16/11/2015

Gender – Una teoria, un problema

Torniamo oggi a parlare del gender. Non per essere ripetitivi, ma per riprendere e chiarire meglio alcuni aspetti di questa “teoria”. Nel fare questo riprenderemo l’ottima e completa sintesi proposta da Renato F. Rallo su “L’intellettuale dissidente”.

Partiamo dal primo aspetto. Perché il gender è una teoria?Perché in italiano la parola ‘teoria’ è quella che meglio rappresenta un insieme di strumenti concettuali che cercano di interpretare un fenomeno“.

Eppure vediamo come in molti sostengano che non vi sia invece una “teoria”, ma che esistano solamente degli “studi di genere”. Questa (errata) visione si basa ancora su due fatti: il primo è che il termine “teoria” richiamerebbe un’impostazione totalitaria. “Esiste poi – scrive Rallo – una ragione più sostanziale. Alcune formulazioni/deviazioni della TG (teoria gender, ndr) si rifiutano di adottare una schematizzazione rigida. Ad esempio la teoria queer, nella sua critica radicale alle identità sessuali, si trincera dietro una totale liquidità dei concetti che essa stessa utilizza, cercando di rifuggire ogni inchiesta logico-formale. Ed effettivamente lo stesso vale, seppur in misura minore, per la TG tout court: impegnata in una costante riformulazione di sé stessa, sembrerebbe non offrire nessun punto di riferimento per un’analisi critica“.

La teoria gender, ormai è noto, opera una divisione tra il sesso biologico (XX per le donne e XY per gli uomini) e il genere cui la persona si sente o decide di appartenere (maschile, femminile, neutro... e molto altro), conferendo all’influsso socio-culturale una prevalenza pressoché assoluta e andando così a negare il dato innato presente in ogni persona.

La TG – leggiamo ancora – divide la sfera sessuale in quattro punti notevoli, indipendenti tra loro e i cui valori non presentano salti discreti bensì sfumature continue. Questi punti sono: sesso biologico, orientamento sessuale, identità di genere, espressione“.

gender_pari-opportunita_scuolaLe novità che la teoria gender introduce sono quindi sintetizzate da Rallo in tre aspetti principali: l’indipendenza dei quattro punti nevralgici tra di loro; la matrice socio-culturale dei generi, e quindi innanzitutto l’accidentalità del modo in cui si danno qui ed ora, ed in secondo luogo la loro mutabilità; la continuità e provvisorietà dei valori assunti nelle varie scale (uomo, donna, eterosessuale, omosessuale...).

A livello teorico, l’affermarsi della teoria gender ha quale conseguenza “l’arbitraria predilezione del caos a svantaggio dell’ordine“.

A livello politico, invece, essa provoca “l’annullamento della dualità su cui è attualmente fondata la nostra società. La differenza sostanziale ed irriducibile di due persone, un uomo ed una donna, che si uniscono e si completano per formare una famiglia attraverso la procreazione, cade nella teoria di fronte alla continuità delle sfumature sessuali, e viene superata nella pratica dalla procreazione tecnologica (fecondazione eterologa, utero in affitto, etc.) o dall’adozione. Tolto il criterio della differenza, da cui segue quello della dualità, ogni formazione può aspirare a diventare una famiglia, senza discriminanti di genere o numero“.

Il gender non è quindi un’invenzione, è una teoria (e anche molto diffusa). E in quanto tale ha insite in sé delle conseguenze. La distruzione della famiglia cui oggi stiamo assistendo è solo il primo passo di una distruzione ancora più grave: quella dell’individuo.

Se non ci si oppone a questa deriva sempre più pervasiva, saranno sempre di più le persone che non sapranno chi sono, nel contempo vittime e carnefici di se stesse.

Redazione

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