31/05/2016

Aborto a Cuba: la storia dell’eroico dottor Biscet

Opporsi all’aborto e difendere la vita può costare caro, molto caro.

Se qui in Europa la violenza, per il momento, non è di tipo cruento, in altri Paesi la situazione è ben peggiore.

Da noi, anche con l’intervento degli organismi internazionali, si cerca di silenziare i gruppi pro-life e di sopprimere il diritto all’obiezione di coscienza. Ma in uno Stato come Cuba, la Cuba castro-comunista, si finisce in galera, si subiscono torture e si può anche morire.

L’esperienza di Óscar Elías Biscet è paradigmatica. Actuall, che l’ha intervistato nel suo primo viaggio fuori Cuba, riporta la sua straordinaria testimonianza.

Biscet è un medico fedele al giuramento ippocratico, in base al quale scopo della professione medica non è ammazzare, ma prendersi cura dei pazienti. E tra gli impegni del giuramento, v’è proprio quello di non somministrare mai un farmaco abortivo.

Purtroppo, però, negli ospedali di Cuba – da quasi sessant’anni prigioniera di uno spietato regime comunista che oggi molti, Obama in primis, stanno sciaguratamente sdoganando – l’aborto è una pratica all’ordine del giorno e, in contrasto con quanto prevede la legge, sfocia nell’infanticidio (del resto nei Paesi “democratici” accade lo stesso...).

Cuba_Castro_aborto
Le menzogne del regime castrista a Cuba...

Biscet racconta che nel suo Paese viene usato come abortivo il farmaco Rivanol e poiché spesso non funziona, i bambini nascono vivi e sani: vengono allora uccisi per soffocamento, per emorragia, tagliando il cordone ombelicale, o lasciandoli morire senza assistenza. Il medico dissidente ha visto con  i suoi occhi scene atroci, in cui medici e infermiere hanno fatto credere alle donne che il figlio partorito non era nato vivo, ma morto. E intanto lo lasciavano dissanguare o lo affogavano nell’acqua.

Di fronte a tutto ciò, Biscet, pur sapendo di rischiare, ha scelto di non voltarsi dall’altra parte, di non rendersi complice e di affrontare il problema. Dopo varie indagini condotte nel segreto, è arrivato sino all’ufficio di Fidel Castro, denunciando i terribili infanticidi degli ospedali cubani. Questo, ovviamente, lo ha portato dritto dritto nelle carceri castriste.

Pur avendo una famiglia e un buon lavoro, il dottor Biscet ha seguito la sua coscienza e ha deciso di resistere al tiranno rosso, tant’è che pure oggi, sebbene ricordi il suo passato tra le lacrime, non si pente e dichiara che rifarebbe tutto da capo.

È finito in carcere due volte, l’ultima dal 2002 al 2011, accumulando un totale di quasi 12 anni dietro le sbarre e di atroci torture. Il tutto, lo ripetiamo, per difendere il diritto alla vita dal concepimento, per denunciare l’orrendo crimine dell’aborto e, in ultima analisi, per opporsi alla dittatura comunista dei fratelli Castro.

Fortunosamente è riuscito a sopravvivere ed oggi può raccontare quello che ha vissuto e le ragioni della sua lotta. La sua testimonianza è quanto mai attuale in Paesi, come l’Italia, in cui si barattano i valori con le poltrone governative ed è considerato coraggioso chi lotta non per il bene maggiore, ma per il male minore.

Biscet non è sceso a compromessi, non ha dialogato, non ha detto che i problemi sono altri. E ha pagato personalmente per la sua coerenza.

Federico Catani


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