22/01/2016

Family Day – Mons. Crepaldi: è il momento della piazza

Il Family day del 30 gennaio prossimo a Roma vede sempre più l’adesione e l’incoraggiamento dei vescovi italiani. Tra questi, negli ultimi giorni, anche il card. Ruini, artefice del Family day del 2007 e mons. Luigi Negri, che ha invitato i suoi fedeli ad andare nell’Urbe.

Non sarà una manifestazione “confessionale” e non è organizzata dai movimenti ecclesiali. Però è bello sapere che anche la Chiesa sostiene la necessità di manifestare pubblicamente contro un progetto di legge, il ddl Cirinnà, con cui si vuole distruggere la famiglia.

A scendere in campo, con una chiarezza cristallina è pure l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, ex segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. In un’intervista al Foglio, pubblicata anche dall’Osservatorio internazionale “Cardinale Van Thuân”, mons. Crepaldi avverte che «se il disegno di legge sulle unioni civili fosse approvato così com’è, le conseguenze sarebbero enormi. Si aprirebbe una porta su una sperimentazione allargata dalle conseguenze tragiche». «Muterà sostanzialmente il concetto di famiglia – prosegue -, dovranno cambiare tutte le politiche – da quelle fiscali a quelle tariffarie a quelle della casa – perché il ddl Cirinnà equipara in tutto le unioni civili e il matrimonio tra un uomo e una donna, nella scuola dovranno essere dati insegnamenti nuovi in materia non solo di famiglia, ma anche di sessualità e di questioni di genere. L’approvazione del Cirinnà rappresenterebbe un precedente importante per l’approvazione dei disegni di legge Scalfarotto e Fedeli». Questa, dunque, si configura come la madre di tutte le battaglie, perché con le unioni civili si spalancherebbero le porte alla teoria gender e all’introduzione del reato di omofobia.

Toni, quelli del vescovo, ben lontani da ogni compromesso. Sulla famiglia e sul futuro dei nostri figli non si scherza e non si può trattare.

Ma mons. Crepaldi è netto ed inequivocabile anche su un altro punto: «Attenzione però al possibile trabocchetto: se si cancellasse dalla legge la stepchild adoption, il disegno di legge sarebbe ugualmente inaccettabile». A scanso di ogni equivoco, per difendere la famiglia naturale è necessario opporsi, senza se e senza ma, a qualsiasi tipo di legalizzazione delle unioni civili, sia etero che omosessuali.

Purtroppo anche tra quanti in Parlamento (e non solo) lottano validamente contro il ddl Cirinnà, si continua a ripetere che comunque sarebbe giusto riconoscere i diritti alle coppie gay. Ma questo è sbagliato. Si devono tutelare – e già è così – i diritti individuali di tutti, senza però creare nuovi istituti giuridici e dare riconoscimento alle convivenze, che di per se stesse sono fluide e non garantiscono alcuna stabilità per la società.

E se qualcuno obietta che bisogna adattarsi ai tempi, alle mutate situazioni e al trend europeo, mons. Crepaldi risponde di non preoccuparsi, perché «il matrimonio, la famiglia, il bene dei figli hanno un valore permanente, pur nel cambiamento di modalità di vita e di stili sociali». roma_family_day_gender_cirinna_fedeli_buonascuola_renzi_brandi_adinolfi_matrimonio gay

«Sono del parere  – aggiunge – che la Nota dei vescovi italiani del 2007 fosse un documento ben equilibrato, ben argomentato e propositivo, che esprimeva la sapienza della Chiesa per il bene delle persone e delle famiglie. Quelle indicazioni che, a proposito di leggi di questo tipo, dicevano di non andare oltre il riconoscimento di diritti individuali (individuali, non di coppia) sono valide ancora oggi». Concetti espressi pure dal card. Ruini, secondo cui bisognerebbe attribuire i diritti (del resto già riconosciuti da sentenze della magistratura) alle singole persone che formano la coppia, e non alla coppia come tale.

Infine, a chi non condivide la scelta di scendere in piazza, l’arcivescovo di Trieste fa notare che «c’è il momento della preghiera, del dialogo, del convegno di approfondimento e anche della presenza in piazza. Quando scende in piazza, il cristiano non lo fa in odio a qualcuno, ma per esercitare il proprio dovere di cittadino responsabile».

Non si capisce proprio la posizione di quanti contrappongono il Family day all’azione culturale, capillare, costante, portata avanti nelle varie realtà locali. Non c’è e non ci può essere contraddizione. Serve la piazza e serve la formazione.

Gli Lgbt non hanno paura di manifestare pubblicamente per le loro idee. Per quale motivo non dovrebbe farlo chi difende la verità sulla famiglia e sul matrimonio, il diritto dei bambini ad un papà ed una mamma e quello della donna a non vendere il proprio corpo per soddisfare i capricci di due gay ricchi?

Federico Catani

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.