28/03/2014

Il Papa e Obama: cosa hanno in comune?

Papa Francesco e il presidente Obama si sono incontrati a Roma ieri, ma – come osserva acutamente Padre Frank Pavone, fondatore di Priests for Life, su http://www.priestsforlife.org/library/4931-the-pope-the-president-and-the-right-to-life – i commenti che sono stati fatti dai media e da osservatori autorevoli, dentro e fuori la Chiesa, sono tutti tesi a non porre in evidenza la profonda contraddizione e il basilare dissenso che c’è tra il Papa e Obama: per esempio Miguel Diaz, teologo cattolico, ex ambasciatore USA in Vaticano, ha detto che Obama e Francesco sono potenzialmente all’unisono circa i temi della giustizia sociale. Rileva giustamente Padre Pavone che non è affatto vero. Nella Gaudium Evangelii  (n. 213) (*) e in mille altre circostanze il Papa ha ovviamente sottolineato la imprescindibilità del diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale. Non può esserci giustizia sociale, anzi, non c’è giustizia affatto, se non c’è la tutela in primis di quelli che sono i più piccoli e i più deboli in qualsiasi contesto sociale.
Su questo il contrasto  tra la posizione dichiaratamente filo abortista di Obama e la posizione pro vita del Papa è radicalmente insanabile.
Giovanni Paolo II nella esortazione apostolica Christifideles Laici (n.38) aveva detto che “il riconoscimento effettivo della dignità personale di ogni essere umano esige il rispetto, la difesa e la promozione dei diritti della persona umana. Si tratta di diritti naturali, universali e inviolabili (…) perché tali diritti provengono da Dio stesso.
Ora l’inviolabilità della persona, riflesso dell’assoluta inviolabilità di Dio stesso, trova la sua prima e fondamentale espressione nell’inviolabilità della vita umana. E’ del tutto falso e illusorio il comune discorso, che peraltro giustamente viene fatto, sui diritti umani –  come ad esempio sul diritto alla salute, alla casa, al lavoro, alla famiglia e alla cultura – se non si difende con la massima risolutezza il diritto alla vita, quale diritto primo e fondamentale, condizione per tutti gli altri diritti della persona.
La Chiesa non si è mai data per vinta di fronte a tutte le violazioni che il diritto alla vita, proprio di ogni essere umano, ha ricevuto e continua a ricevere sia dai singoli sia dalle stesse autorità. Titolare di tale diritto è l’essere umano in ogni fase del suo sviluppo, dal concepimento sino alla morte naturale; e in ogni sua condizione, sia essa di salute o di malattia, di perfezione o di handicap, di ricchezza o di miseria.”
Senza il rispetto del diritto alla vita, qualsiasi discussione sui diritti umani è priva di validità e di solido fondamento.
Questo è il commento all’incontro tra il Papa e Obama che vorremmo leggere su tutti i giornali. Almeno su quelli cattolici.

Francesca Romana Poleggi

*Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo. Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore. Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo. È un fine in sé stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà. Se cade questa convinzione, non rimangono solide e permanenti fondamenta per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti alle convenienze contingenti dei potenti di turno. La sola ragione è sufficiente per riconoscere il valore inviolabile di ogni vita umana, ma se la guardiamo anche a partire dalla fede, «ogni violazione della dignità personale dell’essere umano grida vendetta al cospetto di Dio e si configura come offesa al Creatore dell’uomo».

Festini

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