11/05/2016

Dalle istanze LGBT... ci salveranno i cantanti?

È un po’ che ripenso a certi atteggiamenti pro LGBT. Oramai siamo talmente sommersi che si potrebbe avere la tentazione di lasciar correre.

Una notizia mi ha tuttavia indotto a rompere gli indugi e a scrivere.

Durante il concerto a Copenaghen la cantante britannica Adele si è offerta di fare da madre surrogata ad André e Simon, due suoi fans appena invitati a salire sul palco, dopo avere assistito alla richiesta di matrimonio del primo al secondo, con tanto di anello (dicono di plastica).

Adele, secondo il Mirror, per cantare ad eventi privati ha un cachet di 750.000 dollari; aspetto di vederla annullare un tour per le nausee gravidiche surrogate, sottoporsi a cesareo e poi consegnare il pacchetto con il bimbo avvolto in immancabili coccarde arcobaleno per le photo opportunity. L’istinto mi dice che dovrò attendere parecchio.

Negli USA il North Carolina ha varato una legge che stabilisce che ciascuno deve andare nei bagni e negli spogliatoi corrispondenti al proprio sesso anagrafico. Non l’avessero mai fatto! È un attentato che discrimina i transgender, hanno detto le organizzazioni LGBT, che tengono molto al pudore dei loro affiliati, ma un po’ meno a quello di una tredicenne che dovrebbe fare la doccia nuda assieme a un superdotato di trent’anni, che però dichiara di sentirsi donna... Non credete che possa succedere? È successo a Seattle, nella piscina Evan, dove un uomo ha risposto alle guardie chiamate dalle signore negli spogliatoi di avere il diritto di spogliarsi lì per la legge dello Stato.

In Virginia, il trentenne Richard Rodriguez si è messo a fare i filmini alle signore nei bagni. A Los Angeles Jason Pomare si è vestito da drag con parrucca e seni finti per riprendere le donne con un telefonino nascosto nella borsetta. L’Università di Toronto ha dovuto ritornare al vecchio regolamento, dopo che l’apertura dei bagni gender neutri aveva portato a due distinti episodi di voyeurismo ai danni di donne durante la doccia. Ancora a Toronto il 37enne Christopher Hambrook è stato condannato per avere molestato in modo seriale alcune donne con il pene eretto, mentre usava il nome Jessica.

Bryan Adams
Bryan Adams

Qualche lettrice è indignata? Ma è la fluidità di genere, bellezza! E la legge del North Carolina che la contrasta è un affronto intollerabile a questi nuovi ‘diritti’ in salsa LGBT. Tra i cantanti ha cominciato il boicottaggio Bruce Springteen, annullando il proprio concerto in North Carolina, lo ha seguito a ruota Bryan Adams.

Springsteen ha come casa discografica la Sony. Nel ricevere il premio come migliore marchio dell’Arabia Saudita, il signor Taro Kimura, general manager per le vendite e la commercializzazione del colosso nipponico, ha ringraziato la Modern Electronics Co. Ltd. (MECL), unico distributore dei prodotti Sony in Arabia e sussidiaria della Al Faisaliah Group Holdin, “per la ulteriore crescita della reputazione del marchio“. Springsteen se la prende con i legislatori del North Carolina, ma sciogliere il contratto che lo lega ad un’azienda che opera in Paesi dove le persone transgender, più che preoccuparsi dei bagni, devono badare a salvare la pelle, è qualcosa che forse costerebbe un po’ di più di un concerto annullato (di queste incoerenze dei grandi marchi, fornendo una lista, si è già parlato qui).

Bryan Adams fa il bel gesto in North Carolina, perché ‘in coscienza’, ha detto, “non può esibirsi in uno Stato dov’è certe persone vedono negati i diritti civili a causa del loro orientamento sessuale“. Adams deve avere una coscienza a territorialità limitata. Il 13 dicembre 2010 si è esibito al Congress Hall di Damasco, il giorno dopo al Forum de Beyrouth di Beirut, altri due giorni e cantava in Qatar all’Intercontinental Hotel West Bay di Doha per arrivare il 17 nella capitale mondiale dei diritti LGBT, il World Trade Center a Dubai. Adams si è esibito, non si sa con quanta ritrosia, anche in Egitto dove, forse il suo manager non glielo ha detto, ma il 26 aprile il Daily Mail ha riportato la notizia che 11 omosessuali si sono beccati una condanna a un bagno carcerario per 12 anni. Altro che diritti LGBT!

musica_banda_cantanti_arcobaleno_LGBTMa, visto l’ardore con cui si battono per la non discriminazione dei sessi, attendiamo le feroci proteste delle ugole d’oro gay friendly per la decisione dell’Università di Harvard di concedere un’ora di attività in palestra riservata alle sole donne, richiesta proveniente dalle studentesse islamiche. Se ciò non dovesse avvenire dovremmo a malincuore prendere atto che per costoro la virtù delle donne mussulmane vale più di quella di qualsiasi altra donna, forse anche perché offenderla può avere costi assai più cari.

Ma veniamo all’Italia. Sul palco dell’Ariston, a Sanremo, è stato un florilegio di nastrini, coccarde ed ammennicoli arcobaleno: si è trattato di un vero e proprio festival LGBT! Tra gli ospiti di maggiore richiamo di quest’ultima edizione non si può non considerare la cantante romagnola Laura Pausini, che si è esibita dietro un cachet imprecisato e non divulgato (e pare non divulgabile, pena querela). In un’intervista ha dichiarato che non si sposa perché non può farlo la sua amica lesbica (ne davamo notizia qui). Un gesto di commovente impegno per una causa che però non le impedisce di includere nel suo Simili World Tour 2016 il Perù il 31 agosto e il Paraguay il 7 settembre, Nazioni dove il matrimonio gay non c’è e dove dunque nemmeno lì la Pausini può sposarsi, ma dove le è comunque possibile guadagnarsi l’onesto pane esibendosi.

Questi episodi mi riportano alla mente gli anni della guerra del Vietnam, quando i cantanti erano i portavoce di altri vessilli: il pacifismo faceva gorgheggiare il gruppo dei GigantiMettete fiori nei vostri cannoni“, la droga libera ispirava “Cocaine” ad Eric Clapton e l’impegno politico aveva il suo inno nel “El pueblo, unido, jamás será vencido“, degli Inti Illimani.

Divenuti outdated, altre battaglie (specie quella LGBT...) attendono oggi di essere combattute dai personaggi dello spettacolo, che ad esse sacrificano i propri beni vivendo di provvidenza in umili alloggi e che per esse rischiano la propria vita protetti solo dal calore dei fans e forse da qualche addetto alla security. Meno male che ci sono loro a difendere i diritti dei più deboli...

Renzo Puccetti


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