13/07/2015

Aborto, Malthus, Chesterton: “Tagliare la testa per eliminare il mal di denti”

Grazie alla traduzione di Roberta Sciamplicotti, abbiamo potuto leggere sul portale Aleteia, un articolo di Padre João Paulo Pimentel che opera un efficace collegamento tra la mentalità che promuove l’aborto e il neo-maltusianesimo.

Chi difende l’aborto lo fa per le “disumane” condizioni di vita in cui vivranno alcuni nascituri. Per via dell’ambiente sociale o della scarsità di risorse educative, oppure per la precarietà dell’ambiente familiare (se si tratta di una famiglia), il futuro del bambino viene visto come più o meno oscuro.

Ciò si sposa col pensiero maltusiano, per cui ogni forma di assistenza sociale andava bandita, altrimenti le bocche da sfamare si sarebbero moltiplicate molto più velocemente delle risorse alimentari e si sarebbe generato un esercito di affamati disperati.

G. K. Chesterton rispondeva così: “Malthus voleva che la sua fosse un’argomentazione contro la riforma sociale. Non ha mai pensato a utilizzarla in altro modo, se non come un argomento contro qualsiasi riforma sociale (...) Ha messo in guardia le persone contro qualsiasi impeto di generosità che portasse a fare un’elemosina. La sua teoria era sempre come una brocca d’acqua fredda gettata su qualsiasi proposta di dare una proprietà all’uomo povero o di dargli migliori condizioni di vita. È questo la nobile storia della nascita del controllo della natalità”.

Anziché cercare di sradicare la povertà, o di prevenirla, predicava di eliminare i poveri, anzitutto convincendoli a smettere di avere figli.

Malthus non si è mai preoccupato davvero dei poveri, ma dei ricchi: i poveri erano solo un problema per i ricchi, nient’altro. Non era preoccupato dell’infelicità dei possibili nuovi poveri, ma della felicità che questi avrebbero sottratto ai ricchi.

Bludental

Apparente è altresì la preoccupazione per coloro che nasceranno e cresceranno “fatalmente” infelici. Il ragionamento di chi vede l’aborto come un modo per prevenire l’infelicità delle persone è simile quello che segue: ci sono bambini problematici – per l’età, per l’ambiente familiare (o la sua mancanza), per condizioni psicologiche – che introdurranno in qualsiasi scuola che frequenteranno un fattore di scarsa stabilità, e loro stessi soffriranno venendo confrontati con altri allievi con più capacità. Il rimedio? Lasciarli a casa senza istruzione, eliminando la scuola dell’obbligo (!).

Chesterton diceva che c’è sempre la tentazione di eliminare i figli dei poveri, degli umiliati, degli emarginati, come pretesto per porre fine alla povertà, alle vessazioni, ai ghetti sociali. Il lettore avrà già notato l’ipocrisia: la società dice al povero “Portaci qui tuo figlio, e gli faremo il grande favore di eliminarlo”. “È come dire che la decapitazione è un progresso nella tecnologia dei dentisti”.

Conclude Padre Pimentel: “È ingiusto che venga al mondo un bambino non amato. Sicuramente. Si tratta di un’ingiustizia. Ma questa ingiustizia non è commessa dal bambino e non è la società che proibisce l’aborto ad avere la colpa.

La società sarà in caso colpevole del fatto di non aver risolto in modo più efficace le situazioni che portano alla disperazione di una madre.”

Redazione

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