18/03/2019

Chiara Amirante: «Le “;droghe leggere” non fanno male? Una falsità assoluta!»

La tossicodipendenza non si combatte con la depenalizzazione, bensì con il recupero umano delle vittime. Chi cade in qualunque forma di dipendenza – dalla droga, dall’alcool, dal gioco, dal sesso, da internet – guarisce soltanto imparando ad amare se stesso e gli altri. Ne è profondamente convinta Chiara Amirante, fondatrice della comunità Nuovi Orizzonti, che quest’anno taglia il traguardo dei suoi 25 anni. Una ricorrenza che è stata sugellata dall’uscita dell’ultimo libro di Chiara Amirante, La guarigione del cuore (Piemme, 2019), in cui l’autrice rende conto del metodo “vincente” che le ha permesso, in un quarto di secolo, di riportare tanti ragazzi dalla morte alla vita. A colloquio con Pro Vita, la Amirante ha raccontato in sintesi la sua esperienza con i rappresentanti di quel “popolo della notte” che, rinascendo, sono diventati migliaia di “cavalieri della luce”, pronti a testimoniare il ritorno della gioia nei loro cuori.

Chiara, nei suoi libri, nelle sue testimonianze, nei suoi incontri formativi, lei ha spesso testimoniato che tutte le forme di dipendenza presentano dinamiche molto simili. Cos’è che le accomuna?

«Ho iniziato ad andare in strada quasi trent’anni fa, credendo che la droga fosse una delle principali cause di malessere per i giovani. Con il tempo, mi sono accorta che la droga, l’alcool, le dipendenze di ogni genere sono solo la punta dell’iceberg di un malessere più profondo che è frutto di veleni come il consumismo, l’edonismo, il relativismo, di cui oggi tutti ci nutriamo e di cui molti, anche inconsapevolmente, pagano un prezzo molto alto. L’amicizia, l’affettività, la sessualità sono inquinate da tante relazioni “usa e getta” e, quando qualcuno si sente usato e gettato, le ferite del cuore sono molto dolorose. Eppure quasi nessuno ci aiuta a riconoscere e a curare queste ferite, al punto che il cuore, di fronte a tanto dolore, tende a chiudersi e a cercare varie forme di anestesia. Siccome tu non vuoi sentire quella sofferenza, cerchi qualcosa con cui stordirti: alcool, pasticche, gioco d’azzardo, internet (c’è chi trascorre anche otto ore al giorno davanti al computer). Si innesca così un circolo vizioso che porta ad essere schiavi delle dipendenze, incapaci di amare, intrappolati in un tunnel da cui è difficile uscire».

Nelle comunità di Nuovi Orizzonti come vengono aiutati i ragazzi a uscire dalle dipendenze?

«Nelle nostre comunità non vengono solo tossicodipendenti ma giovani vittime di qualunque forma di dipendenza, quindi ognuno di loro intraprende dei percorsi personalizzati, a seconda delle storie e ferite personali. Si compie così un cammino di guarigione del cuore, basato sulla spiritherapy, sulla meditazione e sul Vangelo vissuto. Per essere pienamente felice, chi crede, attingerà alle parole di Chi ci ha creato e conosce il nostro cuore come nessun altro. Anche chi non crede in Gesù Figlio di Dio, comunque, sentirà cambiare la sua vita, attraverso le “perle di saggezza” di quello che è stato il più grande Uomo della storia».

In questo cammino, che ruolo possono avere le famiglie dei ragazzi?

«L’aiuto che le famiglie possono dare è svolgendo anche loro questo percorso. Non è un percorso rivolto unicamente a chi ha delle dipendenze ma serve a riconoscere tutte le varie trappole di malessere in cui cadiamo e come uscirne. È innanzitutto un percorso per arrivare ad essere persone felici, realizzate, con la pace nel cuore, capaci di essere d’aiuto agli altri, invece di ferirli inconsapevolmente. Un percorso che ci porta a vedere la bellezza che è in noi e negli altri, instaurando con l’altro un dialogo profondo. Nella “società della comunicazione”, siamo talmente bombardati da messaggi che ci indicano come fare per raggiungere il successo, che non si ha più il tempo di guardarci negli occhi per volerci bene, ascoltarci e vivere le cose essenziali della vita, cioè i rapporti d’affetto e d’amore che ci vengono donati e che vanno coltivati. Oggi, però, molti ragazzi vengono riempiti di regali da genitori spesso separati, che sperano così di trasmettere il loro affetto ai figli che soffrono per la separazione».

Periodicamente viene riproposta l’ipotesi della depenalizzazione o legalizzazione delle “droghe leggere” (attualmente vi sono due Ddl depositati il Parlamento): qual è la sua opinione in merito?

«Sono assolutamente contraria a questa ipotesi. Chi è in contatto con ragazzi imprigionati nelle varie dipendenze, conosce perfettamente il meccanismo dello “sballo”. Se è vero che non tutti quelli che iniziano da uno spinello, finiscono poi con le droghe pesanti è altrettanto vero che tutti coloro che consumano droghe pesanti, sono partiti con le “droghe leggere”. Quest’idea che le “droghe leggere” non fanno male è una falsità assoluta, perché qualunque tipo di sostanza viene ad alterare il nostro equilibrio psicologico. Quando si legalizzò il commercio delle sigarette, si pensava che così se ne sarebbe eliminato il contrabbando: non solo questo non è accaduto ma il numero di fumatori è notevolmente cresciuto. Oggi ci si vuole lavare la coscienza scrivendo sui pacchetti che “il fumo uccide” ma l’assuefazione che danno queste sostanze è tale che, anche se sai che il fumo uccide, tu continui a fumare. La stessa cosa avviene con qualsiasi altro tipo di sostanza che crea dipendenza, sia essa leggera o pesante: se la assumi due o tre volte, ti dà assuefazione, quindi è molto pericoloso pensare di legalizzare queste sostanze perché, in realtà, quando un giovane scopre quel tipo di piacere, lo vuole riprovare, passando poi a cose che lo “sballano” sempre di più. Oltretutto anche nei paesi europei dove si è tentata qualche forma di legalizzazione, si è sperimentato che, in questo modo, il numero di tossicodipendenti aumenta vertiginosamente».

Luca Marcolivio

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.