04/07/2018

Vita e morte: le cure palliative neonatali

Nascono sempre più bambini prematuri, a rischio di “abbandono terapeutico” o di “accanimento terapeutico”: ma anche la loro vita è sacra e anche la loro morte dev’essere dignitosa.

Vita e morte: le cure palliative neonatali

A fronte dei progressi fatti nella ginecologia, la prevalenza delle nascite pre-termine non mostra una tendenza alla riduzione nel tempo, anche per l’emergenza di nuove condizioni: fecondità delle donne in età più avanzata, procreazione artificiale, fenomeni immigratori e trattamenti di malattie materne un tempo ritenute incompatibili con la gestazione. La neonatologia, dal canto suo, grazie alla ricerca scientifica e all’elevata tecnologia, consente la sopravvivenza di neonati di età gestazionale e peso estremamente bassi.

Tuttavia, proprio in questa categoria di neonati, la sopravvivenza può essere gravata da disabilità anche grave. Ne consegue che la neonatologia si trova più di ogni altra disciplina medica di fronte a dilemmi etico-clinici, per il rischio di “abbandono terapeutico” o di “accanimento terapeutico”. Per abbandono terapeutico s’intende «un’azione o un’omissione che di sua natura, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore». Per accanimento terapeutico s’intende l’ostinazione in trattamenti futili – dai quali non si possa cioè ragionevolmente attendere un bene cio per la salute e/o un miglioramento della qualità di vita –, oppure in trattamenti i cui possibili bene ci non sono proporzionati alla gravosità dei mezzi utilizzati, specie quando tali mezzi sono straordinari.

La nostra Costituzione (art. 32) tutela i diritti del bambino che viene al mondo prima del termine, riconoscendogli la necessità dei trattamenti e dell’assistenza come per qualsiasi altra persona in condizioni di rischio; resta tuttavia aperto il problema dell’accanimento terapeutico.

Il Centro di Bioetica e la Neonatologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno elaborato, nel 2007, delle linee guida per la prevenzione dell’accanimento terapeutico, le cui raccomandazioni generali sono:

1) È imperativa la necessità di esaminare caso per caso, tenendo conto del rispetto della persona, della sacralità della vita e della dignità della morte.

2) In ogni scelta assistenziale il criterio di giudizio deve basarsi sulla considerazione dell’adeguatezza medica ed etica dei mezzi e degli interventi, e questo richiede che: a) Il piano assistenziale e gli interventi terapeutici siano “proporzionati” alla situazione oggettiva del paziente (l’efficacia); b) L’entità dell’intervento e la sua gravosità consentano comunque un bene cio per il piccolo paziente sotto l’aspetto umano complessivo (adeguatezza etica).

3) Il piano di assistenza e le scelte terapeutiche devono essere messe in atto ottemperando ai seguenti aspetti: a) Preservare il paziente dal dolore e dalla sofferenza; b) Preservare il paziente da trattamenti inutili, o perfino dannosi, e da trattamenti che, prolungando il processo del morire, violino la dignità stessa della morte come evento connesso con la natura umana; c) Preservare la famiglia da illusorie aspettative che potrebbero produrre ulteriore difficoltà nell’accettazione dell’evento morte del proprio glio e un aggravio di sofferenza.

4) L’evidenza o la possibilità di esiti a distanza di tipo neuro-comportamentale e neuro-sensoriale non possono costituire fattore condizionante l’assistenza e gli interventi terapeutici. Pertanto, il giudizio di accanimento terapeutico non include una disamina sulla qualità della vita, ma solo sulla possibilità di vita.

A supporto della scelta terapeutica più adeguata in particolari condizioni, viene in aiuto sempre la normativa italiana, nella legge 38 del 15 marzo 2010, che tutela il diritto del cittadino alla terapia del dolore e alle cure palliative e che include anche l’età pediatrica e neonatale. Le cure palliative neonatali hanno delle peculiarità dovute al fatto che l’evoluzione scientifica e tecnologica possono modi care le prognosi, la palliazione può riattivare risorse in neonati esageratamente esposti ad assistenza intensiva e che sono andati incontro a esaurimento. Le cure palliative in condizioni di prognosi quoad vitam incerta, in attesa di definizione diagnostica, non costituiscono abbandono terapeutico e quelle in condizioni “limite” per la sopravvivenza possono essere le cure più appropriate, per sostegno e risorsa vitale.

Patrizia Papacci

Fonte: articolo pubblicato sulla rivista Notizie ProVita di maggio 2016, p. 10.

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.