01/01/2016

Vita – In un video, la gioia di dire “Sì”!

Sul sito della onlus Comunione Mariana, abbiamo trovato questo video, che è un SI’ alla vita, e la testimonianza che segue. 

Per cominciare il Nuovo Anno all’insegna della speranza e della gioia vera.

 

La storia di Francesca e dei suoi due angeli

 

Due piccoli angeli sono scesi dal Cielo e hanno portato vita nella nostra vita, sono i nostri tesori in Paradiso, il nostro filo di congiunzione tra il Cielo e la terra.

Il 23 Dicembre 2002 ho saputo che Mattia non sarebbe vissuto: sindrome polimalformativa, incompatibilità assoluta con la vita.
Il dolore fu lacerante, accecante, sarei voluta morire con lui, ma in quel momento il Cielo si è piegato su di noi e capii che comunque doveva nascere.
Il 26 Dicembre Frate Antonio ci spiegò che una vita per quanto breve e per il mondo insignificante e assurda, per Dio è preziosa e lo sarebbe stato anche per noi.
Frate Antonio ci accompagnò durante e dopo la gravidanza, condividendo con noi tutto, persino il parto.
Da quel giorno le mie mani si sono appoggiate sulla pancia, che cresceva sempre più, non solo per accarezzare Mattia, ma anche e sopratutto per difenderlo dalla ragione di parenti e conoscenti che ritenevano opportuno, per il bene nostro e suo, interrompere la gravidanza.
Ogni giorno era un salto nel buio.
Il sostegno non mancava mai, ma la fatica umana nell’accettare quello che non conoscevo era immensa.
Si stava compiendo un progetto enorme, ma non sapendo la fine dovevo solo fidarmi, fidarmi, fidarmi.
Vivevo senza più progetti e sogni, solo un pensiero: accompagnare Mattia in Cielo.
Questa era tutta la mia vita, improvvisamente spogliata del superfluo, con un’ unica meta: il Cielo.
A fine marzo iniziarono i primi dolori, vengo ricoverata a Perugia, dove con alcune flebo bloccano il parto.
Furono giorni molto dolorosi, mi sentivo sola ed incapace di proteggere Mattia da sguardi invadenti.
Anche in ospedale il Signore ci fece incontrare un suo apostolo, un dottore con grande fede che guardava la nostra creatura non con gli occhi, ma con il cuore e trattava Mattia con grande dignità e rispetto.
La sua presenza fu rassicurante.
Il 3 Aprile mi comunicarono le dimissioni che sarebbero avvenute il giorno dopo (il giorno del mio compleanno).
Ma la sera alle 22 si rompono le acque e alle 2 mi portano in sala parto.
“Signora non è facile partorire, se vediamo che non è il caso facciamo un cesareo”.
Avevo Riccardo a destra e Frate Antonio a sinistra.
Il Cielo era tutto lì.
Li sentivo tutti, nella grande sofferenza avevo con me il Paradiso intero.
Vegliavano su di me e attendevano Mattia.
Nacque alle 6,20 del 4 Aprile, mio e suo compleanno.
Non ha pianto e subito lo hanno portato via per la respirazione manuale.
Prima di trasferirlo nel reparto di neonatologia, me lo hanno fatto vedere.
Aveva già ricevuto il battesimo da Frate Antonio.
L’ho benedetto con un segno di croce nel suo petto e ho cercato di fissare il suo corpicino nella mia mente.
Quale grazia mi fu donata... scese su di me una pace immensa, mai provata prima.
Ero anche io in Paradiso assieme al Frate che recitava il Rosario.
Quelle Ave Maria profumavano di eternità ed entravano direttamente nel cuore di Dio.
In quel momento mi sono sentita una missionaria anche io, avevo donato al mondo un piccolo martire che portava con se una ventata di grande amore riservata non solo a noi ma a tutti.
Intanto Mattia entrava in Cielo.
Quel 4 aprile sono nata a vita nuova anche io, la pace che mi ha avvolto non mi ha più lasciata.
Ho passato tanti momenti difficili, partendo dal funerale, il senso di svuotamento, un istinto materno che con dolore ho dovuto soffocare.
Ma quanta grazia... quante consolazioni... quanto amore!

Dopo due anni è arrivata Giulia, dopo tre anni Daniele, dopo 5 anni Anna.
Dopo sette anni Chiara.
Giulia, Daniele, Anna, perfetti, bellissimi, sanissimi.
Il miracolo della vita che si svolge nella sua normalità.

Il sette di aprile scopro che sarebbe arrivata una nuova creatura.
Inizialmente un po’ titubante... poi felice, ce l’ avrei fatta, come al solito.
Iniziano nausee, vomito e con tre bimbi da accudire, è stato molto faticoso.
Il 25 luglio l’ ecografia morfologica.
Ero tranquilla, contenta di aver scelto una data mariana e, non avendo nessuno a cui affidare i bimbi, siamo partiti tutti insieme.
Entro però da sola e inizia l’ esame.
Che emozione vederla per la prima volta!
La sua testina è perfetta, ma il suo femore è corto.
C’è qualcosa che non va, o meglio in un attimo il quadro diventa disastroso e comincio a piangere, piangere, piangere... sindrome polimalformativa, incompatibilità assoluta con la vita.
Tutta la sofferenza provata per Mattia ritornò nel mio cuore.
Ero disperata!
Come potevo rivivere tutto di nuovo!
Come potevo farcela!
Ho chiesto il sesso del bimbo: femmina.
Quanta tenerezza e amore nel guardare la mia bambina, che ai miei occhi sembrava così perfetta!
Sono uscita in lacrime e Riccardo e i bimbi hanno capito...
Giulia e Daniele conoscono Mattia, fin da piccoli ho parlato loro del fratello e la sorellina era malata come lui.
Riccardo mi porta da Anna, una cara amica che più che amica è un angelo.
Con lei piango e mi dispero.
Consacriamo insieme la piccola Chiara a Maria.
Da cuore a cuore, dalla mia pancia alle sue braccia.
Il mio amore per Chiara mutò improvvisamente.
Sapevo che ora dovevo proteggerla, cullarla, desiderarla in modo nuovo.
I progetti per lei da umani diventarono celesti e rassicurante era sapere che assieme a Maria c’era Mattia, che vegliava su di noi e aspettava Chiara.
Io e Riccardo ci siamo uniti nella preghiera come non mai.
Ci sembrava lecito e doveroso chiedere un miracolo e spesso Giulia e Daniele si univano a noi.
Ero serena e i bimbi riempivano le mie giornate donandomi forza.
A settembre abbiamo deciso di partire per Parigi destinazione Rue Du Bac.
Volevamo consegnare ufficialmente la nostra piccola davanti alla cappella della Medaglia Miracolosa.
E lì davanti a Maria offrii tutto con il cuore in mano.
Ho chiesto la guarigione, ma solo se questo poteva rientrare nella sua volontà.
Ora dovevo solo aspettare e provare a concretizzare l’ultimo grande desiderio: incontrare il professor Noia, un uomo santo che dedica la sua vita ai bambini terminali.
Il 13 ottobre avevo appuntamento con lui.
Chiara doveva nascere a dicembre ma ad ottobre iniziò un periodo fisicamente davvero provante.
Camminavo a fatica e la mia pancia sembrava scoppiare, vivevo un continuo malessere.
Il Signore mi aiutava ogni giorno a prendere la mia piccola croce e a portarla fino alla sera.
Ma ero tanto stanca e un po’ nervosa con i bimbi.
Il 13 ottobre partiamo per Roma e l’ incontro con il professore fu meraviglioso.
Un uomo pieno di Dio, che ha incarnato la sua missione di essere sostegno professionale e psicologico alle coppie che come noi decidono di accompagnare un bambino terminale.
Un uomo che parla come nessuno di questi piccoli angeli e che da loro è sicuramente benedetto.
Fu un vero incontro di anime e di pensieri comuni.
Poi la dura realtà.
La seconda ecografia dopo la morfologica, volevo che la facesse proprio lui.
Subito diagnosticò, oltre a tutto ciò che già sapevo, una grave ascite e un considerevole aumento del liquido amniotico.
L’ascite proprio non me l’ aspettavo!
Chiara si stava gonfiando come un palloncino e questo presupponeva una probabile morte intrauterina.
Questo pensiero era per me insopportabile!
Volevo battezzarla!
Volevo vederla viva anche solo per un momento!
Volevo benedirla come avevo benedetto Mattia!
Volevo... volevo... volevo...
Ma Chiara non era proprio mia e il mio volere era in tutto e per tutto sottomesso al volere di Dio.
Dio voleva così, dovevo solo accettarlo.
Avevamo già fatto da molto tempo il battesimo del desiderio e questo con fatica mi tranquillizzò.
Chiara era amata da Dio molto più del mio povero amore.
Ogni giorno stavo più male, mi stavo gonfiando come non mai ed entrai in gestosi senza accorgermi.
Soffrivo ed offrivo.
Sopraggiunsero dolori fortissimi alle costole che non mi facevano dormire ed ogni posizione diventava per me molto scomoda.
Antidolorifici di ogni genere non servivano a calmare il dolore, dovuto al grande aumento di liquido.
Stavo molto male.
Continuavo a fare tutto ma con grande fatica.
Il 24 ottobre lunedì mi svegliano dolori lancinanti.
Non riuscivo a respirare e a muovermi.
Di corsa all’ospedale.
Ricovero in camera numero nove.
Dal tracciato sono presenti contrazioni in sensibile aumento.
Partorirò.
Alle 10 sono in sala travaglio e verso le tredici mi rompono il sacco per accellerare il parto.
La rottura del sacco con tutto quel liquido mi da un grande sollievo.
Riccardo è vicino a me e prega, prega, prega.
Sapevo che Gesù mi avrebbe aiutato a portare fino in fondo la mia croce, ma all’ improvviso... il caos.
Intorno a me inizia una grandissima agitazione, mi fanno firmare un foglio, mi mettono camice e cuffia e di corsa in sala operatoria.
Incrocio lo sguardo di Riccardo e don Samuele ( lì per il battesimo ), sono molto preoccupati.
Cosa succede?
In sala operatoria medici, infermieri, ostetriche mi fanno spingere con forza, mi salgono sulla pancia e c’è una grande agitazione.
Alle 15.00 nasce Chiara, viene immediatamente battezzata e poi appoggiata nelle mie braccia. Quello fu il primo momento di eternità.
La vedevo dall’alto essendo io in una posizione scomoda.
Chiara era già in cielo e la sua testina nera, piccola e meravigliosa si appoggiava nel mio seno.
Non volevo lasciarla, ma la presero e mi rassicurarono dicendo che non l’ avrebbero lasciata sola.
Volevo vestirla, accarezzarla, prenderla in braccio, guardarla per non dimenticarla più.
Tutto questo non fu possibile.
Ero sfinita e riuscivo a malapena a parlare, una debolezza anomala che imputai al grande stress dovuto al parto difficile.
La sera una bravissima ostetrica mi consigliò di alzarmi, io provai ma svenni.
Allarme!
Di nuovo in sala parto, poi in sala operatoria dove mi sedarono.
Sentivo il mio corpo che si abbandonava alla stanchezza e volevo solo dormire.
Capii, nonostante il torpore, che stava succedendo qualcosa di grave.
Prima di entrare strinsi con il pensiero i miei amori, Riccardo, Giulia, Daniele e Anna.
Quando mi risvegliai ero ancora più sfinita.
Non c’erano emorragie, ma non stavo bene.
Esami più approfonditi rivelarono una CID.
Ero in pericolo.
Trasfusioni di sangue e plasma.
Esami e visite continue.
I miei cari, Riccardo in particolare, temevano per la mia vita.
La mattina i valori sembrano risalire, cominciai a stare meglio e reagivo bene alle cure.
Fu una settimana di grande dolore, la ferita era tremenda.
Hanno preso Chiara con la ventosa e il taglio era più profondo ed esteso del normale.
Giovedì mi portarono da Chiara.
Con la carrozzella e mille dolori mi avviai a questo incontro.
Il secondo momento di eternità.
Avevo scelto per lei una tutina viola con disegnata Minni e le stava davvero bene.
Dentro la piccola bara bianca era meravigliosa.
Le sue imperfezioni fisiche la facevano somigliare a Mattia e fu come rivederlo.
Cominciai a piangere, l’ accarezzavo piano con il timore di farle male.
Le ho detto tutto ciò che avevo nel cuore e le ho consegnato le nostre povere vite.
Non volevo lasciarla e continuavo a sfiorare le sue guance, la sua bocca, i suoi occhi,
le mani...
Le nostre anime sembravano fuse, e quanto amore!
Non sentivo nemmeno più il dolore della ferita.
L’accarezzai talmente tanto che la sua guancia si colorò un pò di rosso; l’ avevo riscaldata.
Ora però dovevo tornare in camera.
Soffrivo, ma quanto Paradiso avvertivo in quella sofferenza!
Uscii dall’ ospedale Lunedì mattina, il pomeriggio il funerale.
Terzo momento di eternità.
Riccardo noleggiò una carrozzella viste le mie condizioni.
La chiesa del cimitero era aperta e Chiara era li ad aspettarmi.
Mi sistemarono vicino a lei, potevo toccare la bara con la mano.
C’ erano già molte persone ed io capii subito che dopo averla custodita dentro di me per sette mesi e averla sentita tutta mia, ora era di tutti e pregava per tutti.
Il Vangelo delle Beatitudini penetrò la mia anima come non mai, avrei voluto fermare il tempo, sapevo che quella mano appoggiata sulla bara era l’ ultimo contatto fisico.
Chiara è stata appoggiata vicino alla cara nonna Adriana, vicino a Mattia e al nonno Antonio.
Tutti insieme in un’unica lapide.

Mattia Emmanuele
04-04-03
Chiara
24-10-11

Chiara, Mattia mi mancate tanto e spesso vi immagino a tavola con noi, o a giocare con i vostri fratelli.
L’amore che provo per voi è davvero speciale e nutro il pensiero meraviglioso di vedervi corrermi incontro quando sarà il momento.
Grazie Riccardo mio custode, senza di te non ce l’ avrei mai fatta.
Grazie Anna sei stata davvero un angelo.
Grazie Frate Antonio e Don Samuele, ci avete spiegato l’umanamente inspiegabile.
Grazie dottor Noia, dottoressa Daniela e dottor Donatello.
Grazie a tutte le persone che hanno pregato per noi e ci sono state vicine.

Un ultimo importante pensiero.
In un libro ho letto che durante il concepimento Dio dona l’anima a quell’ insieme di cellule che sono già una vita.
L’anima non ha bisogno di crescere è già adulta, perfetta, preziosa e amata da Dio.
Mattia, Chiara e tutti i bimbi come voi, le vostre anime meritano attenzione e amore, perché come le nostre, senza nessuna differenza, sono chiamate all’ eternità.
Questo e solo questo è il confine tra guardare superficialmente una vita, scartando, con comprensibile paura, l’imperfezione fisica e accettarla, al contrario, per quello che è: un immenso mistero d’amore.
E tu Mattia e tu Chiara mi avete davvero insegnato l’ amore, quello vero.

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