02/07/2018

Giovani e gioco d’azzardo: è allarme

La settimana scorda si è svolta a Roma una conferenza stampa promossa dalla Caritas di Roma e dall’Ospedale del “Bambino Gesù” per presentare i risultati della ricerca «Adolescenti e azzardo: cresceranno dipendenti?», condotta dalla Caritas su 1.600 giovani romani, tra i 13 e i 17 anni, in merito al gioco d’azzardo. Nel frattempo apprendiamo anche che, nell’ambito del decreto dignità, Di Maio vorrebbe far approvare al Cdm un decreto che vieterebbe la pubblicità sul gioco d’azzardo: seguiremo l’evolversi della questione.

Tornando all’indagine sui giovani della Capitale, i dati sono riportati  da Vita.it: «Nella città di Roma, due ragazzi su tre (66,3%) di età compresa dai 13 ai 17 anni, gioca d’azzardo almeno una volta all’anno; il 36,3% ha dichiarato di essere giocatore abituale, almeno una volta al mese attraverso scommesse sportive, gratta e vinci, slot machine, concorsi a premio».

Eppure, stando alla legge, ai giovani minorenni dovrebbe essere vietato il gioco d’azzardo. Tuttavia ormai si è diffusa a livello culturale l’idea che si tratti di un innocuo passatempo, di un modo come un altro per tentare la sorte. Inoltre, i messaggi che vengono trasmessi anche a livello pubblicitario sono contraddittori: incentivano al gioco, salvo poi ricordare che questo può causare dipendenza. Discorso simile a quello sul fumo di sigaretta, sul quale in troppi ci guadagnano, ma che poi si riveste di messaggi allarmistici rispetto ai danni per la salute.

Non per niente, i dati del Cnr rivelano che in Italia circa 17 milioni di persone tra i 15 e i 64 giocano d’azzardo almeno una volta all’anno: solo quattro anni fa il loro numero era di 10 milioni, ossia quasi la metà.

In tutto questo i giovani rischiano di essere la fascia della società che più paga il diffondersi di piaghe sociali celate dietro vesti affascinanti, anche in relazione alla loro (normalissima, per via dello sviluppo del cervello) scarsa capacità di prospettarsi le conseguenze dei propri atteggiamenti e per la difficoltà a resistere alle pressioni del gruppo di coetanei.

Tornando quindi ai dati emersi nelle ricerca, non stupisce che «il 94,8% dei ragazzi intervistati conosce il gratta e vinci, quasi il 90% il Lotto e il Superenalotto, l’89% conosce le Lotterie, l’87,5% le Scommesse sportive, l’86,8% le slot machine, l’84,l% il Bingo e così via». E tutto questo avviene in gran parte grazie alle pubblicità poco consone cui si faceva cenno sopra: l’80,6% dei giovani ha saputo dell’esistenza del gioco d’azzardo dalla televisione e il 67,3% tramite pubblicità online. In tal senso, pur mantenendo ogni riserva prima di leggere il testo definitivo, il decreto sostenuto da Di Maio cui facevamo cenno in apertura potrebbe rivelarsi una buona mossa.

Insomma, il gioco d’azzardo interessa sempre di più anche i giovani. Cosa si può fare di fronte a questo nuovo fenomeno? Una corretta e capillare prevenzione rispetto al rischio di incorrere in una dipendenza e all’uso responsabile del denaro, certamente; ma forse sarebbe ancora più opportuno e meno ipocrita andare alla radice di tutto: a cosa (meglio: a chi) serve il gioco d’azzardo? Perché pubblicizzarlo e diffonderlo? Rispondendo onestamente a queste domande, si potrà dare veramente inizio a una svolta: per il bene della società, dei nostri giovani, anziché per il bene delle tasche dei soliti noti...

Redazione

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