24/08/2016

Matrimonio gay? La scienza dice “No”

Il “matrimonio gay”? Un segno di civiltà, un grande progresso! Finalmente tutte le persone possono avere gli stessi diritti, non ci sono più discriminazioni, gli stretti vincoli della tradizione vengono abbattuti...

Questo è quanto ci viene propinato ogni giorno, su gran parte dei mass media. Ed è una grande bufala, colossale. 

Non solo perché non si tratta di matrimonio, che è solo tra un uomo e una donna, ma anche perché è la stessa scienza – oltre che la legge naturale e il buon senso – a sostenere che il “matrimonio gay” è sbagliato.

Le ricerche, i dati, le statistiche... tutto porta allo stesso risultato: l’unione tra due persone dello stesso sesso «non s’ha da fare», anche perché porta a un innalzamento dei tassi di suicidio.

In proposito è stato recentemente pubblicato un interessante libro dal titolo La scienza dice “no”. L’inganno del “matrimonio” gay (Solfanelli, Chieti 2016, p. 168, € 12). Autore è lo psicoterapeuta di fama internazionale Gerard van den Aardweg, che è specializzato nel trattamento delle persone con tendenze omosessuali. Sì, avete letto bene, il dottore in questione lavora anche con persone che vivono con fatica il loro orientamento sessuale: l’omosessualità non è una condizione perenne, bensì una tendenza disordinata (anche se, per precisa volontà delle lobby, non è più considerata una malattia) rispetto alla quale è possibile compiere – se lo si desidera, senza alcun obbligo – un percorso terapeutico. Sempre a patto che, in Italia, non venga approvato il ddl Lo Giudice, che minerebbe la libertà di esercitare la professione da parte di moltissimi terapeuti, con un notevole danno per tutti.

Nel libro in questione, lo psicoterapeuta confuta le diverse tesi volte a sostenere che l’omosessualità sarebbe semplicemente un “orientamento  sessuale” possibile tra tanti, e dunque perfettamente “normale” e, anzi, “naturale”. Il che è, come dimostra Gerard van den Aardweg prendendo spunto dalla sua decennale esperienza terapeutica, un’affermazione scientificamente errata e, dunque, pretestuosa.

A smentirla è sufficiente un po’ d’ironia, oppure una semplice analisi storica del fenomeno per cui ognuno potrebbe “scegliere” il proprio sesso. Afferma infatti un altro psicoterapeuta, il professor Paul McHugh, citato nel libro in esame: «All’inizio erano solo uomini, sia omosessuali che eterosessuali, che volevano essere operati perché si eccitavano eroticamente all’immagine di se stessi come donne. Poi il fenomeno ha cominciato a coinvolgere le donne. Negli ultimi 15 anni è cresciuto in modo esponenziale, tanto che anche adolescenti maschi e femmine hanno cominciato a presentarsi come appartenenti al sesso opposto, rispetto a quello nel quale sono nati. Per questi adolescenti la motivazione non sarebbe erotica. Sono al contrario spinti da una varietà di conflitti e preoccupazioni giovanili di natura psicosociale. Ha dunque preso piede l’idea bislacca secondo la quale il sesso sarebbe appunto una “scelta”, dipendente dall’individuo, una disposizione un modo di sentire più che un fatto naturale in tal modo, lo si concepisce come una realtà fluttuante, che può cambiare ogni momento per qualsivoglia ragione».

Il gene gay non esiste e l’orientamento sessuale è, per tutti, naturalmente eterosessuale.

Poi, in certi casi è possibile che si sviluppi una tendenza omosessuale, per motivi legati all’origine familiare, piuttosto che all’educazione o all’influsso socio-culturale. Ma questa condizione non è la norma, non è naturale e non è irreversibile. Ce lo dice la scienza, ce lo dice il buon senso e ce lo dicono le tante testimonianze di persone (come Luca di Tolve o anche lo scrittore Giorgio Ponte) con tendenze omosessuali che – dopo un serio lavoro personale – hanno raggiunto una condizione di serenità anche nella sfera dell’orientamento sessuale.

Redazione

Fonte: Corrispondenza Romana

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