Una lesbica è stata separata dalla compagna e, dicono, nel giro di poco, è morta.
Questo fatto ha suscitato molto clamore e diversi comunicati stampa, dal tenore indignato e apocalittico: dov’è finita la nostra umanità? Non si ha più compassione per il prossimo? Szenja, questo il nome della protagonista, è stata deliberatamente uccisa, dal momento che il suo cuore non ha retto alla separazione!
C’è però un piccolo particolare: non stiamo parlando di un essere umano, di una persona, bensì di un orso polare. Sì, quelli belli bianchi e coccolosi (almeno quando sono sotto forma di peluche), che vanno sotto il nome tecnico di Ursus maritimus: per obbedire al politically correct e all’attuale clima sentimental-diabetico imperante, esiste ora anche la versione “lesbica” e “morta di crepa cuore”. Non facciamoci mancare nulla, sia mai...
Ma ricapitoliamo l’intera vicenda: Szenja viveva da vent’anni con un’altra orsa, Snowflake. Poi gli uomini – brutti, cattivi, omofobi e convinti che la specie progredisca solo grazie alla differenza sessuale – hanno deciso di mandare suddetta Snowflake al SeaWorld Wild Arctic di San Diego, al fine di dare la vita a nuovi piccoli orsi ed evitare l’estinzione della specie. Di fronte a questa separazione, il cuore di Szenja non ha retto e ha smesso di battere.
Questo evento ha animato quelli della PETA – People for the Ethical Treatment of Animals – e dell’associazionismo LGBT che, appunto, hanno gridato allo scandalo.
Dunque, vediamo di analizzare la cosa: la vittoria spetta agli animalisti razionali (che salvano la specie dall’estinzione), agli animalisti sentimentali (che lamentano la separazione forzata) o agli LGBT (che, se potessero, strumentalizzerebbero anche un sasso)?
Per alcuni questa domanda potrebbe essere fonte di annose elucubrazioni – sull’onda del «Viene prima l’uovo o la gallina?», giusto per intenderci... -, ma in realtà è la soluzione è più semplice di quel che sembra, basta prendere consapevolezza che si sta parlando di un animale. E, tra le altre cose, di un animale che ha una vita media di 25-30 anni: la nostra Szenja era dunque pressoché giunta “a maturazione”, che sia morta di vecchiaia? Mah... dire che era lesbica fa più cool.
Tutta questa storia, nella sua ridicolaggine, ci richiama a mettere ordine: gli animali non sono uomini, non hanno libertà dagli istinti, non hanno la capacità umana di amare. Nascono, crescono, si riproducono (maschi con femmine) e muoiono, chi prima e chi dopo. Gli animali non hanno un’anima da coltivare e salvare, come invece la hanno i piccoli d’uomo cui spesso viene negato il diritto di vivere: se invece di sprecare parole per l’orsa “lesbica” morta di crepacuore (????), si cominciasse a pensare un po’ di più a loro, doni preziosi?
Teresa Moro
Fonte: Il Sussidiario
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