20/08/2016

Aborto: per Soros va usato come arma contro i Paesi “cattolici”

Oltre a quella LGBT, esiste – e da molto più tempo – la lobby dell’aborto.

E tra quanti finanziano politiche abortiste in tutto il mondo c’è il magnate George Soros. Sì, proprio lui, lo stesso che ha dato 100.000 dollari ad Arcigay. Il legame non deve stupire: ideologia omosessualista ed anti-natalista appartengono alla medesima cultura della morte che ha in odio l’essere umano nella sua essenza, tanto da volerne una drastica riduzione.

Dai documenti della Open Society Foundations, proprietà di Soros, Wikileaks ha potuto constatare che il miliardario ungherese naturalizzato statunitense in questi anni ha utilizzato l’aborto come arma per abbattere quei Paesi da lui ritenuti conservatori, cattolici, tradizionali e sovranisti.

In particolare Soros si è concentrato su un Paese: la Repubblica d’Irlanda.

La “conquista” dell’Irlanda è considerata dalla lobby abortista un obiettivo centrale: se infatti si riuscisse ad introdurre l’aborto nella legislazione del Paese, si potrebbe poi far venir meno la resistenza che ancora si trova in altri Stati, restii a cedere di fronte a queste grandi pressioni mortifere.

Tra i file rubati si legge, a proposito dell’EIRE, che «con una delle leggi più restrittive del mondo, una vittoria lì potrebbe contagiare gli altri Paesi fortemente cattolici in Europa, come la Polonia, e dimostrare che il cambiamento è possibile, anche nei luoghi molto conservatori». Come si vede, l’obiettivo finale è la liberalizzazione totale dell’aborto. In Irlanda infatti, a seguito delle grandi pressioni internazionali e finanziarie, nel 2014 il governo ha approvato una legge abortista, sebbene assai restrittiva. Ora però i vari “poteri forti” interni ed esterni stanno spingendo perché venga abrogato l’Ottavo Emendamento della Costituzione, approvato in via referendaria nel 1983 e in base al quale viene riconosciuto dall’ordinamento il diritto alla vita del nascituro, insieme a quello della madre.

Ma della volontà popolare a Soros non interessa nulla. Per questo finanzia la Campagna Diritto all’aborto, Amnesty International Irlanda e Planned Parenthood: tutti uniti per spalancare le porte all’aborto in Irlanda.

Cora Sherlock, vicepresidente di Pro-Life Campaign, ha dichiarato che oggi i gruppi di pressione abortisti hanno molte più risorse di quanto accadesse solo alcuni anni fa. E poiché non sono di certo i cittadini irlandesi a foraggiarli, è evidente che vi sia dietro la longa manus di personaggi come il miliardario della Open Society Foundations. Eppure, di fronte a queste vere e proprie violazioni della sovranità popolare e dello Stato, chi protesta? Chi osa o prova a ribellarsi? Chi ha il coraggio di ribadire con forza che ad esempio in Irlanda, fino al 2014 e dunque senza alcuna legge sull’aborto, c’è stato il più basso tasso di mortalità materna?

Ma non finisce qui. Dai documenti trafugati emerge che il miliardario si occupa anche di Polonia, Messico, Zambia, Nigeria, Tanziania ed altri Paesi americani ed africani: fiumi di denaro spesi per legalizzare l’omicidio di bambini innocenti. Tuttavia, per questi crimini contro l’umanità nessuno pagherà. E per gente come Soros non pare sia previsto alcun neo-processo di Norimberga.

Però in un punto il magnate ha ragione: bisogna far capire alle gente che il cambiamento è possibile. È vero. Noi ci crediamo e per questo lottiamo. La Polonia, che a ottobre dovrà decidere se abrogare o no la sua restrittiva legge abortista, potrà essere lo Stato da cui far partire la riscossa pro-vita in tutta Europa.

Federico Catani

Fonte: Actuall

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