28/01/2014

Aborto: genocidio silenzioso

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)  parla di circa 44 milioni di aborti volontari ogni anno, una strage: basti pensare che il totale delle persone morte durante la Seconda Guerra Mondiale (1939 – 1945) è stato di circa 50 milioni. A livello mondiale ogni anno, una gravidanza su 5 termina con l’aborto, ma nell’Europa dell’Est si registra il tasso di abortività nettamente più alto. In Cina vigono l’obbligo del figlio unico e l’aborto forzato che, come in India, hanno portato alla diminuzione delle nascite femminili.
In Italia, sebbene il tasso di nascite sia tra i più bassi del Pianeta, il numero medio di aborti annui è di circa 130.000.
Le adolescenti che ricorrono all’aborto sono in preoccupante aumento, soprattutto in Gran Bretagna, dove è permesso alle cliniche abortiste di farsi pubblicità su tutti i media e si può ricorrere all’interruzione di gravidanza fino alla 24esima settimana; in molti altri Stati, compresa l’Italia, l’aborto è consentito fino alla 12esima settimana di gestazione.
L’aumento del ricorso all’aborto in fasi avanzate della gestazione (in Gran Bretagna è permesso fino alla 24esima settimana), la diffusione di farmaci abortivi  o cosiddetti post concezionali (come la pillola dei giorno dopo), unitamente al miglioramento delle conoscenze mediche prenatali, sono alcuni dei fattori che stanno provocando un incremento di bambini sopravvissuti all’interruzione di gravidanza. Questi avvenimenti, oltre  che porre rilevanti quesiti di ordine medico-scientifico, suscitano molti interrogativi sul reale significato dell’aborto e sul profondo valore della Vita.
In uno studio pubblicato nel 2005 sul Journal of Obstetrics and Gynecology, fu riportato il caso di un bambino che con la sua tenace lotta per non soccombere all’aborto ha convinto sua mamma a lasciarlo vivere! Una ventiquattrenne single di Manchester (Gran Bretagna), già mamma di una bimba, accortasi di essere incinta, decise di interrompere la gravidanza, preoccupata per la sua incapacità di sostenere due bambini. La gestazione era arrivata già alla 22esima settimana e medici privi di scrupoli le somministrarono per ben tre volte dei farmaci abortivi, assicurandole la riuscita dell’aborto. Uscita dalla clinica, nel tragitto di ritorno a casa, la giovane donna rimase sconvolta dal sentire il piccolo muoversi nel suo grembo e decise di rivolgersi all’ospedale per tentare di salvare il bambino.
«Quando si presentò da noi – ha affermato il Dott. Paul Clarke, uno dei medici autori dello studio – la donna era stravolta dai sensi di colpa e dalla preoccupazione per la salute del suo bimbo che è sopravvissuto in maniera incredibile. La sua dedizione per salvarlo è stata davvero ammirevole». Il bimbo, nato estremamente debole a quattro giorni dal ricovero, fu sottoposto a cure intensive per ben due mesi, recuperando con il tempo la piena salute. Cosa sarà successo nell’anima di quella giovane mamma che è riuscita a scegliere di far vivere il suo bimbo? Quanta sofferenza e quali inganni, anche inconsci, si nascondono nel cuore delle donne e degli uomini che arrivano alla decisione di non far nascere il proprio figlio? Abbiamo ancora tanta strada da percorrere per sradicare le barricate ideologiche e i facili giudizi.
La Vita è un dono immenso che va molto oltre i nostri ragionamenti; la sua forza eterna è vincente, da sempre. Continueremo a combatterla o vogliamo imparare a servirla?

di Giuseppe Stabile

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