11/01/2013

«Incontro riflessivo, ragionato e pacato sull’aborto post-natale»

Sono stato incuriosito da un invito a un Convegno di Studio, che si terrà a Torino venerdì 11 gennaio 2013. Mi ha colpito non tanto l’argomento, ma la modalità dell’invito. Cercando in rete l’avviso, ho scoperto che la parola che mi aveva incuriosito era stata omessa: segno forse della coscienza della grottesca situazione che si sarebbe creata. Così sul web: «Incontro riflessivo e ragionato sull’aborto post-nascita», così sul volantino di invito: «Incontro riflessivo, ragionato e pacato sull’aborto post-natale».
Parliamo di qualcosa che si può definire «omicidio» (stando alla definizione di Wikipedia: «L’omicidio consiste nella soppressione di una vita umana ad opera di un altro essere umano. Può essere volontario o colposo a seconda che sia o meno compiuto con intenzionalità dal soggetto che lo pone in essere. Sinonimo di omicidio è assassinio, termine che, però, in certe legislazioni indica una separata fattispecie, nella quale sono fatti rientrare i casi più gravi di omicidio […] L’omicidio è sempre stato ritenuto fatto riprovevole di elevata gravità.)

E allora cerchiamo di non nasconderci dietro alle parole.

Così il Convegno viene presentato sul sito della Consulta di Bioetica laica: «Non capita spesso che filosofi assurgano agli onori della cronaca per articoli pubblicati su riviste scientifiche, ma questo è capitato nel febbraio-marzo 2012 a Giubilini e Minerva per il loro articolo apparso sul Journal of Medical Ethics. A circa un anno di distanza dall’uscita del contributo scientifico e delle successive polemiche, si ritiene opportuno tornare a riflettere in modo pacato e ragionato sulla proposta avanzata in tale autorevole sede per valutarne la portata teorica e al contempo esaminare alcuni dei vari aspetti aperti dalla pubblicazione.
Come istituto deputato alla ricerca intellettuale sviluppata attraverso la libera discussione delle idee l’università non può sottrarsi al compito di sottoporre a vaglio critico anche tesi che hanno suscitato clamore mediatico. Il Convegno intende offrire l’occasione di un confronto in cui studiosi sostenitori di prospettive valoriali diverse discutono il tema in modo da consentire una più adeguata comprensione dei problemi sollevati dalla tesi, dei suoi eventuali limiti o pregi, oltre che del suo rilievo sul piano sociale e civile.»
Ho letto con attenzione il libro di Hannah Arendt, La banalità del male; non vorrei che si ripetesse la situazione da lei descritta. Eichmann si considerava un signore e affermava di non avere voluto mai fare il male degli ebrei. La storia ci ha fatto capire altro!

di Don Gabriele Mangiarotti

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