25/01/2017

Utero in affitto e sentenza Paradiso – Ne parla un politico

All’indomani della sentenza Paradiso, emanata dalla Grand Chambre della CEDU, che ha ribadito la legittimità del divieto di utero in affitto (domani approfondiamo la questione con un giurista), abbiamo voluto parlarne con un politico.

L’Onorevole Lorenzo Fontana: nella scorsa legislatura è stato vice presidente della Commissione per la Cultura, l’Istruzione e lo Sport del Parlamento Europeo, dove fa parte del MENL, Movimento per un’Europa delle Nazioni e delle Libertà; in questa legislatura è membro della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e della Delegazione per le relazioni con l’Iraq.

In ogni contesto si è dimostrato concretamente un difensore della vita e della famiglia naturale.

  • Onorevole, anche lei, come noi e come tutte le persone che hanno a cuore la tutela della dignità umana, soprattutto quella delle donne e dei bambini, ha plaudito alla sentenza di Strasburgo sul caso Paradiso, che in qualche modo ha condannato l’utero in affitto. Però essa riguardava due persone che non avevano alcun legame biologico col bambino. Ma se uno dei due avesse dato i propri gameti per realizzare la fecondazione artificiale in vitro?

Nel campo delle nuove tecniche di fecondazione ritengo che siano lecite tutte quelle ‘che rispettano il diritto alla vita e all’integrità fisica di ogni essere umano’, come scrive la Congregazione della Dottrina della Fede nella ‘Dignitas personae‘. In generale ritengo che la nascita di una nuova vita non possa prescindere dal reciproco dono di sé di una madre e di un padre. Ritengo che madre e padre non siano entità astratte, intercambiabili o sostituibili, ma i due generatori di vita unici e imprescindibili. Ogni tecnica che, da questo punto di vista, porta alla ‘surroga’ dei genitori è per me inaccettabile.
Ricordo sempre che Robert Edwards, ideatore della fecondazione in vitro, ammise che con le nuove tecniche si oltrepassava il problema della fertilità per entrare nel campo dell’etica. Per Ewards l’uomo era al comando, io, al contrario, penso che ci sia una volontà sovraordinata che chiede rispetto e impone responsabilità. La storia ci insegna quali orrori sono nati dalla pretesa dell’uomo di sostituirsi a Dio. utero-in-affitto_LaPresse_donne_lesbiche_femministe

  • La ragione naturale ci insegna che un legame di filiazione si può instaurare senza legami biologici (si pensi all’adozione che è legalmente filiazione a tutti gli effetti). E allora non è la stessa cosa dell’utero in affitto?

Viviamo una tensione schizofrenica: da un lato lasciamo che, con la pratica dell’aborto, si sopprimano decine di migliaia di vite ogni anno, dall’altro si chiede alla tecnica di provvedere alle nascite ad ogni costo. La scienza vive il pressing di chi la considera una meta salvifica ed è spesso portata a superare i limiti dell’umano, sondando ciò che umano non è. I termini della tecnica si sono sostituiti alla vita, gli esseri umani non sono più giudicati come un tutto sostanziale, ma come meri donatori. Dietro a un utero surrogato c’è una donna, dietro ai gameti ci sono persone, oltre un embrione c’è un feto, un bambino.
La politica dovrebbe tornare a parlare di adozioni, pratica oggi ostacolata da una costosa babele burocratica, e usare più cautele sulla diffusione di tecniche scientifiche il cui prezzo da pagare, in termini etici, non è sostenibile. Ricordo quanto ha detto il professor Adriano Pessina: “Il liberalismo dell’indifferenza (che è forma dell’antipolitica e dell’anarchia etica) può facilmente essere complice e persino promotore dell’eugenetica”.

  • Per fortuna la sentenza Paradiso dice che gli Stati sono sovrani nel decidere cosa si intende per rapporto giuridico di filiazione. Potremmo dire che non basta un gamete per essere genitore, anche se con la FIV abbiamo separato l’atto unitivo dal momento procreativo? Si può tornare indietro?

Sì, si può tornare indietro, e la sentenza della Cedu può essere un ottimo punto di ripartenza. Se la Corte di Strasburgo ha sancito che una coppia non può riconoscere un figlio come suo se il bimbo è stato generato senza alcun legame biologico con i due aspiranti genitori ci sono le basi per affrontare il tema potendo contare su alcuni punti fermi, almeno giuridici.
Ora sta alla politica, e ai cattolici in politica, non lasciar cadere questo risultato, ma porre il tema all’ordine del giorno con l’obiettivo di realizzare un nuovo e solido impianto legislativo a difesa del minore, dell’integrità della donna e della coppia. Su questi punti non si possono tollerare scorciatoie. Non è in gioco la libertà di scelta, è in gioco la vita.

  •  Secondo la sentenza Paradiso gli Stati hanno tutti i diritti di vietare la pratica dell’utero in affitto e la legge 40 lo fa. Ma come si può evitare che gli Italiani continuino a commettere il reato all’estero senza alcuna conseguenza?

Ciò che mi sorprende è che gli ultimi governi sono stati più attenti a regolamentare il ritorno dei capitali dall’estero che a tutelare – mi si permetta il gioco di parole – il rientro dei ‘figli’ dall’estero.
La prima cosa è la volontà politica. Purtroppo i temi, cosiddetti, etici, vengono spesso rigettati, soprattutto dalle sinistre, perché ritenuti divisivi e, forse, impopolari. Ma chiudere gli occhi è il peggiore dei mali, perché in gioco ci sono i diritti dei bambini. Monitorare chi va all’estero in ‘cerca’ di figli, porre freni alle ‘scappatoie’, non è cosa impossibile. Personalmente voterei oggi stesso contro l’utero in affitto  il “reato di maternità surrogata commesso all’estero”.

Francesca Romana Poleggi


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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

 

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