28/10/2015

Fecondazione artificiale: lotta contro l’anonimato

La Francia torna ad interrogarsi sulla fecondazione artificiale e lo fa grazie alla battaglia che da più di cinque anni è combattuta da Audrey Kermalvezen (pseudonimo scelto dalla diretta interessata).

La donna, avvocato trentacinquenne e presidente della associazione PMA (Procreazione Medicalmente Anonima), ha scoperto nel 2009 di essere stata concepita col seme di un venditore di gameti la cui identità è sconosciuta. Da allora si sta battendo affinché per ciascuno sia possibile conoscere le proprie origini biologiche (e con lei molte altre persone, ne abbiamo parlato in diversi articoli). Audrey ha portato il proprio caso di fronte al Consiglio di Stato francese, che pochi giorni fa si è espresso negativamente circa la possibilità per i nati da eterologa di conoscere le proprie origini biologiche. “Mes origines: une affaire d’État” (“Le mie origini: un affare di Stato“, edizioni Max Milo) è il libro dato alle stampe l’anno scorso dalla donna, che lamenta una totale assenza di regole in tema di fecondazione eterologa.

Dal 1973 in Francia è possibile vendere gameti, ma solo dal 1994 esiste un limite massimo di dieci figli per venditore. Limite che, secondo quanto affermato l’anno scorso anche da Louis Bujan, presidente della Federazione dei Cecos (Centres d’étude et de conservation des œufs et du sperme humains, centri di studio e conservazione degli ovuli e dello sperma umani, che altro non sono che le banche del seme), può essere facilmente aggirato a causa della mancanza di condivisione delle informazioni da parte dei diversi centri.

«Quello che cerchiamo non è solo il DNA», ma un volto, affermò la Kermalvezen all’agenzia di stampa AFP in occasione dell’uscita del suo libro. Le banche del seme hanno l’obbligo di conservare informazioni sui donatori per 40 anni: per qualche cittadino francese è già ormai impossibile sapere chi è il proprio padre.

Adesso il caso di Audrey potrebbe approdare alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

fecondazione eterologa_eterologa_rimborsabilità_donatoriQuello dell’anonimato dei venditori di gameti è uno degli aspetti più angoscianti della fecondazione artificiale. L’accesso ai dati dei venditori di gameti nulla toglierebbe all’abominio del ricorso alla fecondazione artificiale (per di più utilizzando sperma ed ovuli estranei alla coppia desiderosa di avere un figlio), ma almeno garantirebbe ad ognuno il diritto di conoscere le proprie origini. Diritto per cui, in tutto il mondo, intere schiere di nati da eterologa lottano senza sosta. Ma l’abolizione dell’anonimato rischierebbe di far inceppare il meccanismo di quello che è un vero e proprio mercato dei gameti. In molti rinuncerebbero a diventare genitori biologici di un numero non precisato di figli che in futuro potrebbero rivendicare diritti, con conseguente carenza di gameti freschi e calo di vendite – perché il figlio da eterologa si paga – per le cliniche specializzate.

È quanto accaduto nel Regno Unito, dove l’anonimato dei venditori di gameti è stato abolito nel 2005. Da allora si è registrato un drastico calo degli uomini disposti a concedere il proprio seme ai laboratori, tanto che, esattamente un anno fa, grazie a 77.000 sterline stanziate dal Dipartimento della sanità, ha aperto la prima banca nazionale del seme, con sede presso il Birmingham Women’s Hospital. La banca è il braccio armato del National Gamete Donation Trust (NGDT), il piano nazionale britannico per il reclutamento dei “donatori” di gameti. Come affermato da Charles Lister, membro di primo piano del NGDT, la struttura garantisce una maggiore disponibilità di sperma a tutte le cliniche, private o pubbliche, che ne hanno bisogno. Sul sito del National Gamete Donation Trust si può trovare anche il listino per i compensi ai donatori che quindi sono venditori: 750 sterline a ciclo di stimolazione ovarica per le donne, 35 sterline ad ogni “seduta” per gli uomini.

Intanto, il prossimo 3 novembre, nell’ambito di un evento in occasione del decennale della modifica della legge sulla vendita dei gameti, il Regno Unito si interrogherà su cosa è veramente cambiato: secondo molti l’abolizione dell’anonimato è stato un passo in avanti eccessivo, mentre secondo altri non è stato sufficiente per garantire i dovuti diritti a tutti i concepiti da fecondazione eterologa. Il convegno, che si terrà a Londra, è organizzato proprio dal National Gamete Donation Trust e dalla British Infertility Counselling Association.

In un momento in cui in Italia – dopo l’ennesimo paletto della Legge 40 abbattuto per via giudiziaria – molti ospedali sono partiti con l’approvvigionamento dei gameti e con le prime provette eterologhe, i casi di Francia e Gran Bretagna dovrebbero invitare ad una prudente retromarcia.

Carlo Cristofori

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