19/06/2017

Gay Pride libero, preghiera vietata

Anche a Varese, in occasione del gay pride, alcuni fedeli si sono riuniti per pregare, come a Reggio Emilia.

Più che a Reggio Emilia, hanno – però – incontrato molti limiti alla loro libertà di professione della religione, nonostante essa sia garantita dagli artt. 8, 19 e 20 della Costituzione.

Finiremo come in Svizzera?

Ci ha inviato le sue riflessioni in proposito la Segretaria dell’Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita.

C’è un paese in cui si rende necessaria la presenza di quattro agenti della Digos per garantire l’incolumità di un singolo cristiano che pregae il rosario sul sagrato del duomo cittadino.

Non è, o meglio non è ancora, uno stato a maggioranza islamica; è uno stato asservito alla lobby lgbt.

E’ quello che succede in Italia, per la precisione a Varese, durante il gay pride, che si e’ svolto sabato 17/6/17.

Durante il mese di giugno, tradizionalmente dedicato alla devozione del Sacro Cuore, il nostro povero stivale è percorso dalle brigate arcobaleno, generosamente foraggiate da istituzioni pubbliche, amministrazioni locali e imprese private in cerca di facile consenso.

Niente può e deve contrapporsi alla patetica sfilata di un’umanità che, oppressa da chili di trucco, parrucco, piume e pailletes nasconde il proprio volto tragico e degradato.

omosessualismo_Parada Gay São Paulo 2014 - 01Un cattolico autentico, definito con disprezzo ultra-cattolico dal solito quotidiano radical chic (Repubblica), non può assistere a questo scempio senza provare compassione per il proprio prossimo e avvertire l’urgenza di una riparazione a Dio, pubblica, come pubblica è stata l’offesa.

Alcuni fedeli hanno quindi deciso di organizzare, in concomitanza ai gay pride locali, preghiere di riparazione.

A questo piccolo gregge viene spesso a mancare l’appoggio del clero locale che, intimidito dalla potenza mediatica della lobby omosessualista e timoroso di apparire politicamente scorretto, preferisce dispiacere a Dio che agli uomini, dissociandosi da tali iniziative, se non addirittura osteggiandole.

A Varese, quindi, a tre giorni dal gay pride locale viene negato ai fedeli l’utilizzo del sagrato del duomo per la recita del rosario (evidentemente si tratta di un’attività fortemente eversiva), preferendo esiliare il fastidioso gregge sul Sacro Monte e provocando sconcerto e inevitabili problemi a livello organizzativo.

Viene impedita anche ad una sola persona la possibilità di sostare in preghiera sul sagrato del Duomo per poter avvisare quei fedeli a cui non fosse giunta notizia del dirottamento in altro luogo.

Sono segnali molto gravi di una dittatura montante, che dovrebbe preoccupare non solo i cattolici, ma ogni italiano che abbia ancora a cuore quelle fondamentali libertà, su cui si è edificata la superiorità culturale dell’Occidente.

La preghiera di riparazione, guidata da un bravo sacerdote nonostante tutto è stata vissuta con profonda partecipazione, raccoglimento e spirito di fraternità.
Hanno partecipato circa 50 persone, senza, com’era prevedibile, alcun giornalista, né disturbatore a turbare la sacralità del luogo.
E, poiché Nostro Signore si compiace di scrivere dritto sulle nostre righe storte, uno dei partecipanti ha acutamente osservato che il luogo, scelto per isolare il gregge, si è rivelato essere invece il più adatto per la preghiera, perché più vicino a Dio.

Wanda Massa


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