01/09/2015

Gender – Le bugie che alcuni non vogliono smascherare

A proposito delle bugie dell’ideologia gender, Bendetta Frigerio ha pubblicato su Tempi quello che sarebbe stato il suo intervento al Meeting di CL.

Come sappiamo, la conferenza che lei doveva tenere con Padre Giorgio Carbone e Raffaella Frullone, presso lo stand dei Domenicani, è stata cancellata in extremis dagli organizzatori del Meeting, “per evitare sovrapposizioni”.

“La prima bugia dell’ideologia gender è la sua negazione come tale. C’è chi dice che non esiste. Ma la storia documenta altro”.

E su come le radici dell’ideologia risalgano lontano, per lo meno agli anni Sessanta, abbiamo già detto anche noi, in più occasioni (come qui): il marxismo, come lotta di classe si è trasformato in marxismo culturale e alla lotta tra borghesi e operai è subentrata la lotta femminista e la “liberazione sessuale”. La Frigerio ricorda poi, brevemente il ruolo fondante del pensiero e del lavoro di John Money e la tragica vicenda dei fratelli Reimer.

“Poi, negli anni Ottanta vengono istituiti [nelle università americane e europee] oltre 800 dipartimenti di Women’s Studies” continua la Frigerio. E ricorda che “Simon LeVay, noto ricercatore e attivista gay, confessa: «L’attivismo gay era chiaramente la forza che ha spinto l’Apa (American psycological association) a declassificare l’omosessualità dai disturbi di mente». Inoltre due ex presidenti dell’Apa, Wright e Cunnings, in un libro Destructive Trends in Mental Health scrivono che «una tempesta politica era stata creata dagli attivisti gay all’interno dell’associazione e quegli psichiatri fortemente contrari alla normalizzazione dell’omosessualità sono stati demonizzati e persino minacciati di morte». Dopo di che fu presa una decisione per alzata di mano e l’omosessualità fu così depatologizzata.

Nel frattempo, diventava patologico ciò che è sempre stato normale: la persona che ritiene contro natura la pratica omosessuale viene definita omofoba, ossia con una paura patologica (fobia) dell’omosessuale. Come vedete, è già la seconda parola inventata. Anche il genere che oggi usiamo tranquillamente per descriverBludentale il sesso di una persona, fino a poco tempo fa era solo un termine grammaticale. Cambiando il linguaggio si riesce a travisare la realtà”.

La Frigerio poi ricorda che l’autrice americana Dale O’Leary ha raccontato ciò di cui fu testimone oculare quando andò alla conferenza Onu del Cairo (1994) e di Pechino (1995). “Le femministe posero il problema di rimodellare «i confini tra il naturale – e la sua relativa inflessibilità – e il sociale e la sua relativa modificabilità» e di rivisitare «i diritti dell’uomo secondo la prospettiva di genere». [...] Il genere fu riferito «alle relazioni tra uomo e donna basati su ruoli definiti socialmente che si assegnano all’uno e all’altro sesso». Tutto ciò fu accolto grazie agli escamotage delle femministe che, ad esempio, la misero ai voti proprio quando la delegazione delle donne africane, ad essa contrarie, erano ormai partite, ottenendo la maggioranza”.

Negli anni Novanta esce il libro “After the ball”, di Kirk, neuropsichiatra, e Madsen, esperto di tattiche di persuasione, entrambi noti attivisti Lgbt. La Frigerio riferisce che “il loro libro serve a denunciare gli errori della battaglia gay, fondata sullo scontro, e a cambiare strategia. Fra le raccomandazioni c’è la desensibilizzazione degli eterosessuali (altro termine inventato e da non utilizzare, poiché esistono solo gli uomini e le donne, mentre l’omosessualità è un’emozione mutevole), che avviene inondando la società di immagini e messaggi omosessuali. Bisogna poi smetterla di differenziarsi e confondersi con le persone comuni in modo da abituarle «ingannandoli a credere che tu e loro parlate lo stesso linguaggio». Bisogna poi dipingersi come vittime e smettere di aggredire, usando come arma la diffusione dell’Hiv se serve. C’è poi la tattica del grippaggio dove «mostrando le terribili sofferenze degli omosessuali» si giochi sul «senso di colpa» dei cristiani, che devono «apparire i cristiani bigotti»”.

“Per chi ancora crede alla dietrologia di chi parla di lobby gay miliardarie – prosegue la giornalista – vorrei fare l’esempio della Glen (associazione gay irlandese). Breda o’Brian, dell’Irish Time, durante la campagna referendaria sull’introduzione del matrimonio fra persone dello stesso sesso in Irlanda ha documentato che l’associazione americana Atlantic Philanthropies, tra il 2001 e il 2010 ha versato alla Glen oltre 7 milioni di dollari trasformando quella che era un’associazione con un dipendente che si occupava di lotta all’Aids in una vera e propria macchina da guerra. Si legge su un documento della stessa Glen che «le donazioni pluriennali» le hanno permesso di «trasformarsi in una macchina da lobbying operante a tempo pieno» che «lavora nella macchina di governo utilizzando un modello pragmatico che consolida il supporto, conquista i dubbiosi e pacifica coloro che si oppongono».

Esattamente quello che è accaduto in Irlanda dove, come descrive John Waters, persino l’intervento della Chiesa è stato soft se non controproducente, dato che ci sono stati vescovi che hanno parlato della famiglia come luogo non unico ma “migliore” dove crescere i figli. Anche per questa assenza, la maggioranza di chi ha votato contro il matrimonio fra persone dello stesso sesso non ha avuto la forza di farlo pubblicamente”.

Più in generale, a livello europeo, Benedetta Frigerio ricapitola un po’ lo stato della situazione. “Nel 2010 il Consiglio d’Europa ha votato una raccomandazione, non vincolante, ma comunque adottata dall’allora ministro Elsa Fornero nel 2013, «sulle misure volte a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere», dove si legge che «le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (Lgbt) […] sono vittime di omofobia, transfobia» e che vanno tutelate negli ambiti legislativi come il lavoro, l’educazione, la salute, la libertà di espressione. Si chiedono quote particolari per le persone Lgbt, che lavorano per educare i bambini a vivere la propria sessualità senza schemi e si raccomanda di vigilare affinché siano puniti espressioni o idee omofobe. Tutto ciò è contenuto nel testo della Fornero: ‘Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere’, finanziata dal governo Letta con 10 milioni di euro. Il Dipartimento delle Pari Opportunità e l’Unar la implementano con ‘Tante diversità uguali diritti’, volta combattere l’omofobia tramite la consultazione delle associazioni Lgbt per agire nelle scuole con corsi per dirigenti, docenti e l’empowerment delle persone Lgbt nelle scuole sia tra gli insegnanti sia tra gli alunni. Si è proseguito con le linee guida per i giornalisti che censurano parole come ‘famiglia’ o ‘utero in affitto’, per passare ai libretti ‘Educare alla diversità’, i cui testi, denunciati per primo da Tempi e dalle Sentinelle in Piedi, sono stati ritirati, ma che somigliano a quelli di indottrinamento comunista, in cui i bambini vengono messi contro ‘i genitori omofobi’. Ricordo poi – prosegue la giornalista – il ddl Scalfarotto del luglio 2013, che suscitò la mobilitazione delle Sentinelle in Piedi e che mirava a introdurre il reato di opinione per omofobia. I fatti di cronaca dove già si vede in atto la “caccia all’omofobo”, l’odio verso chi difende la fede cristiana e la natura umana, sempre raccontanti da Tempi, sono infiniti”.

E a coloro che non credono ancora all’esistenza dell’ideologia gender, la Frigerio menziona “il pensiero di quella che viene considerata come l’ideologa vivente principale del movimento femminista, la professoressa americana Judith Butler che parla del genere come «di una costruzione culturale, esso non è il risultato causale del sesso, né è fisso come il sesso» ma «la maschilità potrà essere riferita sia a un corpo maschile sia a uno femminile e la femminilità sia a un corpo maschile sia a uno femminile». Ora siamo alle Unioni Civili dove grazie al grippaggio e ad altri fattori persino all’interno della Chiesa si teme di parlare di unioni contro natura e di spiegare perché per il cristiano sono un peccato morale grave che, normato, diffonde infelicità in tutta la società”.

Redazione

 

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

 

 Firma anche tu!

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.