22/08/2016

Vita: “Non tutti gli esseri umani sono uguali” (Mandela)

Tutti sanno chi è Nelson Mandela. In pochi tuttavia sono a conoscenza della sua concezione dei valori della vita e della famiglia, che non sono esattamente in linea con l’immagine che ci viene trasmessa di questo celebre personaggio.

Premio Nobel per la Pace nel 1993 e primo presidente nero del Sudafrica dopo l’apartheid, Mandela è riuscito a costruire attorno alla sua figura un vero e proprio mito a livello internazionale che durerà a lungo. Dire Mandela oggi significa dire pace, diritti umani, civiltà. Così, almeno ci racconta la vulgata dominante.

Ma siamo proprio sicuri che sia così? I fatti, osservati con distacco, direbbero un’altra cosa. Nelson Mandela (morto lo scorso dicembre a 95 anni di età) è stato ad esempio il principale artefice della nuova costituzione della Repubblica sudafricana, da lui stesso promulgata il 10 dicembre 1996. Ebbene, si tratta della carta costituzionale indubbiamente più abortista di tutto il continente africano che nel complesso è anzi vigorosamente e tenacemente pro-life.

In particolare, in due articoli si fa esplicito riferimento al cosiddetto ‘diritto alla salute riproduttiva’ (reproductive health) che comporta anche – citiamo testualmente – «il diritto di assumere liberamente decisioni riguardanti la riproduzione», ovvero, in termini pratici, l’insindacabile potere di decidere che cosa fare della vita nascente che si porta in grembo. Ma l’inizio della depenalizzazione vera e propria (che nel caso delle legislazioni sull’aborto poi vuol dire regolar- mente liberalizzazione) era avvenuto già qualche mese prima, per espressa richiesta del partito al governo, l’African National Congress (ANC) di cui lo stesso Mandela è stato storicamente acceso militante, quindi capo indiscusso per decenni e fino all’anno scorso – benché dopo il quinquennio presidenziale si fosse chiamato fuori dalla scena politica-istituzionale – il leader carismatico incontrastato.

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La norma, che legalizza l’interruzione di gravidanza gratuita a richiesta entro le prime 12 settimane, estendibili fino a 20 in casi particolari, entrerà poi effettivamente in vigore il primo febbraio dell’anno successivo con il cosiddetto “Choice on Termination of Pre- gnancy Act”, contribuendo a fare così del Sudafrica l’avanguardia ufficiale della cultura della morte nella regione dell’Africa australe.

Le stime dicono infatti che da allora, in appena sedici anni di vigenza, la legislazione ha determinato la morte di più di un milione di bambini. Una tragedia umana denunciata anche dalla Conferenza Episcopale del Paese (SACBC) che ha richiamato ultimamente l’attenzione sulla triste contraddizione di un Paese in cui tutti celebrano l’affermazione di diritti (più spesso presunti che reali) e nessuno si straccia le vesti per la negazione conclamata del «più fondamentale dei diritti umani, il diritto alla vita».

Ma non finisce qui perché il Sudafrica di Mandela (e post-Mandela) può vantare anche un altro primato incredibile: quello di essere il primo Paese ad aver autorizzato – nel 2006 – le “nozze” omosessuali con relativa adozione dei minori. Sempre il nuovo testo costituzionale, infatti, offrendo piena legittimità costituzionale ai termini ideologici ‘gender’ e ‘sexual orientation’ ha aperto la via giuridica alle successive rivendicazioni LGBT che infatti di lì a poco, grazie anche a un’evidente sponda della Corte Costituzionale (i cui giudici pure vengono nominati dal presidente della Repubblica in carica e, quindi – anche in questo caso – la gran parte da Mandela), ha ottenuto matrimonio e facoltà di adottare. A quel punto, secondo un film già visto, il Parlamento è stato indotto a ratificare la nuova legge che definisce ora il matrimonio come semplice «unione volontaria tra due persone», senza specifica alcuna.

Omar Ebrahime

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Fonte: Notizie ProVita, luglio-agosto 2014, p. 7

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