24/09/2017

Utero in affitto: se a vincere è un “Dolce” buonsenso

Una dittatura ideologica cerca di prendere il sopravvento: scatena la gogna mediatica e il boicottaggio appena uno si dichiara contrario alla produzione artificiale di bambini “in provetta” o all’utero in affitto. Eppure talvolta si può registrare qualche piccola eccezione...

E ora ci toccherà comprare capi Dolce&Gabbana. O, almeno, profumi e cosmetici del marchio, più accessibili per le (povere) tasche italiche. Ci toccherà perché ai boicottaggi insensati si risponde con acquisti razionali e oggi nulla è più razionale che vestirsi e profumarsi e truccarsi D&G. Perché, nel 2015, uno (Domenico Dolce) non può dirsi in disaccordo sulla produzione di bambini su ordinazione che subito i nuovi prometei, che invece del fuoco sottraggono creature al divino, insorgono per additarlo alla gogna pubblica e lanciare boicottaggi per rovinarlo.

In prima fila, Elton John, che ha inventato il tetro boicottaggio; Courtney Love, che ha dichiarato di voler bruciare i suoi vestiti D&GFammi sapere dove e quando: vengo a prenderli», uno dei commenti più assennati sui social); Ricky Martin, che ha invitato gli stilisti ad amare se stessi, per non «spargere così tanto odio». Le nuove sirene, per rimanere nel campo dei paragoni mitologici. Perché provano a farci fracassare sugli scogli dell’irrazionalità, gorgheggiando il polivalente canto “love is love”, per cui tutto è lecito in nome dell’amore, anche se crea degli schiavi (nel caso dell’utero in affitto, i bambini e le mamme).

Domenico Dolce non ci sta: «Non abbiamo inventato mica noi la famiglia. Ne è icona la Sacra Famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici. Utero in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. Ma lei accetterebbe di essere figlia della chimica? Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni» (Panorama, 16 marzo 2015). Se non vivessimo in un’epoca folle, queste parole meriterebbero solo applausi.

Basta essere assidui lettori del portale notizieprovita.it, o aver ascoltato le conferenze nostre, di Amato, o di Adinolfi, in uno dei tanti incontri in giro per l’Italia, per capire le contraddizioni odierne. Abbiamo più volte raccontato le sofferenze neo e post natali del primo bambino di Elton John. E le dichiarazioni dello stesso cantante che sa che ai suoi figli prima o poi si spezzerà il cuore, quando capiranno di non avere una madre. Inventate? No, tratte dalle interviste che lo stesso cantante ha rilasciato.

Anche Domenico Dolce si è proiettato nel futuro, ipotizzando le prossime angosce dei “figli della chimica” che, se possibile, avranno vita ancora più dura dei piccoli nati dalla pratica dell’utero in affitto: «Vai a spiegare a questi bambini chi è la madre», e cioè l’idea delle origini, che è dentro ad ognuno di noi e che in questi bambini si vuole recidere, già prima di essere nati. Ed è sbagliato dire che le origini non interessano: da Chi l’ha visto? a Così vicini e così lontani, i programmi televisivi pullulano di figli che cercano i veri genitori, pure se cresciuti da ottime famiglie adottive. Perché allora i “bambini sintetici” non si dovrebbero porre il problema delle origini?

E mentre Gabbana dice che un figlio lo farebbe subito, Dolce è di parere avverso: «Sono gay, non posso avere un figlio. Credo che non si possa avere tutto dalla vita, se non c’è vuol dire che non ci deve essere. È anche bello privarsi di qualcosa. La vita ha un suo percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia». Composta di padre, madre e figli. E sei figli cresciuti da coppie gay gli hanno espresso solidarietà con una lettera pubblica, invitandolo a non mutare posizione. Eppure non è un fanatico integralista: Langone, su Il Foglio, lo ha definito “omosessualista moderato”. Oggi però anche i moderati hanno vita dura. Come il buon senso, pure se firmato D&G.

Claudia Cirami

Fonte: Notizie ProVita, maggio 2015, p. 7


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