03/03/2018

“La vita può sorridere”: una canzone di speranza

Gianpaolo Chighine ama giocare con le parole e con la musica, componendo pezzi che raccontano i pensieri che attraversano la sua mente. Recentemente ha presentato il brano “La vita può sorridere”, che vuole essere – come lui stesso ci ha scritto – «un inno alla vita».

Ecco una breve intervista a Gianpaolo. 

Gianpaolo, per prima cosa può presentarsi ai nostri Lettori?

Innanzitutto, un caro saluto a tutti i Lettori. Per raccontare un po’ di me, inizierei col dire che mi sento un moderno menestrello. Amo scrivere, raccontare sia con le parole che con la musica un po’ di quei mondi che attraversano la mia fantasia. Ho scritto anche due romanzi di genere thriller: “Tragitto di una ex vita” con Edizioni Associate di Roma e “Ultimo sonno”, Sometti Editore Mantova.

Oggi ho quarantaquattro anni, ma mi sento ancora un ragazzino. Mi piace scherzare e prendermi in giro. Amo la vita. Adoro il nostro stupendo Paese che è l’Italia. Amo le auto veloci.

Quando ha cominciato a fare musica?

Non moltissimo tempo fa, a dire il vero. Mi accostai alla musica una decina di anni fa, interpellato da una rock band locale la quale era in cerca di testi per creare qualche brano inedito. Accettai con entusiasmo la sfida. Di lì a poco, quasi per conseguenza naturale, iniziai a strimpellare la chitarra ed a comporre pezzi interamente da solo.

Recentemente ha presentato il brano “La vita può sorridere”. Come mai ha scritto questa canzone e qual è il suo senso ultimo?

C’è stato un periodo, nella mia vita, in cui tutto sembrava girare storto. Per quanto mi impegnassi, provassi ad inventare soluzioni ai problemi, questi finivano comunque sempre per ingigantirsi, o, comunque, non risolversi. La malinconia dettò il ritmo della canzone, paradossalmente incalzante, poiché vi era dentro me un senso forte di ribellione. Non avevo bene le idee chiare su cosa scrivere, lasciai semplicemente andare la mente. Mi accorsi che quelli che stavo vivendo e che a me parevano guai insormontabili, quali ad esempio la perdita del lavoro o i guai economici seguiti ad essa, in fondo non erano poi questo granché, se paragonati alle battaglie per la sopravvivenza a fronte di malattie gravi di certe persone o alla solitudine ad esempio degli anziani o peggio. Fu lì che mi resi conto quanto, molte volte, soprattutto quando le cose vanno male, non ci si accorga del valore del sorriso di un amico o, salendo di livello, dell’impegno di tante persone che danno tutte loro stesse per alleviare le sofferenze altrui. E come, incredibilmente, lo facciano con gioia. Il senso ultimo del pezzo è, se vogliamo, saper apprezzare ciò che abbiamo, non arrendersi di fronte alle avversità. Ci siamo, è questo quello che conta.

Un inno alla vita, dunque. Ha scritto altri brani simili?

Ho composto molte canzoni, quasi tutte parlano di storie d’amore. C’è un pezzo molto breve, però, che scrissi con il preciso intento di creare uno spot, dal titolo “Tra selfie e realtà” (ascoltala qui), per la realizzazione del quale ebbi il supporto del Comune di Suzzara e del gruppo “Il Villaggio”. Racconta del rapporto genitori/figli ai tempi d’oggi, di come, troppo spesso, si vedano mamme e papà intenti nelle chatt o comunque alle prese con social o altro a scapito dell’amore o dell’attenzione da donare ai propri bambini. Questo aspetto, a me, padre di due bambini, tocca veramente il cuore. Nei miei sogni, spero venga visto da molte persone e che, nel suo piccolo, riesca a mettere in moto qualche riflessione.

Grazie mille per il tempo che ci hai dedicato e buon lavoro!

Redazione


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