28/09/2018

Drag queen al Palermo Pride: letture per bambini

C’era anche lo spazio Dudi la principessa con la barba, ovvero letture per bambini con un drag queen come narratore, al Palermo Pride, svoltosi pochi giorni fa, in uno spazio apposito dedicato ai minori. Un “esperimento” (è proprio il caso di dirlo) già inaugurato lo scorso giugno al Gay Pride di Milano, dove il drag queen The Real Lady Stretch, aveva impegnato le menti e la fantasia dei bambini con una “fiaba” dall’incipit molto particolare: «C’era una volta un mondo arcobaleno dove le donne si innamoravano delle donne e gli uomini degli uomini» e proseguendo con una vera e propria lezione di omosessualità rivolta ai piccoli. Non è andata diversamente a Palermo, dove il drag queen LaMik pare abbia scelto le storie da raccontare ai bambini attingendo a piene mani dalla “letteratura per l’infanzia che parla di diritti civili”, come riporta in modo sibillino il sito de La Repubblica.

Fuori dai confini italiani, le cose non sono molto diverse: in Canada i bambini hanno a che fare con un drag queen peloso (con tanto di video), a New York si ha il Drag Queen Story Hour... e non c’è da stupirsi se  anche un bambino di otto anni si esibisce come drag queen (qui il video, sottotitolato da Pro Vita).

In questo clima risulta “normale” che nel Regno Unito si sia registrato un aumento vertiginoso, negli ultimi 10 anni, di bambini trans o, meglio, che si sentono trans (di cui abbiamo già parlato qui).

Un accorato appello è stato lanciato dal collegio americano dei pediatri (ACPeds) a tutti i medici di questa categoria, per invitarli alla cautela nell’applicare le recenti raccomandazioni dell’Accademia Americana dei Pediatri (AAP). Quest’ultima avrebbe esortato a supportare e a considerare “normale” la scelta di qualunque identità di genere “altra” rispetto al proprio sesso biologico, nei bambini. Tale esortazione non ha alcuna valenza scientifica, ma è pura ideologia, “studi gender”, che in Inghilterra sono stati finalmente indicati, proprio in riferimento all’aumento esponenziale dei ragazzini con disforia di genere, come la causa del loro disorientamento.

Ma l’ACPeds e il suo presidente il dottor Joseph Zanga hanno parlato chiaro: d’ora in poi il principio da seguire nella cura dei bambini transgender sarà “non rischiare di fare danni” prescrivendo farmaci che bloccano la pubertà e condannando i ragazzi ad assumere per tutta la vita ormoni “cross-sex” e consentire la mutilazione chirurgica di parti sane del loro corpo. Questo modo di procedere, secondo il collegio americano dei pediatri, è da considerarsi alla stregua di un vero e proprio “abuso” nei confronti dei minori che aumenta 20 volte il tasso di suicidio in età adulta.

L’ACPeds ha chiarito, anche, senza possibilità di fraintendimenti, che nessuno nasce con un “gender” avulso dal proprio corpo, perché la coscienza di sé come maschio o femmina è innata e tende a svilupparsi nel corso del tempo, ma potrebbe anche essere sviata da determinate influenze “culturali” e dalle impressioni soggettive del bambino.

Per questo, secondo il comunicato, certe iniziative con i bambini risultano quanto meno discutibili, contribuendo ad ingenerare in personalità ancora in fase di formazione, quella “tirannia della mente” sul corpo, responsabile di certi disturbi dell’identità sessuale,  il tutto condito da una retorica buonista e sventolante diritti per tutti e di tutti, tranne quelli dei bambini.

Manuela Antonacci

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