21/08/2018

Libertà “ch’è sì cara”, che fine sta facendo?

Che fine ha fatto il diritto alla vita, lo sappiamo. E il diritto alla libertà?

Facciamo nostre le considerazioni di Antonio Maria Leozappa, su Formiche. net: «Credete al matrimonio eterosessuale? Non potete fare l’avvocato. Siete contro la pillola del giorno dopo? Non potete fare il farmacista. Dubitate della effettiva diffusione della omofobia? Allora, rischiate di non poter più praticare la professione di psicologo». E – aggiungiamo noi – anche per fare il medico e soprattutto il ginecologo bisogna cominciare a  “pensare” in un certo modo...

Non sono né battute, né esagerazioni. Sono dati di fatto che hanno riscontro sempre più di frequente in Italia e all’estero.

«In Canada la Corte suprema federale ha riconosciuto agli Ordini degli avvocati il potere di negare il praticantato ai laureati della Trinity western university in quanto per essere ammessi all’istituto è richiesta l’adesione al codice di condotta, ispirato ai princìpi cristiani, che proclama “la sacralità del matrimonio tra uomo e donna”. Lo scorso 15 giugno i giudici hanno dato ragione alla Conferenza dei presidi delle facoltà di Diritto che, nel 2012, aveva contestato il codice perché il Canada riconosce il matrimonio omosessuale e preteso che gli Ordini non iscrivessero all’albo professionale chi lo ha sottoscritto in quanto sospetto di omofobia».

La repressione della libertà dei  farmacisti è, invece, storia francese e italiana. Giustamente Leozappa ricorda che in Italia «l’assoluzione è stata motivata non perché il fatto non sussista, ma per la particolare tenuità del fatto. Il che acclara la sussistenza del reato, non riconoscendo, la normativa, l’obiezione di coscienza del farmacista». Ma in generale è sotto gli occhi di tutti il battage propagandistico teso a demonizzare l’obiezione di coscienza del personale sanitario in ogni settore che riguarda la tutela della vita umana (l’obiezione di coscienza dei biologi che rifiutano di fare test sulle cavie, no, quella è sacrosanta...).

Sempre italiano è il  procedimento disciplinare dell’Ordine degli psicologi contro il dott. Ricci in Lombardia, in Emilia Romagna e l’atteggiamento minatorio dell’Ordine in Campania nei confronti dell’ospedale dell’Annunziata, rei rispettivamente di omofobia e transfobia. Per non parlare del caso De Mari e della bufera che si è scatenata contro uno studio medico di Savona.

Riflette Loezappa: «Le professioni intellettuali sono attività che coinvolgono le istanze e i bisogni primari delle persone e, dunque, il loro è un settore altamente sensibile per misurare le tendenze della società». 

È per questo che il terreno è delicato e fondamentale per misurare il livello di successo raggiunto dalla dittatura del pensiero unico che va a minare proprio alla radice il diritto alla libertà..

«Libertà di religione e libertà di manifestazione dei convincimenti, morali e civili sono valori e princìpi condivisi da pressoché tutte le forze politiche e, certamente, da ogni democrazia occidentale. In Italia, la prima è garantita dall’articolo 19 della Costituzione, la seconda dall’articolo 21. Eppure, il grado di protezione loro assicurata non sembra avere carattere assoluto. Sembra essere commisurata alla conformità, o meno, al paradigma dell’odierno mainstream».

Il dato che dovrebbe allarmare ogni persona – anche gli abortisti, gli atei e i militanti LGBT – è che ci si permetta di conculcare «il  diritto a credere, ad avere opinioni, a manifestarle e ad avere una vita conforme alle proprie convinzioni, qualunque esse siano». Oggi è in ballo la libetà dei prolife o dei credenti. Ma domani?

Conclude Leozappa: «Per comprendere cosa sta accadendo, basta porsi una domanda: il praticantato sarebbe stato impedito a coloro che professano il matrimonio plurale, tra più persone? Almeno personalmente, non ho dubbi in proposito: no. No, perché si sosterrebbe che il matrimonio plurale è espressione di nuove libertà mentre credere nella sacralità del matrimonio tra uomo e donna le comprime. Epperò, in tutti gli ordinamenti occidentali il matrimonio o l’unione civile è tra due persone e quello plurale è vietato.

Ma, allora, ribadisco: cosa sta accadendo? Sperando che, almeno, sia ancora lecito porsi questa domanda».

Redazione

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