29/03/2018

I bambini Down non devono nascere, per il Washington Post

Viviamo in un mondo in cui le persone con la sindrome di Down non sono accettate. Anzi, si fa a gara a chi le sopprime prima. Ci si incaponisce pure chi siede al comitato dei diritti umani dell’Onu!

Questa non accettazione c’era prima che la malattia venisse scoperta da Jerome Lejeune ed è rimasta tale anche oggi, nella nostra società che pare non aver imparato nulla dalla storia di dominio e sopraffazione sulle persone che ci portiamo sulle spalle.

Un ultimo esempio di questa “intolleranza eugenetica” arriva dalle colonne del Washington Post, dove ad essere attaccati sono addirittura i bambini con sindrome di Down.

Rilanciamo in forma integrale il commento fatto, a questo proposito, da Brian Brown, Presidente della IOF (International Organization for the Family), della quale ProVita Onlus è partner.

I bambini con Sindrome di Down attaccati dal Washington Post

L’altro giorno un importante scrittore del Washington Post ha deciso di usare la sua piattaforma per spiegare perché i bambini con sindrome di Down dovrebbero essere abortiti. Il redattore editoriale di Redazione Ruth Marcus ha scritto che i test genetici hanno rivelato che una delle sue due gravidanze era positiva per la sindrome di Down, avrebbe abortito i bambini. «Non è questo il momento – almeno inerente al punto – di testare in primo luogo?», chiese.

Il mio amico David Lejeune, presidente della Jerome Lejeune Foundation USA, ha risposto con forza alla signora Marcus in una lettera aperta che è stata raccolta da Breitbart, LifeSiteNews e altre testatei. «No», spiega il signor Lejeune, «non è questo il punto dei test prenatali: lo scopo dei test prenatali è di ottenere informazioni e conoscenze, in modo da poter sviluppare la saggezza nell’imparare a prendersi cura del bambino che si unirà alla vostra famiglia».

Il Washington Post è di proprietà del miliardario Jeff Bezos, fondatore di Amazon. Sfortunatamente, Bezos è tanto liberale quanto ricco. Il suo lavoro avanza regolarmente un’agenda estrema, ma avere uno dei suoi alti funzionari che difende chi abortisce i bambini  con la sindrome di Down stabilisce un nuovo minimo editoriale. Il signor Lejeune gli risponde per le rime evidenziando cinque criticità del loro ragionamento. Si può leggere l’intera lettera aperta qui.
Uno dei punti più importanti che Lejeune affronta, è quello di spiegare che i punti di vista della signora Marcus hanno la loro genesi nella storia oscura dell’eugenetica, una politica progettata per eliminare le persone con caratteristiche considerate “indesiderabili”. La signora Marcus va ben oltre un punto di vista generale “pro-choice”, secondo cui le donne dovrebbero avere il diritto all’aborto, incoraggiando l’eliminazione di particolari individui basata su una caratteristica di quell’individuo.

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Brian Brown


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