie dello stesso sesso sarebbe esso stesso un colpo mortale al matrimonio, alle loro famiglie, ai loro figli e alla società intera. Dare appoggio a legislazioni omosessualiste da parte cattolica non ha giustificazione, se non in qualche combinazione di depravazione tra quelle intellettuali, morali, spirituali, o sessuali. Le sirene di questi giorni mi hanno fatto venire alla mente un passaggio del saggio dello scrittore cattolico francese Hernst Hello del 1872 intitolato L’uomo. Vi si dice: “Ogni accomodamento concluso con lui [il male n.d.r.] somiglia neppure al suo trionfo parziale, ma al suo trionfo completo, perché il male non sempre domanda di scacciare il bene, domanda il permesso di coabitare con lui. Un istinto segreto lo avverte che domandando qualche cosa, domanda tutto. Appena non è più odiato, si sente adorato“.

Occhi innocenti di bambini ci guardano perché il loro diritto ad un papà e ad una mamma è oggi difeso da chi ha il coraggio di parlare: si chiamano Gandolfini, Adinolfi, Amato, Brandi, Carbone, Coghe, Di Leo, Di Matteo, Miriano, Pillon, Ruiu, Savarese,  (e mi scuso con le centinaia che dimentico), sono le migliaia che parlano col loro silenzio ed un libro in mano nelle piazze, derisi e insultati. Uomini e donne normali, con le loro pene, i difetti, i limiti e i loro peccati che tuttavia rinunciano alla comodità per abbracciare la verità e danno seguito al grido virile di Santa Caterina da Siena: “Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito“.

A quanti ricercano rispettabilità ed approvazione dal potere manifestando sussiegoso silenzio circa le deliberazioni parlamentari, non ho altre parole di quelle che un ben diverso coraggio ha suscitato in tempi di totalitarismo anticristiano: “Il silenzio di fronte al male è esso stesso un male: Dio non ci riterrà senza colpa. Non parlare è parlare. Non agire è agire“. L’autore è Dietrich Bonhoeffer, morto nel campo di Flossenbürg il 9 aprile 1945. Di qua i perseguitati, di là i persecutori. Potrà anche ammantarsi di saggezza, ma quel che sta nel mezzo è solo pusillanime codardia.

Renzo Puccetti

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