28/05/2018

Giovani, scuola, abbigliamento e... regole

In questo ultimo periodo, complice – forse – l’arrivo del caldo, si sono rincorse le discussioni in merito all’abbigliamento che i giovani dovrebbero tenere in classe: in diversi istituti, infatti, i presidi si sono visti costretti a diramare circolari per fornire un “dress code”, onde evitare di vedere arrivare a scuola studentesse e studenti praticamente in costume da bagno.

Il fatto che siano stati posti dei limiti non è naturalmente stato accolto con favore dai giovani, che subito hanno protestato dicendo che nelle classi fa caldo, che l’abbigliamento non è un aspetto che riguarda la scuola, che ognuno ha il diritto di vestirsi come vuole (ah, il mito dell’autodeterminazione! Non tramonta mai), e via di questo passo.

La questione in sé ci interessa forse poco, se non nel senso di dire che è giusto indicare delle norme di comportamento anche sotto l’aspetto dell’abbigliamento: come ci sono negli uffici e nei luoghi pubblici (si pensi al Senato o alla Camera, dove gli uomini sono accolti solo se in giacca e cravatta), è giusto che ci siano anche a scuola. Per dare mostra del proprio corpo, posto che sia necessario farlo, ci sono altri luoghi e momenti e di caldo non è mai morto nessuno.

I dati interessanti che si possono tuttavia estrapolare da questa vicenda sono due: la questione di porre delle regole e l’aspetto della dignità personale.

Per quanto riguarda il primo punto, in una cultura post sessantottina dove la norma è rigettata e in relazione a giovani che stanno attraversando la fase per antonomasia considerata “della ribellione”, è chiaro che il fatto di porre delle regole non venga accettato. Eppure è proprio questa la via corretta da percorrere: la nostra società ha un forte bisogno di recuperare il codice paterno, di essere guidata dentro delle norme che, dando dei limiti, portano verso il bene.

Rispetto alla seconda questione, invece, sarebbe importante rimarcare ai giovani che anche dall’abbigliamento passa la loro dignità personale. Perché una ragazzina deve mostrare il proprio corpo per strada, salvo poi lamentarsi degli epiteti che la rincorrono? Perché un ragazzo si sente in dovere di mettere in mostra i propri muscoli per essere accettato dal gruppo e confermare la propria autostima? Da adulti, da persone con il ruolo di guida, un compito fondamentale della modernità è anche quello di educare i giovani a spostare l’attenzione da quello che si vede, a quello che si è: ognuno vale in quanto tale, non per i suoi attributi fisici.

Teresa Moro

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