07/08/2014

Incontro al degrado... Le macerie della nostra cultura

“Cultura” ha assunto il significato di “tutto ciò che attrae il capriccio di un gruppo”: concerti rock, possibilmente a favore degli affamati del terzo mondo; cultura della droga e altre sottoculture; sette e culti esoterici; eccessi sessuali e aberrazioni; bestemmie sul palco e alla tv; fogge e forme spaventose ed oscene; l’azione del distruggere la famiglia e altre istituzioni; il mostrare stravaganza [bizzarro, queer, no?], gusto dello spregevole, dell’orrido. Questi prodotti pronti al consumo, hanno lo scopo di fornire una gratificazione immediata ad una società ormai disancorata dalla fondazione e dalla tradizione; di conseguenza, quindi, negano l’opera di mediazione e di maturazione favorendo l’incoerenza, l’informe e il ripugnante.”

Così scriveva il filosofo e storico di origini ungheresi Thomas Molnar per descrivere ciò che resta della cultura mondiale.

Se volessimo tratteggiare la cultura millenaria dell’uomo al giorno d’oggi, saremmo costretti a raffigurarla come un ammasso di macerie grigie e polverose; le macerie della biblioteca dello scibile umano implosa su se stessa; rasa al suolo dall’avanzare del panzer del relativismo, dell’ignoranza e dalla distruzione delle tradizioni.

 Apocalittico? Non proprio!

 Attuale, invece! Oggi più che mai il degrado avanza!

Ne abbiamo le prove ogni giorno, dalla musica alla letteratura, dal teatro alla televisione, dalla radio ai giornali.

Spazzati via come foglie dal vento le sonate di Bach, le sinfonie di Beethoven, di Mozart, Puccini, Leocavallo, Verdi, i canti gregoriani, le melodie polifoniche, le laudi, i canti medievali sacri e profani; la musica dominante è quella i cui testi abbattono di volta in volta muri su muri; il rock sempre più ‘hard’, il ‘pop’ sempre più vuoto e spesso blasfemo, il rap sempre più volgare e violento, il Gothic Rock sempre più “suicide-friendly” o peggio.

Letteralmente strappate le tele delle opere pittoriche più famose, offese, derise, sbeffeggiate, oltraggiate, da nuove forme d’arte come la famosa ‘Merda d’artista’ di Piero Manzoni o il Crocifisso di Kendell Geers ricoperto di nastro bianco-rosso simboleggiante la pericolosità dell’iconografia religiosa; tutto protetto dal presunto desiderio di critica e disapprovazione.

Neanche i Bronzi di Riace riescono ad essere immuni tanto da essere truccati ad arte; come se la loro bellezza necessitasse di un ‘ritocchino’, guarda caso, in versione transgender: vergognoso!

La biblioclastia delle opere eterne: da Dante, a Manzoni, da Jacopone da Todi a Ungaretti, sacrificate per far posto nelle scuole ai nuovi tomi della pornografia moderna elevata a somma conoscenza; questo accade nelle stesse scuole e università che dovrebbero essere custodi della cultura e delle tradizioni.

Opere teatrali di indiscussa ammirazione radiate dal palcoscenico ( o – peggio – “rivisitate e storpiate) per far posto a operette di una volgarità disarmante, spesso in versione new-age-punk-rock-gothic-sado-masochista con un tocco di bondage, messe in scena anche nelle sale comunali.

Programmi tv per bambini e ragazzi: dall’ormai famoso cartone transgender Shezow alla messa in onda di reality come “16 anni e incinta” che avrebbe fatto ridurre la percentuale di ragazze in stato interessante “perché la visione del reality ha portato a un aumento delle ricerche su internet e sui social network a proposito di argomenti come l’uso dei contraccettivi e la pianificazione delle nascite”.

Trasmissioni radiofoniche bercianti parole indicibili in un contesto sociale comune, ma che attraverso l’etere raggiungono le orecchie di indifesi ascoltatori passivi che per osmosi ne assorbono la volgarità e la rabbia.

 E che dire dei noti fatti di Perugia, Venezia e Roma: in pieno giorno e davanti a decine di persone, giovani coppie si accoppiano in una ‘copulatio’ animalesca.

Neanche il cannibalismo è più un taboo; sotto l’effetto della ‘Krokodil’, la droga del cannibale e degli zombie che toglie qualsiasi freno inibitore, si destano recondite pulsioni antropofaghe inarrestabili; droghe specifiche, poi, per la pazzia come la ‘Ya Ba’; e la ‘Sisa’, prodotta con l’acido delle batterie e lo shampoo.

E il mondo esulta come vittorioso sopra le macerie della propria cultura, affermando ipocritamente di essersi liberato dalla gabbia che lo tratteneva; la gabbia, dice, che impediva alle idee di esprimersi liberamente, pronto a cibarsi della cultura ‘pret-a-porter’ servita dai mass-media.

Peccato che, ciò che il mondo definisce ‘gabbia’, è in realtà la cultura millenaria dell’umanità costruita mattone su mattone; la più grande biblioteca dello scibile mai vista e mai pensata, rasa al suolo in pochi decenni da un attacco senza precedenti.

Impegnarsi nella lettura di una poesia di Ungaretti o un brano della Divina Commedia, potrebbe porre il lettore nella posizione di essere etichettato come reazionaro, bigotto e nella migliore delle ipotesi tradizionalista!

E’ però ora di risvegliarsi e ritornare a scavare tra le macerie; scavare a fondo fino a ritrovare quelle letture, quei libri, quei documenti che giacciono sotto le rovine.

Per ritornare una “Mattina” a poter recitare la meravigliosa seppur telegrafica frase ungarettiana “Mi illumino d’immenso” e poter uscire da questo Inferno così reale gridando con gioia...

“E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Newlife

Fonte: LifeSiteNews

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