05/11/2018

Asia Bibi, Santanché a Pro Vita: «Per le femministe lei è un simbolo negativo»

Saif Ul-Malook, il legale di Asia Bibi, scappato dal Pakistan per sfuggire alle ritorsioni dei fondamentalisti islamici dopo essere riuscito ad ottenere l’assoluzione della donna cristiana condannata a morte per blasfemia da parte della Corte Suprema pakistana, ha avuto parole molto dure nei confronti dell’Italia. Giunto a Roma, come da lui riferito, sarebbe stato sottoposto a un rigido controllo di polizia, gli sarebbero state mosse diverse obiezioni circa i suoi documenti al punto da sentirsi «indesiderato» e trattato «peggio di un terrorista». L’uomo ha anche detto che non metterà mai più piede nel nostro Paese. «Non metterò più piede in Italia – ha rivelato l’uomo ai giornalisti che l’hanno incontrato a Fiumicino – a Roma mi sono sentito accolto come un terrorista, è stato avvilente per uno che ha messo a repentaglio la sua vita per combattere contro i fondamentalisti. E fa ancora più male che mi abbiano trattato così nel Paese del Papa, dopo che sono stato costretto a lasciare la mia casa in Pakistan per difendere una donna cattolica».

Intanto Asia Bibi, per il momento, dovrà rimanere in carcere e non potrà lasciare il Pakistan in virtù di un accordo raggiunto dal governo con il principale partito integralista che ha organizzato le proteste degli ultimi giorni contro la sentenza di assoluzione, incendiando il Paese e scatenando disordini ovunque. Il governo avrebbe anche dato l’ok a una possibile revisione della sentenza di assoluzione. Per l’avvocato di Asia Bibi si tratterebbe però soltanto di un escamotage per fermare le proteste e placare le ire dei fondamentalisti, perché una revisione della sentenza avrebbe pochissime possibilità di essere accolta. Speriamo sia così e non si rischi invece di far ripiombare la donna in un nuovo, estenuante calvario.

Pro Vita ha parlato di questa vicenda con Daniela Santanché, parlamentare di Fratelli d’Italia.

Come giudica le parole dell’avvocato di Asia Bibi nei confronti dell’Italia?

«Le sue parole mi hanno ferito profondamente, e mi hanno fatto vergognare. Perché in un Paese che per anni ha praticato la politica delle porte aperte a tutti, anche agli spietati assassini della povera Desirée e a tanti altri immigrati che non avevano alcun diritto di ottenere asilo e rifugio in Italia, si tratta da criminale un uomo che è stato costretto a fuggire dal proprio Paese perché realmente in pericolo di vita, in quanto vittima del fondamentalismo islamico. È davvero incredibile che avvenga una cosa del genere, quando invece migliaia di persone sono entrate clandestinamente in Italia e se ne vanno beatamente in giro privi di un’identità a spacciare droga e a compiere ogni genere di violenza contro persone indifese come la piccola Desirée».

C’è chi chiede l’asilo politico in Italia per Asia Bibi e la sua famiglia. Condivide?

«Senza ombra di dubbio. Chi più di lei ha bisogno di essere accolta, protetta e difesa? Spero che l’Italia lo faccia veramente, si attivi per far liberare al più presto la donna facendola arrivare qui sana e salva e assicurandole protezione. Sarebbe davvero un controsenso non farlo, nel momento in cui, come detto, per anni ci siamo fatti carico di accogliere tutti i migranti del Mediterraneo, molti dei quali non scappavano da nessuna guerra e non avevano alcun bisogno della protezione umanitaria».

Si sente quindi di lanciare un appello al Governo in questo senso: a chi in particolare?

«Lo rivolgo in primo luogo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e in secondo luogo al Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Dopo quanto denunciato dall’avvocato credo che sia ancora più indispensabile un gesto riparatore, concedendo asilo politico ad Asia Bibi, ai suoi familiari e all’avvocato stesso che rischia di essere ucciso per aver fatto il suo dovere, quello di difendere un’innocente».

Come giudica il silenzio delle femministe del MeToo che non hanno detto una parola sul dramma di Asia Bibi?

«Il loro silenzio non mi meraviglia affatto. Cosa vuole importi loro di una povera pakistana che è stata otto anni in carcere e ha rischiato di essere impiccata per aver difeso la sua fede? Per loro Asia Bibi è un simbolo negativo, in aperto contrasto con la difesa di quel pensiero unico dominante e politicamente corretto che porta a discriminare automaticamente tutti coloro che non sono allineati o che portano avanti battaglie anticonformiste. E cosa c’è di più anticonformista che difendere la propria fede, per giunta cristiana, al prezzo della vita?».

La vicenda di Asia Bibi quanto l’ha colpita e perché?

«Mi ha colpito tantissimo, perché è la storia di una donna vittima del fondamentalismo islamico e di pregiudizi arcaici e inconcepibili, come quello di punire le persone per il proprio credo religioso dietro il pretesto di un assurdo reato di blasfemia. Ma badi bene che il Pakistan non è molto lontano dall’Italia. Quante ragazze, figlie di musulmani apparentemente integrati, sono state uccise o sfregiate qui da noi, nelle nostre città, per essersi ribellate ai propri genitori ed aver scelto di vivere all’occidentale, rifiutando i precetti del fondamentalismo per inseguire il sogno di una vera integrazione, anche attraverso il matrimonio con ragazzi italiani? Anche per questo, e per onorare la memoria delle tante Asia Bibi che risiedono in Italia, costrette a una vita di reclusione e di isolamento da padri e fratelli imbevuti di integralismo, che come Fratelli d’Italia abbiamo presentato un emendamento al Decreto Sicurezza per introdurre nel codice penale il reato di fondamentalismo. Con rammarico abbiamo preso atto del suo mancato accoglimento da parte del governo perché giudicato estraneo alla materia trattata. Ma non è forse una questione di sicurezza assicurare protezione alle tante giovani musulmane che vivono in Italia desiderose di sfuggire all’integralismo delle famiglie?».

 Americo Mascarucci

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