01/10/2016

Fecondazione artificiale e incesto: quale relazione?

C’è una relazione tra la fecondazione artificiale eterologa e l’incesto, tra la tecnica e l’uomo?

«Ciò che va sotto il nome di potere dell’Uomo sulla Natura risulta essere un potere esercitato da alcuni uomini sopra altri uomini, con la Natura a fungere da strumento. Non c’è, ne potrà mai esserci, semplice aumento di potere da parte dell’Uomo [...]. In ogni vittoria, oltre a essere il generale in trionfo, l’uomo è anche il prigioniero che segue il carro trionfale. In realtà il potere dell’Uomo di fare di se stesso ciò che vuole significa [...] il potere di alcuni uomini di fare di altri uomini ciò che vogliono. Certamente è nel potere dell’Uomo trattare se stesso come un semplice “oggetto naturale” [...]. La vera obiezione è che se l’Uomo sceglie di trattare se stesso come materia prima, materia prima sarà»1.

Non è una prospettiva che allieta il politically correct quella che si interessa di questa apparentemente insolita relazione tra l’iter della fecondazione artificiale eterologa e l’angoscia da pontenziale incesto che attanaglia il fronte socio-politico e sanitario.

Cynthia Daily, mamma di una giovane nata tramite fecondazione eterologa, decise, insieme al marito, di ricercare le origini paterne biologiche della figlia mediante la creazione di un sito web avente il numero segreto di identificazione del donatore. Presto diversi nuclei familiari, con prole prodotta da quel medesimo seme, iniziarono l’identificazione, così nel giro di brevissimo tempo si registrarono 150 fratelli e sorelle, nati dallo stesso padre biologico, consanguinei della figlia di Cynthia.

Il caso fece scalpore, ma non stupisce se messo a confronto con la situazione americana dove il numero di nati in provetta aumenta esponenzialmente e il “far west” delle banche di gameti (con tutte le confusioni del caso) funge da precursore per legami genetici non dichiarati ai diretti interessati (ad esempio il famoso “gruppo 1476”, un ritrovo web di tutti i nati dal donatore 1476, il cui anonimato anagrafico è stato rimpiazzato da un codice numerico; oppure il programma televisivo Generation cryo: fratelli per caso, dove Bree, 17 anni, figlia di una coppia lesbica, decide di trovare suo padre, l’anonimo 1096 e con lui gli altri 15 fratelli). Così il buio anagrafico espone una fetta numerosa della popolazione al rischio di intrecciare legami amorosi tra consanguinei sconosciuti sparsi per il territorio con il pericolo di future generazioni colpite da pesanti patologie genetiche dovute a incesti casuali tra fratelli e sorelle.

L’interrogazione critica è fortemente stimolata dall’avanguardista concezione dell’origine. Domandarsi, seguendo un tracciato a ritroso, quale collasso concettuale sia avvenuto, ci riconduce a pensare la vita frutto della fecondazione artificiale non come a un fatto sufficiente a se stesso, quanto piuttosto come immagine di un radicale stravolgimento delle relazioni umane, dalle primordiali e più genuine, come quelle genitoriali (con la nuova figura delle “mamme-nonne”), a quelle complesse, come medico-paziente o genitori biologici – genitori legali – donatori.

Non solo gli errori particolari e “di percorso” della fecondazione artificiale (la fabbricazione di decine e decine di figli dal medesimo seme; donne che hanno partorito il figlio del fratello; bambini ermafroditi nati per un cocktail sbagliato di embrioni; figli concepiti in laboratorio dal seme di padri o donatori deceduti; ecc..) ma la totalità del fenomeno, a rendere la biomedicina un gioco di desideri e poteri dell’uomo sull’uomo, dove la scienza vale più dell’agente morale e la freddezza emotiva toglie di mezzo ogni possibile perplessità sull’entità del più debole.

L’inghippo è che questi “incidenti di montaggio” della fecondazione artificiale non fanno luce sull’identità del soggetto fragile (tralasciando dall’analisi la questione relativa al numero, all’entità e all’innocenza degli embrioni sacrificati nella fecondazione artificiale): per antonomasia egli è l’orfano di madre e padre, che non ha voce né scelta a proposito della compravendita che lo precede, tanto meno circa la menomazione inflitta al suo albero genealogico. Spesso però gli attori di questo ingegno biomedico non tengono conto che sono esseri composti di corpo, spirito e psiche, tre componenti soggette alla debolezza della nostra specie.

famiglia_gender_vita_fecondazione_neonato_aborto_bambiniVolutamente vengono così taciute le ripercussioni che questo sfregio al dono della vita causa in tutti i coinvolti nella fecondazione, in primis la prole, la quale spesso testimonia un chiaro rifiuto nei confronti della realtà familiare somministrategli, intenzionalmente resa ingannevole e opzionabile. I “figli della provetta” non riconoscono, dall’affetto genitoriale, la loro esclusività e faticano a concepire confidenzialmente e naturalmente l’accoglienza per il posto che si trovano ad occupare nella casa nativa. Tendono in genere a definirsi come oggetti da supermercato, senza ingredienti, marchio né etichetta, vissuto che interferisce con le relazioni paterne (nel caso di donatore anonimo questi nutre frequentemente disagi con il figlio o la figlia perché non vede nulla di se stesso, tranne la sterilità e con essa una terza persona che di norma non dovrebbe esserci in un matrimonio) o paterne e materne, impedendo la tangibilità dell’estraneità che necessariamente vige imperiosa, aggravata dal confezionamento del prodotto reso orfano di genitori vivi.

Di cosa stiamo parlando?

La techne moderna appare come neutrale, unicamente strumentale e priva (obbligatoriamente priva) di valori. A differenza dei tempi antichi, oggi la tecnologia non è al servizio dell’uomo che scopre e realizza forme/essenze oggettive presenti nella natura, ma al contrario egli misconosce l’intrinseca determinazione di queste presenze, tanto da scioglierla in una fluidità ontologica che fa di esse materia grezza in attesa di una ri-semantizzazione. Questo ha condotto l’individuo al centro del suo potenziale e il suo potenziale al centro del suo esistere. Così non conta le teleologia delle azioni, ma che esse siano conformi ad aspirazioni materialiste circostanziate. Controllo ed efficienza sono gli unici criteri ammissibili, non c’è scopo intrinseco e non c’è un Bene ultimo. L’arbitrarietà è quanto basta per valutare il beneficio dell’uso. Come ci ricorda Heidegger: quando poniamo la tecnologia di fronte a noi stessi in modo neutrale, commettiamo il peggiore degli errori.

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L’alienazione meccanicistica e utilitarista dell’uomo con il suo sapere e dei due con l’etica, ha ridotto tutto l’esame dell’azione umana ai singoli, isolati, imprigionati nel solo tempo presente, senza futuro o con futuro manipolabile. Questo fenomeno è lampante nella fecondazione artificiale: il fare prende il posto dell’agire, così un dono di comunione personale diviene un progetto su misura, composto nelle sue parti, scelto qualitativamente e sottomesso a precise condizioni. La tecnica è entrata nel campo della persona impossessandosi della nascita, concependola come un fatto misurabile e non l’inizio di un continuum esistenziale permanente: il corpo è spersonalizzato, come sottolinea il Card. Caffarra, il corpo non è l’uomo; non è personale e la persona non è corporale. Una catena di dissociazione a dominio – uso del corpo per l’utile, che considera, non l’appartenenza ad esso, ma il suo possesso, come mezzo per il raggiungimento di previsti e bramati fini lontani da un’etica della libertà. Così la fertilità senza sessualità altro non può essere che dato biologico anatomicamente e fisiologicamente fenomenico-naturale e quindi sostituibile all’occorrenza. L’incombenza di una moralità, che grava sul mero possesso di organi e funzionalità, viene meno se questi sono pensati esattamente come quantificabili, ripetibili e rimpiazzabili, cosa che per definizione, ciò che è personale non può includere.

Incidenti come quelli sopracitati accadono nel momento in cui una creatura fa del suo contingente un pretesto per idealizzare l’onnipotenza. Ancora una volta il Cardinale Carlo Caffarra ci ricorda che: «il fallimento di un protocollo tecnico causa un danno, un male parziale, limitato all’uomo. L’errore nell’etica è la peggiore disgrazia dell’uomo; è la morte dello spirito. Esso può causare il male totale, infinito dell’uomo: la perdita di se stesso»2.

Giulia Bovassi


1 C. S. Lewis, L’abolizione dell’uomo, Jaca Book, Milano 1979

2 Carlo Caffarra, I problemi etici della procreazione umana; relazione tratta dagli atti del Primo Corso Internazionale di Bioetica, «Bioetica un’opzione per l’uomo», Bologna, aprile 1988.

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