24/02/2018

Bambini e utero in affitto: il “miracolo”... su internet

Un mondo in cui i bambini vengono ordinati su misura (scegliendo accuratamente il sesso, la provenienza etnica, il colore della pelle e altri attributi fisici ) e vengono fatti crescere nel grembo di donne che affittano il proprio utero non era stato immaginato nemmeno dalla fervida mente di scrittori visionari come Huxley, Orwell o Asimov. Eppure tale mondo non è fantascientifico, ma tremendamente reale e, ciò che è peggio, tacitamente accettato da una fetta sempre più grande dell’opinione pubblica, tramite un lento lavorio di condizionamento mentale voluto delle grandi industrie della medicina riproduttiva e sapientemente portato avanti dai mezzi di comunicazione, che hanno reso normale, e anzi meritorio, ciò che pochi anni fa sarebbe stato considerato una pura follia di stampo eugenetico.

In questo articolo si vuole introdurre il lettore nel ‘magico’ mondo delle opportunità di accedere alla maternità surrogata reperibile su internet, che fornirebbe la chiave della felicità a chi desidera avere bambini ma ne è impossibilitato perché sterile o, più frequentemente, perché unito a una persona del medesimo sesso.

Aprendo una finestra Google e digitando “Clinica utero affitto surrogata” l’elenco che appare è lunghissimo.
Scegliendone uno, si accede facilmente a una clinica specializzata in medicina che s’impegna a «[...] prenderci cura di voi, in modo che possiate realizzare il vostro sogno di avere un bambino» (www.uteroinaffitto.com).

Il sogno di avere bambini ha un costo. C’è il costo delle normali cure per l’infertilità, delle pratiche di fecondazione artificiale omologa ed eterologa e, infine, i pacchetti di surrogazione ‘all inclusive’, che assicurano di avere un “bimbo in braccio”, nello stesso modo in cui un concessionario offre una vettura “chiavi in mano”.

Il pacchetto “’all inclusive’ di maternità surrogata si può acquistare con una somma vicina ai 30.000 euro. Il lettore può reperire quanto che serve per avviare le pratiche. Il successo è assicurato, il rimborso in caso di fallimento anche, e vengono offerte le opportune garanzie all’acquirente sulla ‘bontà’ del prodotto scelto.

Ovviamente, essendo la pratica di maternità surrogata ancora vietata in Italia da quello che resta della Legge 40, la clinica ha sede in Ucraina, ma poiché si rivolge anche a utenti italiani ha almeno un ufficio in Italia, come si evince dalla presenza sul sito di due numeri di telefono italiani (anche se il prefisso di Roma è mascherato dall’aggiunta di un numero successivo, quello internazionale parla chiaro, anzi... italiano).
La legge Cirinnà, se approvata, provvederà a dare lo status di genitori legali a coloro che torneranno in Italia con il prodotto acquistato presso tale clinica [E difatti così è successo, ndR].

Andiamo avanti con il nostro magico viaggio. Se digitiamo su Google la parola ‘surrogacy’, il motore di ricerca trova oltre un milione di siti – ovviamente non tutti relativi a cliniche – e ci indirizza a vere e proprie multinazionali che gestiscono le più importanti cliniche di surrogazione sparse nei Paesi in cui tale pratica è permessa. Ad esempio, il sito “Circle surrogacy” (www.circlesurrogacy.com) corrisponde a un’agenzia di surrogazione con sede a Boston, che gestisce cliniche di medicina riproduttiva principal- mente nel sud degli Stati Uniti. Il sito è estremamente efficiente e nella Home Page si può leggere il seguente slogan: “Miracles can be expected through surrogacy”, che può essere tradotto: “Attraverso la surrogazione si possono ottenere miracoli”. È interessante notare come le parole ‘miracolo’ e ‘sogno’ risuonino in maniera ossessiva in questi siti.

Il portale della “Circle surrogacy” offre inoltre le dichiarazioni e i curricula dei membri del Consiglio direttivo. Il presidente dell’agenzia, tale John Weltman, è un avvocato con un curriculum di tutto rispetto (studi a Oxford, Yale e Harvard) ed è padre di due bambini ottenuti tramite utero in affitto.

La sua mission dichiarata è quella di proteggere i diritti delle persone LGBT che desiderano soddisfare il loro desiderio di genitorialità.

Arriviamo però al dunque: il servizio di surrogazione ha dei costi stimati che il sito fornisce con encomiabile trasparenza. Se si è residenti negli Stati Uniti e si desidera richiedere una gestante surrogante e una ‘donatrice’ di ovuli il sito fornisce tutti i costi stimati.

Con 90.000 dollari – che includono spese legali, assistenza sanitaria per la madre gestante, prezzo degli ovuli acquistati e contributi per i dipendenti delle cliniche – si può portare a casa il bimbo.

Al netto delle ritenute la madre gestante riceve 30.000 dollari. Se si apre la finestra relativa al database delle cosiddette ‘donatrici di ovuli’ è possibile leggere: «Siamo qui per aiutarvi a trovare il giusto abbinamento. Alcuni aspiranti genitori scelgono i ‘donatori’ basandosi principalmente su attributi fisici, oppure in base alle loro origini etniche, religiose, o culturali.

Mentre altri aspiranti genitori sperano di trovare una ‘donatrice’ di ovuli che sia sana e atletica o abbia talento musicale, o artistico. Qualunque siano gli attributi che stai cercando, è possibile trovarli nella nostra lista di centinaia di ‘donatrici’ di ovuli.... Filtra per le caratteristiche che soddisfino le tue preferenze.

Se non riesci a trovare nel nostro database una ‘donatrice’ di ovuli che ti interessa, possiamo contribuire a espandere la ricerca... è il primo passo per andare avanti con il vostro viaggio».

Non è forse questa una selezione eugenetica di un prodotto scelto su misura?

Chiunque sia ancora dotato di un minimo di buon senso può farsi una chiara idea al riguardo.

A proposito di miracoli, poi, il sito “Miracle surrogacy” www.miraclesurrogacy.com offre servizi di maternità surrogata in Messico e Nepal.
Anche in questo caso un cospicuo pacchetto è offerto ai potenziali acquirenti, come mostrato qui sotto. Il ‘baby at home’ dell’ultimo riquadro ricorda il “bimbo in braccio” della prima agenzia sopra riportata, a testimonianza che le strategie di marketing sono decise con inquietante coordinazione, e probabilmente a livello internazionale.

Per 95.000 dollari si possono provare tentativi illimitati fino alla nascita del bimbo, cui sono associate altrettante ‘donazioni’ di ovuli.
Anche in questo caso una cifra cospicua è prevista per il rimborso spese della madre surrogante.
Il gruppo è gestito dall’associazione CEFAM (Creating families), che riporta le nascite di più di 1.500 bambini in Messico negli ultimi 20 anni.

“Surrogacy India” www.surrogacyindia.com si occupa di maternità surrogata nel paese asiatico.
Il team di S.I. fornisce anche trattamenti contro l’infertilità, ma si occupa principalmente di ‘ovodonazione’ e maternità surrogata (strani ‘trattamenti’: chi e cosa “curano”?). Il costo dei servizi è simile a quello dell’agenzia americana sopracitata ed è consultabile da chiunque voglia farsi una più chiara idea. Qui è interessante leggere le testimonianze di alcune madri surroganti, facilmente reperibili nel Menù a finestra.

Per convenienza del lettore abbiamo sottolineato alcune frasi importanti: «I have fulfilled my dream of having my own house which I would have never ever fulfilled if I would not have done this».
Tradotto: «Ho potuto realizzare il sogno di avere una mia casa propria, che non avrei mai avuto se non avessi fatto questo», afferma Zarina riferendosi al suo utero affittato. Anju dice più o meno la stessa cosa: «I enrolled my kids in English medium school. If I would not have been a surrogate mother, I could have never ever done this», ossia: «Ho iscritto i miei figli alla scuola inglese. Se non fossi stata una madre surrogante non lo avrei mai potuto fare».
Per finire, Mahesar afferma: «Sono molto felice di poter far nascere un ‘bambino surrogato’ e di poterlo dare ai suoi genitori biologici».
Non è dato sapere come mai la signora ritenga di non avere alcun legame biologico con il bambino che ha tenuto in grembo per nove mesi. E non è dato sapere nemmeno quale dei genitori biologici manchi all’appello nei vari tasselli che hanno portato alla generazione del figlio.

Queste testimonianze dovrebbero far struggere di commozione le anime gentili che si sciolgono in lacrime davanti a cotanta generosità, ma in realtà una più attenta analisi rivela come queste donne siano rese oggetto di un vero e proprio ricatto, sottoponendo il proprio corpo a un ignobile sfruttamento, reso possibile dalle loro basse condizioni economiche.

Ovviamente, testimonianze di ben altro tenore, sono accuratamente celate: le donne costrette a vivere segregate per nove mesi senza poter avere alcun rapporto con amici e parenti per non “rovinare il prodotto”; donne che firmano contratti capestri, che non sanno nemmeno leggere, che vengono costrette ad abortire se i committenti ci ripensano o se il ‘prodotto’ è difettoso.
Ma se i difetti si scoprono alla nascita...?.

Questi pochi esempi rappresentano solo una goccia nel mare di quello che si può trovare su internet oggi attorno al tema dell’utero in affitto. Un traffico di affari difficilmente stimabile (ma certamente ammontante a diversi miliardi di dollari, se solo negli Stati Uniti fattura ormai oltre due miliardi), che è permesso in barba a qualsiasi trattato di protezione dei minori e dei diritti umani, e che viene gestito da agenzie rivestite di falsi propositi umanitari, ma che in realtà sono vere e proprie società multinazionali, che hanno il solo scopo di raggiungere il maggior profitto possibile.

La parola ‘miracolo’ che si trova frequentemente in tutti questi siti si riferisce al fatto che miracolosamente un bimbo possa ‘nascere’ da due uomini o due donne. Questo furbescamente sottintendendo i signori che gestiscono tutta la faccenda!
No. Non è un miracolo, è pura compravendita di esseri umani al fine di ottenere enormi profitti sulla pelle di bambini, che vengono orribilmente trattati come merce e, in quanto tali, possono essere rifiutati o rispediti al mittente se non soddisfano le pretese di chi li acquista.

Come siamo arrivati a tutto questo?
Difficile dirlo, ma la battaglia per evitare che tale traffico aumenti e metta basi legali anche nel nostro Paese passa attraverso una campagna di sensibilizzazione e presa di coscienza che raggiunga tutto il pianeta, con ogni mezzo di comunicazione disponibile.

Ferdinando Costantino e Monica Boccardi

Fonte: Articolo apparso su Notizie ProVita di Gennaio 2016, pp. 24-27


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