Anche per la Welby la legge sul biotestamento è da modificare

Liceo Cavour, Via delle Carine 1, Roma

giovedì 21 dicembre 2017

11:00:00

ProVita Onlus è intervenuta in un dibattito sul biotestamento, durante l’Assemblea degli studenti del liceo Cavour di Roma.

C’era Mina Welby (nella foto) dell’associazione Luca Coscioni, e Alessandro Fiore, avvocato a Roma, per ProVita Onlus.

L’aula magna era piena, con più di un centinaio di studenti.

La Welby ha raccontato la dolorosa storia della malattia del marito, Piergiorgio,  la sua battaglia pro eutanasia e la sofferta decisione di lasciarlo morire.
Fiore ha presentato l’associazione ProVita, soprattutto in riferimento a quanto fatto negli ultimi mesi sul tema del biotestamento e alle conferenze stampa cui hanno partecipato malati, disabili, o persone passate dal coma o dallo stato vegetativo , tutti contrari a questa legge.

Poi si è entrati nel merito della legge sul biotestamento recentemente approvata.
Mina Welby ha difeso il suo punto di vista sostenendo che la legge ha fatto grandi passi avanti in tema di consenso informato, possibilità di rifiutare terapie ormai inutili e che provocano sofferenza, possibilità di far valere la propria volontà con il testamento biologico.

Fiore ha criticato la legge, sopratutto su quattro versanti:
– legge rende la vita sostanzialmente disponibile, introducendo la morte (orribile) per disidratazione a richiesta, senza condizioni.
– il biotestamento (DAT) è assurdo, proprio in quanto “disposizioni” “anticipate”, cioè la pretesa di obbligare il medico ad eseguire una volontà astratta, non informata sulle precise condizioni del futuro, e che potrebbe essere diversa da quella effettiva. Quanti si auto-condanneranno ad una lenta morte per disidratazione, quando non potranno più comunicare di aver cambiato desiderio?

– Sul problema dell’obiezione di coscienza: i medici, o almeno le strutture sanitarie, sono obbligate al rispetto di volontà eutanasiche anche nel biotestamento. Il problema di coscienza non è risolto ed è una minaccia per le strutture (ad esempio cattoliche) che non vogliono far morire i pazienti.

– Il biotestamento consente l’eutanasia non consensuale di minori e incapaci: Charlie Gard in Inghilterra è stato fatto morire per volontà dei medici e del suo rappresentante legale nel processo (Victoria Butler Cole). La disciplina nella legge è sostanzialmente identica: il rappresentante legale (possono essere o non essere i genitori) può rifiutare o sospendere trattamenti necessari alla vita del piccolo, portandolo alla morte se trova medico complice. Oppure se giudice lo decide nonostante opposizione del medico.

Alla fine anche la signora Welby ha ammesso che la legge ha qualche problema e che andrebbe modificata.

Redazione

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