02/05/2018

Bambini e scimpanzé: chi è persona? Chi è cosa?

Definire chi è e chi non è “persona” è della massima rilevanza nel campo della bioetica e della morale.  E di conseguenza anche nel campo del diritto. Se i bambini, anche  allo stato embrionale sono persone, non si può accettare la ricerca e la sperimentazione sugli embrioni, la fecondazione artificiale e  l’aborto; se una persona è tale, fino alla sua morte naturale, non è accettabile togliere i supporti vitali ai malati, agli anziani  o ai disabili, né è accettabile l’eutanasia sotto qualsiasi forma.

Ironia della sorte vuole che oggigiorno  i bioeticisti “conservatori” sostengono una definizione liberale di persona, mentre i bioeticisti “liberali” tendono a restringere il campo e a considerare persona alcuni esseri umani sì, altri no.

I “conservatori” considerano persona ciascun essere umano, nessuno escluso, senza distinzioni di sesso, età (anche i bambini prima della nascita, quindi), condizioni personali o sociali. I “liberali” considerano persona solo i bambini già nati, capaci di intenedre e di volere, capaci di auto – coscienza.

Parallelamente – e con non poche contraddizioni – nel dibattito sui “diritti” degli animali, i liberali sono inclini  a voler riconoscere personalità giuridica alle care bestiole.

Alcuni bioeticisti,  quindi,  sostengono che  ad alcuni animali, come lo scimpanzé, dovrebbe essere riconosciuto lo statuto di “persona”.

Ad esempio il professor Jeff Sebo della New York Unuversity Animal Studies,  afferma che gli scimpanzé hanno molti tratti distintivi – l’auto-riconoscimento, l’uso del linguaggio, le amicizie e il perseguimento degli obiettivi – che noi consideriamo costitutivi della personalità. Pertanto, dovremmo includerli nella nostra definizione di persona. Sebo ha quindi intrapreso  una lunga campagna legale nello Stato di New York perché a due scimpanzé, Kiko e Tommy, venga riconosciuta “capacità giuridica”,  come le persone.

In un recente editoriale sul New York Times ha scritto che  Kiko e Tommy non sono mere cose. Secondo lui è un dato di fatto oggettivo, quindi  meritano un riconoscimento morale e legale.

Al momento, nel nostro ordinamento giuridico, gli animali non hanno diritti: sono “beni” che si possono comprare e vendere. Vanno rispettati e non vanno maltrattati, non perché siano gli animali stessi ad essere portatori di un interesse protetto dalla legge, ma perché è la collettività, sono i  consociati, ad avere un interesse diffuso a che gli esseri viventi che fanno parte del creato (o ecosistema, secondo dei punti di vista) vivano in armonia. E’ un po’ come il divieto di inquinare un fiume: non è il corso d’acqua ad avere “diritto di non essere inquinato”: è l’umanità ad aver diritto a bere acqua pulita e a pescare pesce commestibile.

Arriveremo, invece, al riconoscimento dei diritti degli scimpanzé? E i doveri? E la responsabilità? Si possono avere diritti senza doveri e senza responsabilità?

Un bambino in grembo, per il codice civile italiano, art 1, secondo comma, se nasce può essere titolare di un diritto di proprietà e di conseguenza del dovere di pagare le imposte. Però si può uccidere con l’aborto.

I bambini possono essere comprati e venduti con l’utero in affitto, assemblati e smembrati,  , congelati e scartati, con la fecondazione artificiale.

I bambini sì che possono essere trattati come mere cose. Gli scimpanzé invece no.

Francesca Romana Poleggi

BioEdge

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.