29/08/2015

Demografia: censurato come ripugnante perché invita a fare tanti figli

La demografia è una scienza e chi la studia con competenza sa bene che l’Occidente, almeno così come lo abbiamo conosciuto finora, è in via d’estinzione.

Suo segno distintivo, infatti, ormai è la denatalità, accompagnata da una tragica crisi valoriale.

Una crisi dovuta al relativismo imperante, che miete vittime anche tra i suoi stessi sostenitori, come nel caso di Torbjörn Tännsjö, uno dei più noti filosofi svedesi contemporanei. Ce lo racconta Luca Gili sul Foglio.

Professore di filosofia morale all’Università di Stoccolma, Tännsjö simpatizza per il Vänsterpartiet, il partito svedese di estrema sinistra, femminista e socialista ed è anche un convinto sostenitore del relativismo morale.

Nonostante ciò, proprio lui ha dovuto subire la censura dei liberal, che hanno definito “ripugnante” il suo pensiero. La colpa di Tännsjö è di aver scritto che è moralmente doveroso fare tanti bambini.

Secondo il filosofo, infatti, la felicità può essere quantificata. Dunque, è un dovere morale aumentarla nel mondo. Inoltre, pare che molte persone siano felici durante la loro esistenza. Ora, se al termine della vita di un uomo la quantità di felicità eccede quella di infelicità, quella vita è stata buona. E poiché è statisticamente certo che molte vite siano di questo tipo, allora è moralmente doveroso aumentare il numero di esseri umani su questa terra, in modo da aumentare la quantità di felicità. Ecco allora la conclusione che i liberal hanno definito ripugnante: bisogna fare tanti bambini. Bludental

Attenzione: il filosofo svedese è un abortista convinto, è uomo di sinistra e non fa minimamente cenno ad argomenti religiosi. Tuttavia, quanto sostiene non può trovare il consenso e l’appoggio dell’establishment relativista. Il professore di Stoccolma ha difeso la sua tesi in numerose pubblicazioni accademiche.

Recentemente, Dylan Matthews, uno dei condirettori del magazine di cultura americano Vox.com, ha commissionato a Tännsjö un articolo divulgativo in cui spiegare le ragioni della sua tesi. Il pezzo però non è mai uscito. Censurato.

I condirettori della rivista hanno infatti temuto che gli argomenti del professore potessero essere interpretati da alcuni lettori come contrari all’aborto e al controllo delle nascite. Che sono ormai tra i  dogmi oggigiorno intoccabili.

Il filosofo svedese ha raccontato quanto gli è capitato, denunciando gli ostacoli che vengono frapposti alla libertà di ricerca. Ma si renderà conto che è rimasto vittima dello stesso sistema di pensiero cui egli aderisce?

Redazione

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