29/07/2018

Femminismo, pubblicità sessiste e pornografia

Ci ha offerto interessanti spunti di riflessione un articolo apparso su Forum Libertas a firma di Josep Miró, che a proposito del femminismo politico mostra una grave  contraddizione:  il silenzio sulla pornografia.

Femminismo: no a pubblicità sessiste: e la pornografia?

Una precisazione, in apertura: mi riferisco al femminismo politico, che è fondamentalmente ispirato all’ideologia di genere, e cerca di propagandarla per mezzo di poteri pubblici, Stati, e poteri locali. Per questo femminismo, la pornografia non è oggetto di attenzione:  eppure sono sempre a caccia di maschilisti reali o immaginari: biasimano le hostess in cerimonie di premiazione, le pubblicità “sessiste”, vorrebbero persino la censura e il boicottaggio di testi musicali.

Ma il maschilismo ossessivo nel suo stato più puro, sul quale non dicono mai nulla è  la pornografia.

La parola viene dal greco “porno“, cortigiana o prostituta, e dal suffisso “grafía“, che significa descrivere. La pornografia non è rivolta di solito alle donne. L’uomo è oggetto fino ad un certo punto.  E’ la  donna reificata in modi diversi per suscitare l’uomo sessualmente. Un immaginario costruito sulla base di disuguaglianza, sfruttamento, punizione, secondo la variante preferita del consumatore. I social network hanno esasperato all’ennesima potenza la disponibilità di materiale, la sua asprezza e violenza e l’impunità dell’utente, che non si espone come quando va a comprare una rivista porno. E il grande fratello della rete sa più dei suoi gusti, che lui stesso.

Il fatto che sia una pratica prevalentemente orientata agli uomini  è anche perché l’uomo elabora le informazioni, la stimolazione sessuale, in modo diverso rispetto alle donne.

Il maschio è più “biologico”, più facile da eccitare con le immagini. La donna richiede un approccio più sensuale, più “erotico” che pornografico.

Il mercato della pornografia sembra avere una crescita illimitata. Non si trova mai il punto di saturazione, né limiti di età – i consumatori sono sempre più giovani – o di culture.

Ma la pornografia costruisce in chi ne usa un modo molto specifico di guardare alle donne, che progressivamente cessano di essere  persone per diventare  oggetto portatore – diciamolo con eleganza – delle caratteristiche sessuali secondarie. I commenti sessisti sulle donne esprimono mentalità educate nella pornografia, gli adolescenti risvegliano la loro sessualità tramite essa e quindi “si formano” nel maschilismo. Allora perché il femminismo politico non ha mai alzato la voce contreo l’industria del porno?

Le organizzazioni femministe devono spiegare le ragioni di questa tolleranza con le più grandi imprese del mondo che alimentano il peggiore dei maschilismi.

Redazione

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