30/07/2015

Espianto di organi : a cuore battente, da persona senziente

Abbiamo affrontato in diverse occasioni il problema dell’espianto di organi a cuore battente.

E’ una questione estremamente delicata.

Sono intervenuti autorevoli esperti nella materia a tranquillizzarci sul fatto che in Italia i protocolli offrono garanzie solide sull’irreversibilità della condizione del donatore. Confidiamo certamente nella deontologia professionale dei nostri medici e ci auguriamo fortemente che siano severamente puniti gli eventuali abusi. Resta però il grande problema, filosofico e scientifico, della validità della morte cerebrale in se stessa. Ricordiamo in ogni caso il principio che non si può togliere un organo vitale a una persona che non sia certamente morta.

All‘estero, però, dove la mentalità utilitarista e materialista considera la vita umana alla stregua di un qualsiasi altro oggetto di consumo, già c’è chi vuole spostare i paletti un po’ più in là.

Bludental

Nei Paesi dove l’eutanasia è legale, spesso l’equipe  che opera l’espianto si coordina con i boia che procurano la “dolce morte”. Ma gli utilitaristi vogliono cambiare proprio le regole e abolire del tutto la condizione di “morte cerebrale” (per quanto la cosa sia già interpretata in modo elastico: diversi donatori  sono “risuscitati” appena in tempo) per consentire l’espianto.

L’avvocato e bioeticista Wesley Smith ci scrive dell’ultimo intervento autorevole in materia: Walter Glannon, un canadese, ne ha scritto sulla rivista filosofica Aeon .

Ha tutta una lista di persone che potrebbero essere uccise per i loro organi. In primo luogo i donatori di reni: tecnicamente l’espianto di reni non causa immediatamente la morte, in quanto le macchine possono svolgere la loro funzione fuori dal corpo del paziente: “In un protocollo sviluppato da un chirurgo dei trapianti Paul Morrissey alla Brown University di Rhode Island, per esempio, i reni possono essere presi da pazienti vivi perché facendo questo non si causa la morte cerebrale o la morte cardiaca.”

Ovviamente Glannon ritiene si possano espiantare organi (e quindi uccidere) da coloro che sono diagnosticati in persistente stato vegetativo. Come Salvatore Crisfulli, per intenderci, che ad un certo punto si è svegliato.

Stanno nella lista le persone con disabilità gravi, e in alcune circostanze, quando c’è una vera urgenza, si potrebbero anche rimuovere gli organi da quelli con piena coscienza le cui vite potrebbero continuare a lungo, ma con profonda sofferenza e dolore: quelli con sindrome locked-in e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), o morbo di Lou Gehrig, dove degenerazione dei motoneuroni rendono la persona sempre più incapace di muoversi.

Impossibile? Esagerato?

Chi avrebbe detto, 10 anni fa, che si potesse impunemente eliminare una sanissima ventiquattrenne solo perché depressa?

Redazione

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