25/05/2017

Vaccino sì, vaccino no, vaccino perché?

I Lettori un po’ più attempati avranno ancora il segno del vaiolo, su un braccio o su una coscia, che conseguiva all’apposito vaccino.

I più giovani non sanno neanche di cosa stiamo parlando, perché il vaiolo – almeno alle nostre latitudini – è una malattia completamente debellata: non si registrano più casi da decenni, grazie al vaccino.

E’ anche vero, però, che i vaccini non sono tutti uguali. Ci sono quelli sperimentali – perciò pericolosi, ci sono quelli inutili: chi non va a fare un safari nell’Africa nera non si sogna nemmeno di vaccinarsi contro la febbre gialla.

E allora cosa pensare sulla questione vaccino sì – vaccino no?

Il buon senso, fino a ieri, diceva di rivolgersi al medico di fiducia, farsi spiegare i pro e i contro e decidere d’accordo con lui quali vaccini fare ai propri bambini. Del resto se il medico raccomanda fortemente qualcosa, una persona normale dovrebbe seguirne i consigli.

Ma oggi tutto cambia.

Il Governo ha decretato che i bambini da 0 a 6 anni, per essere iscritti al nido e alla scuola materna, dovranno aver fatto obbligatoriamente il vaccino per ben 12 malattie, se no niente asilo. Dalle elementari e fino a 16 anni, invece, il diritto allo studio è garantito, ma sono previste multe da 500 euro fino a 7.500 per i genitori che rifiutano il vaccino contro dette malattie, ovvero poliomelite, difterite, tetano, pertosse, epatite b, emofilo b, meningococco b e c,  e varicella.

E così si è formato il partito del “vaccino a tutti i costi, obbligatorio, sempre, in qualsiasi caso“, e il partito del “vaccino mai, neanche morto“: è diventata una posizione ideologica anche questa, anziché pratica di opportunità e di buon senso. I genitori non dovrebbero decidere una cosa del genere in base a quello che dice Google, ma in base – dicevamo – al ragionamento di un pediatra.

Lo Stato, con le sue leggi coattive, dovrebbe starsene fuori dalla vita dei cittadini e dal rapporto genitori – figli, in base al troppo spesso dimenticato principio di sussidiarietà.

Il problema, a nostro avviso, non è “vaccino sì – vaccino no”, per la qualcosa restiamo del parere che non vada cercata la risposta in un codice, ma dal medico. Il problema a nostro avviso sta nel fatto che il vaccino sia imposto coattivamente, a pena di sanzioni.

Questo modo di fare dal piglio autoritario degli ultimi Governi non ci garba davvero.

Sono i genitori responsabili dei figli , o no?

Tra l’altro, gli stessi che plaudono all’obbligo del vaccino sono quelli che vorrebbero l’immediata approvazione della legge sulle DAT (e magari anche l’eutanasia attiva), in nome della libertà e dell’autodeterminazione dell’idividuo: nessuno può essere costretto a mangiare e bere, né a farsi curare. Però il vaccino deve essere obbligatorio?

E poi, col buon senso del “buon padre di famiglia”, ci sorprende l’equiparazione di vaccini “sacrosanti”, come quelli per poliomielite o difterite con quelli davvero “secondari”, come per il morbillo e la varicella, che – per quanto fastidiose – sono malattie che normalmente tutti i bambini prendono senza particolari conseguenze (salvo casi eccezionali).

Qualcosa, davvero, non quadra.

Che dietro ci siano i soliti interessi delle case farmaceutiche è probabile.

Che la strada dell’obbligatorietà di tante vaccinazioni sia una strada del tutto italiana è sicuro: in 15 Paesi europei l’obbligatorietà dei vaccini non esiste: in Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito i medici raccomandano, informano, invitano e la copertura vaccinale è completa e soddisfacente, secondo le autorità sanitarie. In altri 15 Paesi esiste l’obbligo, ma per un vaccino o due, massimo 4 o 5: nessuno ne prevede 12.

Antonio Affinita, direttore generale del Moige (Movimento italiano genitori) è decisamente contrario al decreto legge in questione. Ha detto a Intelligo News che la norma è “in decisa controtendenza con i protocolli europei che, sul tema della prevenzione vaccinale, indicano nell’informazione, raccomandazione, garanzie e coinvolgimento di tutti gli attori, i punti centrali di una politica efficace e concreta. Inoltre è incostituzionale un decreto che, per rispondere ad un picco epidemiologico sul morbillo, inserisce l’obbligo per altri vaccini che non hanno un quadro epidemiologico di necessità ed urgenza, proprio del decreto. Tutto questo – conclude – avviene in aperto contrasto con i consolidati orientamenti provenienti dalle esperienze europee, dove l’obbligo risulta quasi ovunque assente, e dagli organismi sanitari europei, che non suggeriscono l’obbligo vaccinale bensì politiche volte all’informazione, raccomandazione, coinvolgimento, garanzie ed efficienza della rete vaccinale”. ​

 Redazione


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