20/06/2016

Aborto: la forza pedagogica della legge

Esiste una volontà generale della popolazione della nazione che vuole coscientemente e deliberatamente l’aborto libero, l’aborto legittimo, l’aborto legale.

Questa volontà generale sta alla base della legge abortista e si esprime in essa: si precisa in essa, si consolida in essa, si trincera in essa.

Infatti la legge che ha introdotto l’aborto (n.194 del 1978), a sua volta, orienta la volontà generale in direzione abortista e la mantiene in questo orientamento, trascinando in essa anche molti di coloro che avevano dei dubbi sulla sua legittimità. La legge finisce con l’imprigionare la volontà generale, dal momento che questa trova vantaggioso farsi imprigionare da essa, perchè in tal modo può respingere tutti gli attacchi di coloro che vorrebbero impedire che venga compiuto il delitto.

La realtà storica dimostra questo dinamismo: la legge abortista è in vigore da 38 anni e, pur avendo compiuto uno sterminio mai visto prima di 6 milioni di bambini e aver così ridotto l’Italia ad un paese di anziani, continua imperterrita ad esistere e a funzionare, sempre meno disturbata dai pochissimi che la contrastano, mentre la volontà generale è sempre più imprigionata in essa.

Occorre dunque che la legge abortista, che consente di uccidere i bambini e svolge tutte le operazioni necessarie per realizzare questo scopo, sia abrogata, al più presto possibile. Ciò è necessario non solo per la salvezza del bambini, ma anche perchè la volontà generale del popolo si orienti diversamente e non abbia più un punto di coagulo malvagio.

Occorre nel contempo lavorare perchè di siffonda una cultura della vita che contrasti l’aborto, prima ancora che l’operazione di abrogazione della legge abbia successo. Infatti la malvagità del fenomeno risiede nella volontà di compierlo: bisogna agire su questa volontà perchè si ravveda e muti e giunga così ad abrogare la legge iniqua.

Si faccia però attenzione che sbagliano coloro che ritengono che nel contempo non si debba agire direttamente per abrogare la legge iniqua, ma solo perchè muti la volontà generale che la vuole e la difende. Costoro dimenticano che la legge non è solo il prodotto della volontà generale, ma anche uno dei fattori decisivi che la orientano, fino al punto di imprigionarla, come si è detto. Si verifica cioè un giro vizioso tremendo: la volontà generale che vuole la legge, e la legge che consolida questa volontà.

Spesso l’umanità ha agito in questo modo: quando non ha veramente voluto a mettere fine ad un crimine ‘vantaggioso’ lo ha legalizzato, rendendolo così sicuro e diffondendolo a dismisura (vedi la schiavitù, la sottomissione delle donne, la discriminazione razziale, la conversione religiosa forzata, e via dicendo). Cosa avverrà se si legalizza la droga?

Non solo, ma l’abrogazione della legge consente di salvare subito un numero enorme di bambini, che hanno il diritto di vivere indipendentemente dallo stato della volontà generale nei loro confronti. Perciò è un dovere incondizionato lavorare perchè sia subito abrogata la legge abortista. Nel contempo ciò avrà una ricaduta positiva anche sulla volontà generale, perchè in realtà la visione delle nuove vite umane fa comprendere a tutti coloro che non sono malvagi che è ben giusto che siano difese.

Ora, domandiamoci a che cosa è dovuto un orientamento così perverso della volontà di un popolo e quindi l’esistenza della legge in cui questo orientamenti si esprime e si consolida?
Possiamo identificare tre fattori decisivi:
1. l’esigenza individuale perversa di poter eliminare una presenza scomoda (‘senso pratico malvagio’)
2. l’ideologia materialista-collettivista-relativista che giustifica e incoraggia l’eliminazione
3. il silenzio dei cristiani che dovrebbero aiutare tutti ad opporsi all’iniquità

Il primo fattore è facilmente fotografabile: anche chi ritiene l’aborto una brutta cosa avverte come vantaggiosa la possibilità all’occorrenza di poterlo fare. Come dire: «L’aborto è brutto e odioso, ma quando ci vuole bisogna che ci sia la possibilità di farlo». Anche molti cattolici hanno fatto questo ragionamento quando hanno votato a favore dell’aborto: magari pensando di fare il bene per i loro figli e nipoti ... Questo “senso pratico malvagio“, che si oppone senza tanti scrupoli a Dio stesso e che ha la conseguenza tremenda di imprigionare l’uomo nel male, è uno dei fenomeni più tristi e amari della vita di un popolo. Esso, che viene tragicamente scambiato con la saggezza, può essere vinto solo con una battaglia aperta continua fino alla fine dei tempi, perchè tenterà sempre di insinuarsi nella vita non solo di tutti gli uomini, ma anche dei cristiani più fervorosi.

Il secondo fattore, come diceva Aleksandr Solzenicyn, è una amplificazione a dismisura del primo. Infatti rappresenta la giustificazione perfetta del crimine, perchè dimostra razionalmente che non è affatto tale, ma bensì un atto legittimo e anche lodevole. Ciò è possibile ponendo alcuni presupposti fondamentali su cui l’ideologia si costruisce:
– per il materialismo il presupposto è la riduzione dell’uomo a un grumo di cellule, senza alcun valore sacro e inviolabile;
– per il collettivismo il presupposto è la identificazione dello Stato o della maggioranza con lo spirito assoluto, in grado di stabilire autorevolmente cosa è bene e cosa è male;
– per il relativismo il presupposto è la falsa idea della libertà, per cui non si deve imporre a nessuno di fare ciò che alcuni ritengono bene (cioè non si deve vietare di uccidere i bambini per non ledere la libertà delle donne).

Il terzo fattore è il più ingiusto dei tre. Mentre infatti il primo e il secondo sono quasi “fisiologici” nello stato storico dell’umanità decaduta, il terzo colpisce l’umanità redenta: essa rinuncia alla sua missione redentrice per adeguarsi all’andamento del mondo.
La salvezza del mondo richiede che si vada contro ciò che lo colpisce; ciò può dare l’impressione che si sia contro il mondo; allora scatta la tentazione di adeguarsi ad esso, con l’illusione che in tal modo si potrà redimerlo. Come un medico che per non alienarsi la simpatia del paziente rinunciasse a combattere l’infezione che lo sta uccidendo: otterrebbe senza dubbio una iniziale calorosa adesione da parte del paziente per poi però finire nell’odio e nella morte.
Così dei cristiani che non denunciano il male, che non lo combattono, che non aiutano l’uomo a cambiare vita, che non si preoccupano di salvare l’umanità dai lupi, tradiscono la loro missione.

Se invece la Chiesa avrà il coraggio di alzare la voce contro il crimine dell’aborto, se pastori e popolo interverranno ovunque insieme per richiamare il mondo a fermare questo crimine, se chiederanno subito e insistentemente e continuamente ai politici di abrogare la legge omicida, se daranno incessantemente le ragioni della verità e della vita, vinceranno la battaglia e la vinceranno presto.

Se invece continueranno a tacere, salvo pochi interventi del Magistero isolato, si assumeranno la responsabilità della più grande tragedia della storia.
Si è citato prima Solzenicyn: egli è il modello di un cristiano che non si è arrestato mai nella sua opera straordinaria di denuncia del male compiuto contro l’umanità, anche quando era solo e in balìa di un potere che poteva ucciderlo in qualsiasi momento o quando era solo dentro un mondo occidentale sordo ai suoi appelli. Egli, da solo, ha dato una spallata decisiva all’impero sovietico e si può dire che sia stato uno dei protagonisti più importanti della sua caduta e della libertà del suo popolo.

Preghiamo la Madonna che la fede e la carità di tutti noi cristiani si risvegli.

Don Matteo Graziola


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