06/04/2015

“Larvatus prodeo”: le maschere dell’ideologia gender

Dicono che il gender non esiste; che è un’invenzione di qualche bontempone che vorrebbe far credere che esista un’ideologia creando allarmismo.

Anche al tempo di Hitler non tutti capivano cosa stava succedendo, eppure vagoni stracolmi di persone attraversarono le Alpi e in molti non capivano.

Sono le mosse dell’ideologia che procede mascherata, a viso coperto e solo dopo che i giochi sono fatti mette giù la maschera.

Bludental

Oggi, dopo 70 anni, l’ideologia del gender, che intende separare il sesso dal genere, il dato biologico-concreto dal dato percettivo-astratto, avanza e permea la cultura e occupando i posti di potere entra nelle scuole, ma con il viso coperto da una maschera, come fa ogni ideologia. L’ideologia gender avanza camuffata dalla maschera dell’uguaglianza dei sessi, della lotta alla discriminazione, della violenza contro le donne, principi e valori condivisibili.

Eppure dietro la maschera c’è dell’altro, ossia un’ideologia che vuole destrutturare l’identità sessuale per un’antropologia fluida in cui il sesso si autodetermina o addirittura non si determina affatto.

Lo scorso anno sono stati pubblicati i famosi libretti dell’UNAR, alcune frasi messe qua e là hanno provocato una forte reazione: parlare della famiglia tradizionale come uno stereotipo da pubblicità o allargare il panorama della famiglia aggiungendo che esistono altre forme di famiglia come quella dei due papà o delle due mamme, ha fatto reagire e i libretti sono stati ritirati.
Qualcuno ha capito che dietro la lotta alle discriminazioni si volevano importare, nel panorama umano, altre tipologie di famiglie, e ha reagito. Anzi a guardar bene la faccenda la vera discriminazione era per la famiglia costituita da un padre e da una madre, che veniva anche sbeffeggiata come uno stereotipo.

Forse con i libretti era più palese l’intento.

E allora si è cambiata la strategia, ci si nasconde dietro altre maschere quali la parità dei due sessi, l’uguaglianza, la violenza contro le donne, valori più condivisibili da parte di tutti.

Infatti a scuola, (meglio cominciare dai virgulti della scuola primaria), vengono proposti progetti educativi, fiabe, racconti che si prefiggono di abbattere gli stereotipi di genere, in nome del principio di uguaglianza; da questo principio è difficile dissentire e, così, dietro l’affermazione che siamo tutti uguali si arriva ad affermare che non esistono differenze sessuali, che la differenza sessuale è un impedimento all’uguaglianza e quindi dobbiamo prescindere dal dato biologico e autodeterminare la propria identità; essere maschio o essere femmina è un genere che si sceglie in base alla propria percezione.

In alcune scuole italiane, sono stati proposti progetti educativi finalizzati alla lotta contro la violenza contro le donne, attraverso cui dalla interscambiabilità dei ruoli si arriva poi alla interscambiabilità dei sessi, facendo intendere che la differenza sessuale è solo un vestito.

Solo uno sguardo attento intuisce che dietro la lotta contro la violenza delle donne c’è qualcosa in più, c’è la decostruzione del maschio, la decostruzione del genere, c’è un’antropologia che concepisce l’uguaglianza tra maschio e femmina come assenza delle differenze, che appiattisce il maschio e la femmina facendoli diventare ciò che scientificamente, biologicamente non sono.

Queste maschere permettono di avanzare indisturbati perché richiamano a principi basilari e pienamente condivisibili, ma poi sdoganano altro.
Nelle direttive del Protocollo di intesa con l’associazione Soroptmist si vorrebbe implementare il progetto di formazione denominato ”educare alle differenze”; il titolo non desta preoccupazione, il problema è che portano avanti un discorso completamente diverso, quello di proporre ai giovani la costruzione dell’identità di genere, ignorando che l’essere maschi o essere femmina è una presa d’atto, che non possiamo negare, e che addirittura non si limita solamente alla costituzione biologica del nostro corpo, ma si estende allo sviluppo psicologico-spirituale. Le differenze sessuali non vanno negate: piuttosto vanno valorizzate e ciò non toglie nulla alla uguaglianza perché si è pari in dignità.

Se i fautori di questa ideologia avanzano secondo la metodologia del “larvatus prodeo” occorre, quindi, uno sforzo ulteriore di vigilanza per guardare al di là delle maschere.

Maria Carmela di Martino

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