23/04/2017

Fratelli per caso: a quanti succederà, in futuro?

Il Messaggero e tanti altri organi di stampa sono stati ingannati dalla falsa notizia dei coniugi che – non riuscendo ad avere figli – fanno analisi approfondite e scoprono di essere fratelli gemelli, nati con fecondazione artificiale.

La notizia pare sia stata costruita ad arte per fare cassetta vendendo la “storia d’amore disperato” che ne risultava. D’altro canto, poteva essere un’altra occasione per parlare anche di incesto in modo condiscendente: è in atto un movimento ideologico che tende a sdoganarlo, in nome del solito “love is love”.

Di fronte a una storia come quella inventata, comunque, il pensiero non può non andare a tutti quei bambini – e, ormai, anche adulti, che invece sono davvero vittime della fecondazione artificiale. Donne illuse e devastate fisicamente e psicologicamente, figli della banca del seme e degli ovuli, che non hanno certezze sul loro stato di salute; non hanno contezza di chi sia realmente il loro papà o la loro mamma. Generation cryo – Fratelli per caso, come titolava un docu-reality in onda su MTV qualche anno fa: uno stuolo di persone scientemente fatte nascere orfane e che potrebbe avere fratelli e sorelle disseminate nel mondo, senza saperlo.

La neolingua vuole che si parli di “donazione” dello sperma o degli ovuli, per andare a offuscare quello che in realtà altro non è che un mercato molto redditizio (e diffuso, anche in ospedale) e che di certo non si regge sull’altruismo (anche perché, concesso che si dia un figlio a un adulto che lo desidera, come può essere un atto di attenzione quello di privare una persona delle sue radici?). E su Facebook c’è anche chi si vanta di essere “padre” di 800 figli.

Questo mercato di gameti, che apparentemente genera vita, in realtà è generatore di morte, e non solo nel senso strettamente fisico di tutti gli embrioni che vengono “sacrificati” con la fecondazione artificiale. Si generano orfani. Si genera una società di persone uguali. Si genera sterilità. Si va verso l’autodistruzione. 

Teresa Moro


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