29/11/2014

Le pretese del movimento LGBT sono una falsa battaglia per l’uguaglianza

A proposito dei “diritti” all’uguaglianza LGBT, rilanciamo molto volentieri un articolo apparso su Italians.corriere.it, dove si risponde all’ennesimo “grido di dolore” di un sostenitore dei “diritti” degli omosessuali con argomentazioni complete, logiche, razionali e scientifiche così ben sintetizzate che vale proprio la pena leggerle. La verità è che gli omosessuali NON sono diversi dagli altri per sesso, razza... ecc. Sono persone, uomini o donne, che usano il loro corpo in un certo modo. Questo non ne fa una “razza” da proteggere: per loro devono valere le stesse norme e le stesse regole (civili e penali) che proteggono tutti, uomini o donne: tertium non datur.

Il matrimonio è per un uomo e una donna, in vista dei figli; la maternità è solo per le donne, la paternità è solo per gli uomini: e su questo punto la legge dello Stato deve seguire la legge di natura.

 

Il signor Fiore, nella sua appassionata lettera pubblicata su “Italians” il 13 novembre, cita Rosa Parker cercando di paragonare il Civil Rights Movement con il movimento LGBT (“Stando buoni e zitti, Rosa Parker avrebbe continuato a sedersi in fondo all’autobus”- http://bit.ly/14K6VEm ). Non è il solo, ovviamente. Qui in USA, i liberal amano questo falso parallelo e tacciano chiunque sollevi perplessità sulle loro pretese di stare dalla parte sbagliata della storia. Tuttavia si tratta di un paragone forzato e scientificamente fallace. Il trattamento riservato ai neri si basava su concezioni razziste prive di qualunque fondamento scientifico. La battaglia per i diritti civili dei neri era in tutto e per tutto una battaglia di uguaglianza. Le pretese del movimento LGBT sono invece una falsa battaglia di uguaglianza, in quanto vogliono rendere uguale ciò che uguale non è. In USA si comincia a parlare di differenza fra “equality” e “sameness”. Molti sono a favore della prima ma non della seconda. Che sia stata un’idea di Dio o il risultato dell’evoluzione, uomini e donne sono diversi. Lo dice la biologia e lo dice la psicologia. La scienza non spiega le origini dell’omosessualità, i molteplici tentativi di trovare un’origine genetica hanno fallito. Le teorie gender cominciano ad essere considerate pseudo-scienza e rigettate anche nei paesi più progressisti del nord Europa (si veda ad esempio il documentario The Gender Equality Paradox e la sorte del Nordic Gender Institute). La decisione di classificare l’omosessualità come “orientamento sessuale” anziché come parafilia è stata presa a maggioranza (una delle tante situazioni in cui politica ed ideologia si mischiano alla scienza). Infine, esistono società in cui l’omosessualità non esiste, come le popolazioni Aka e Ngandu dell’Africa centrale studiate dagli antropologi Barry e Bonnie Hewlett. In definitiva, ci sono forti evidenze che l’omosessualità sia il risultato di scelte individuali e sociali. Pertanto le decisioni in merito sono decisioni politiche che non hanno nulla a che vedere con discriminazione e diritti negati.

Andrea Cogliati, [email protected]

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