08/02/2017

La vita e la Nuova Carta degli Operatori Sanitari

Il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale, deve essere difeso strenuamente e senza eccezioni da chi si professa cattolico e da chiunque faccia un minimo uso della ragionevolezza umana.

Per questo eutanasia, aborto e fecondazione artificiale, tanto per fare alcuni esempi, non possono in alcun caso trovare l’approvazione della Chiesa Cattolica.

È quanto emerso dalla conferenza stampa di presentazione della Nuova Carta degli Operatori Sanitari, presentata in Vaticano lo scorso 6 febbraio e rivolta a tutti coloro che lavorano in campo biomedico: personale medico, infermieristico e ausiliario, biologi, farmacisti, operatori sanitari del territorio, amministratori, legislatori in materia sanitaria, operatori nel settore pubblico e privato.

Poiché alcuni mezzi di informazione hanno parlato di una svolta della Chiesa soprattutto in tema di fine vita, occorre fare alcune precisazioni.

In mancanza del testo della Carta, di cui al momento non disponiamo, facciamo riferimento all’intervento pronunciato nella Sala Stampa vaticana dal prof. Antonio Gioacchino Spagnolo, Professore ordinario di Bioetica e Direttore dell’Institute of Bioethics and Medical Humanities presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

In estrema sintesi, per quel che riguarda la generazione della vita, la Nuova Carta ribadisce la totale inaccettabilità, dal punto di vista morale, delle tecniche che prevedono la fusione tra gameti umani e animali, la gestazione di embrioni umani in uteri animali o artificiali, la riproduzione asessuale di esseri umani mediante fissione gemellare, clonazione, partenogenesi o altre tecniche consimili: si tratta ovviamente di aberrazioni che violano la dignità umana. Inoltre nel testo «viene stigmatizzata la diagnosi pre-impianto come espressione di una mentalità eugenetica che legittima l’aborto selettivo per impedire la nascita di bambini affetti da varie malattie».

Poi, come ha detto il prof. Spagnolo, «è confermata la posizione di sempre riguardo all’aborto» che – non ci stancheremo mai di ricordarlo – è un omicidio, del quale la donna porterà le conseguenze per tutta la vita.

Fin qui tutto nella norma. Polemiche e perplessità infatti sono sorte rispetto al tema del fine vita. A detta di qualcuno il Vaticano avrebbe aperto all’eutanasia. Ma è davvero così?

In realtà, il documento conferma «la eticità della sedazione palliativa profonda nelle fasi prossime al momento della morte, attuata secondo corretti protocolli etici e sottoposta ad un continuo monitoraggio», e prende le distanze sia dall’eutanasia sia dall’accanimento terapeutico.

Il prof. Spagnolo non ha mancato di fare riferimento all’attuale dibattito in cui è impegnato il Parlamento italiano sulle cosiddette Dichiarazioni Anticipate di Trattamento. Ebbene, «la Carta afferma che deve essere sempre rispettata la ragionevole volontà [per evitare ogni equivoco bisognerebbe però specificare come stabilire questa “ragionevole volontà”... n.d.R.] e gli interessi legittimi del paziente, ma il medico non è comunque un mero esecutore, conservando egli il diritto e il dovere di sottrarsi a volontà discordi dalla propria coscienza [quindi va difeso strenuamente il diritto all’obiezione di coscienza n.d.R.]». coscienza_vita_ e eutanasia

Il dubbio sorge parò nel passaggio successivo. Il prof. Spagnolo ha detto che alimentazione e idratazioni artificiali vanno «considerate tra le cure di base dovute al morente, quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio»: giusto in linea di massima, ma... cosa si intende con “troppo gravose” e “alcun beneficio”? Certamente alimentazione e idratazione non vanno sospese per ragioni economiche e nemmeno se “migliorano” la condizione del paziente. Vanno interrotte solo e soltanto nel caso in cui non raggiungono il loro obiettivo proprio, ovvero alimentare e idratare.

«La loro sospensione non giustificata – ha continuato il cattedratico – può avere il significato di un vero e proprio atto eutanasico, ma è obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente».

Ecco, francamente non riusciamo a capire. Prima di tutto sembra un po’ debole l’affermazione “può avere il significato di ... atto eutanasico”: se la sospensione non è giustificata, come può non essere un atto eutanasico? Inoltre, se ci è permesso, non è chiaro il resto della frase soprattutto sotto l’aspetto sintattico.

A scanso di equivoci – che speriamo possano essere presto chiariti da chi di dovere – ribadiamo ancora una volta che dar da mangiare e da bere non può essere considerato una terapia. 

Redazione

P.S. Riteniamo di dover pubblicare anche qui la precisazione inviataci da Prof. Spagnolo, se a qualcuno fossero per caso sfuggiti i commenti qui sotto all’articolo. La sospensione della nutrizione e dell’idratazione può essere giustificata da ragioni cliniche, quindi. Ma a seguito di attenta valutazione del medico, non certo su richiesta del paziente o dei suoi “fiduciari”

«Nutrizione ed idratazione artificiale sono considerate particolarmente gravose o senza alcun beneficio quando il paziente non assimila più nutrimento, quando le varie vie di somministrazione (sondino naso-gastrico, catetere venoso centrale, PEG, ..) determinano decubiti sulla mucosa dell’esofago, trombizzazione delle vene, infezioni, diarrea, aggravamento delle ulcere da decubito, o quando l’idratazione causa un sovraccarico idrico e quindi un aggravio cardiaco per il paziente. Ci sono alcuni studi che indicano come questi effetti collaterali possono determinare una anticipazione della morte.
Non è bene fare affermazioni generiche e categoriche che valgano per tutti i casi e per tutti i pazienti che fanno nutrizione e idratazione artificiale; occorre valutare ogni singolo caso – perché ogni paziente è unico – in base alla sua situazione clinica che si può capire solo stando accanto a lui, coinvolgendo, dove attivata, la consulenza di etica clinica al letto del paziente».


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